Chi fa meno figli è più green?
“Chi fa meno figli è più green”. Lo afferma la Royal Society, il prestigioso istituto scientifico britannico fondato nel 1660: meno culle, meno CO2, meno inquinamento, meno catastrofi economiche e ambientali. L’istituto ‘sposa’ in pieno la teoria dell’ultimo libro di successo di Jonathan Franzen, Freedom, che parla della correlazione tra pianificazione e razionalizzazione della popolazione mondiale in rapporto al futuro del pianeta. Secondo Franzen, il controllo delle nascite sarebbe una delle ricette fondamentali per salvare il mondo, almeno quanto l’energia rinnovabile o le auto ibride.

L’accademia delle scienze inglese vuole soprattutto sottolineare come sia necessario allargare l’uso dei contraccettivi a quei 215 milioni di donne che non li conoscono (dati del rapporto ONU) per il controllo delle gravidanze indesiderate. Ma anche diffondere una corretta informazione sessuale nelle scuole.
In realtà, le considerazioni di Franzen e della Royal Society vanno al di là di una giusta informazione rispetto ai metodi contraccettivi, soprattutto a favore delle donne sottomesse, abbandonate alla prostituzione e sfruttate in tutto il mondo e sono delle affermazioni molto ideologiche che ci sentiamo di condividere.
Tuttavia il pensiero che si respira ‘sotto’ le analisi scientifiche sui rapporti tra nascite e emissioni di CO2 sa un poco di intolleranza. E’ vero che ogni bambino è un potenziale ‘essere inquinante’ ma è anche vero che, adottando uno stile di vita più equo, utilizzando prodotti giusti, consumando di meno e puntando sull’ottica del recupero, anche i bimbi più piccoli possono ridurre al minimo i fattori dannosi per l’ambiente.
La crescita della popolazione mondiale è un problema grave che minaccia la sopravvivenza della terra ed espone milioni di persone alla povertà, alle malattie e alla denutrizione ma altri milioni di abitanti del nostro pianeta vivono nell’abbondanza di cibo e di oggetti, eleggendo a valore fondante uno stile di vita consumistico che sfrutta i più poveri.
La critica della Royal Society dovrebbe andare nella direzione di un maggiore equilibrio tra queste due realtà, aiutando e permettendo l’autosufficienza produttiva ai paesi più arretrati e dipendenti dagli aiuti del cosiddetto “primo mondo” e non nell’affermazione che fare meno figli aggiusterà tutto.
Noi di tuttogreen (tra l’altro abbiamo una sezione apposita in cui parliamo di cura dei bambini in maniera eco-sostenibile e di educazione, per fare dei nostri figli degli adulti più attenti all’ambiente e alle necessità della nostra terra) non siamo d’accordo. Il pensiero green, almeno per noi, è un’altra cosa.
Non è individualismo ma condivisione. Quando un sistema valoriale viene trasmesso e condiviso con le future generazioni, ci sono tutte le premesse per una vera rivoluzione. I bimbi saranno i cittadini di domani e, se si batteranno per la salvezza del pianeta, sarà perché noi li avremo ‘armati’ di volontà, informazione e amore per la natura.
Noi il mondo green lo immaginiamo come una passeggiata sulle rive di un lago, respirando aria buona e rispettando quello che ci circonda. E con un bambino al nostro fianco a cui raccontare tutto questo.
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