Un giardino rotante in cerca del sole…
Abbiamo sentito parlare di auto che si guidano da sole, ma di certo, non di giardini che si muovono da soli in cerca del sole per le piante. E’ quanto ideato dalla Interactive Architettura Lab dell’University College di Londra (UCL), dal nome Hortum machina, B. Dove la B è un riferimento all’architetto americano di fine ‘800 Buckminster Fuller.

Il giardino rotante è racchiuso in una grande sfera geodetica, avvolta intorno ad un nucleo di alluminio robotico che controlla le reazioni delle piante all’ambiente. Ed è in grado di spingere la struttura verso la luce del sole per soddisfare al meglio le esigenze del giardino.
Questo giardino sferico è stato progettato dagli studenti della UCL, William Victor Camilleri e Danilo Sampaio, sotto la supervisione del direttore della Interactive Architecture Lab: Ruairi Glynn.
Hortum machina, B si ispira proprio al libro Operative manual for Spaceship Earth di Buckminster Fuller, diventato un punto di riferimento per le cupole geodetiche.
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Qual è la tecnologia alla base di questo curioso giardino sferico? Questo ecosistema mobile utilizza una rete di elettrodi per monitorare le risposte fisiologiche del giardino al variare dell’ambiente e poi, utilizzando questi dati, spinge la sfera in moto.
Ad esempio, se le piante nella parte inferiore della sfera hanno bisogno di luce diretta, i singoli pannelli iniziano a spostarsi affinché tali piante siano sufficientemente illuminate. Viceversa, si muove se le piante della parte superiore necessitano di ombra o se i livelli di inquinamento atmosferico sono eccessivi.
Hortum machina, B va dunque ad aggiungersi ad altre tecnologie come le self-car, i droni e altre forme di intelligenza robotica autonoma. Con cui dobbiamo imparare a convivere. Il tutto, per realizzare al meglio il concetto di smart city. Il giardino autonomo sferico si basa su meccanismi elettrochimici molto simili al sistema nervoso degli animali.
Hortum machina, B è stato testato a Londra. Tutte le piante in esso contenute sono originarie di Londra e la macchina è alimentata da un pannello solare collegato. L’unità ha anche un sistema di drenaggio automatico dell’acqua.
Il progetto sperimentale è stato visto come un modo per espandere gli spazi verdi a Londra. Città che comunque, benché sia una metropoli, ne prevede già molti. Prevedesse allo stesso modo pure gli attentati…
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