Un primo bilancio dell’Area C: ridotto il traffico ma non lo smog
A circa sette giorni dall’entrata in vigore della congestion charge che ha imposto un pedaggio di 5 euro a tutti i cittadini milanesi per entrare nella cosiddetta Area C, la cappa di smog che incombe su Milano non sembra essere calata neanche un pò. E se da una parte l’obiettivo della giunta Pisapia è stato centrato, dall’altra ci si chiede perché al calo dei veicoli transitati in centro non sia corrisposto un calo dei livelli di polveri sottili presenti nell’aria. La risposta ci arriva dai numerosi studi che nell’ultimo decennio hanno analizzato il ‘caso Milano’ e le evoluzioni dello smog sulla Lombardia in generale.

FOCUS: Area C a Milano: tutte le informazioni necessarie
Quello che emerge è che la diminuzione del traffico nella sola area raggiunta dal provvedimento non potrà mai determinare un calo sensibile dell’inquinamento atmosferico semplicemente perché la superficie copre appena il 4,5% dell’intero territorio comunale dove ogni giorno si muovono circa 1.200 veicoli, tra milanesi e non.
Il primo flop in questo senso lo aveva già registrato l’Ecopass dell’ex sindaco Letizia Moratti, che era riuscito soltanto ad incentivare i residenti al cambio dei veicoli verso motori meno inquinanti. Il risultato fu che solo il 10% dei veicoli transitanti in centro finiva col pagare il ticket e in ben 4 anni (dal 2008 al 2011) la concentrazione di polveri sottili aumentò (il 2011 è l’anno “nero” per il livello di Pm10) anziché diminuire.
C’è da dire che il bilancio dell’attuale provvedimento per l’Area C ha registrato anche qualche dato positivo: il traffico in centro città ha subito un calo del 37% per un totale di 77.000 ingressi contro una media giornaliera nel 2011 di 122.000.
Ma in città c’è chi si lamenta (e non soltanto dello smog che non cala) a cominciare dalle associazioni dei commercianti, che registrano un calo sensibile dei consumi e vivono l’Area C come un’aggravante della già penosa crisi economica che ha fatto crollare le vendite. Il presidente della Camera di Commercio, Carlo Sangalli, ha sottolineato tutti i timori sulle ripercussioni negative indotte dal provvedimento sulle casse delle imprese milanesi e ha espresso grande preoccupazione per il futuro dei negozi e delle botteghe del centro. Dal canto loro i commercianti hanno fatto di necessità virtù, offrendo ai clienti rimborsi del ticket in caso di acquisti più o meno consistenti.
Di certo c’è che le nuove limitazioni al traffico nella cerchia dei bastioni stanno cambiando, pian piano, le abitudini dei milanesi, e se è vero che molti hanno rinunciato all’uso dell’auto per recarsi in centro, tanti altri aspettano il sabato (il provvedimento è attivo dal lunedì al venerdì) che così è diventato il giorno della settimana più trafficato (fonte: Amat) con ben 144.000 ingressi registrati.
Tra i tanti dubbi, i timori e le proteste che stanno accompagnando questa rivoluzione tutta milanese – che si spera possa essere emulata da altre grandi città (Roma in testa) – l’altra certezza è che l’incasso proveniente dai pedaggi si aggirerà intorno ai 35 milioni di euro l’anno che andranno a rimpinguare le casse comunali.
La speranza è che questi soldi vengano reinvestiti sul territorio con politiche ambientali più vaste – come piste ciclabili, isole ambientali, aree pedonali – e con un piano di mobilità di più largo respiro: l’unico modo per consentire ai milanesi di tornare a respirare aria (quasi) pulita e fare da esempio positivo per quelle cittadine che volessero adottare la congestion charge.
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