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Poligono di Quirra: Uranio impoverito, una storia di veleni che (forse) arriva al capolinea

Poligono di Quirra, Sardegna: Soldati uccisi da mali oscuri, bambini nati con malformazioni rarissime, sbalzo degli indici epidemiologici su tumori, leucemie, linfoma di Hodgking. E’ una storia di cui parlavamo stamane sul Forum, ma che ha radici più lontane nel tempo. Una sorta di piccola bomba atomica ha colpito il Salto di Quirra, Sardegna Sud Orientale, dove da anni comitati di cittadini e associazioni pacifiste conducono una guerra contro il muro di gomma sugli effetti del Uranio Impoverito che hanno colpito i militari italiani in missione (la maggioranza sardi) nei Balcani e in Medio Oriente e le popolazioni sarde che vivono attorno alle basi militari del Salto di Quirra.

Un avvelenamento che in questi anni ha portato alla costituzione di una speciale Commissione d’inchiesta parlamentare, a manifestazioni, interrogazioni, libri (Perdas de Fogu di Massimo Carlotto) ma farà luce (forse) su questo tunnel politico italiano la magistratura. Impegnata in questi giorni  a sequestrare ed analizzare materiale utilissimo per l’inchiesta.

La base e il poligono di tiro sono in uso ai militari della Nato da circa 50 anni dove conducono guerre simulate e sperimentano in questo luogo, incantevole ma poco antropizzato, le esercitazioni. Oltre il possibile inquinamento radioattivo la zona, come denunciano associazioni come “Gettiamo le basi”,  è diventata quasi una discarica di munizioni e altri pezzi militari.  Insomma  un teatro di guerra simulato che per le popolazioni locali ha prodotto soprattutto problemi.

Nei giorni scorsi, sabato 26 febbraio, sono state sequestrate cinque casse di materiale forse radioattivo che è depositato nel bunker della facoltà di fisica nucleare dell’Università di Cagliari. Si cerca la prova del nove per constatare la correlazione tra l’attività del Poligono di Tiro e i casi di tumore tra la popolazione.
Insomma, se non ora quando. Le azioni della magistratura, il procuratore Domenico Fiordaliso della procura di Lanusei in Ogliastra, possono finalmente alzare il velo su questa storia denunciata da anni sulle pagine dei quotidiani locali (La Nuova Sardegna e  l’Unione Sarda), nelle denunce dei comitati, nelle interrogazioni parlamentari e nel libro di Carlotto dove la fiction si mescola alla dura e cruda realtà. Anche se il punto deve essere ancora segnato visto che ieri l’Aereonautica ha diffuso un comunicato: <<Si tratta di componenti elettronici, per lo più valvole di tipo commerciale, che equipaggiano i radar del poligono. Ed erano conservati secondo legge. Nessun armamento di alcun genere, si esclude la presenza di uranio impoverito». Ovvero nonostante il sequestro del materiale la soluzione a questo giallo non è sicura.

Restano le tante morti sospette. E gli interrogativi degli esperti davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta del 2007: <<La dottoressa Aru ha ipotizzato quindi che dal 1981 al 1988 nel territorio di Escalaplano si sia verificato qualcosa di molto particolare, che ha causato malformazioni che lei aveva avuto modo di osservare solo nei libri; ha ricordato anche che i colleghi all’epoca consultati manifestarono analoga sorpresa. Ha quindi ribadito l’ipotesi che nell’area si sia verificato qualcosa di eccezionale, di cui al momento sembra non esservi più  traccia nella zona, anche se personalmente ho trovato una malformazione in un bambino già morto, sempre nella zona di Villaputzu>>, parole, queste, della dottoressa Antonietta Gatti.

Restano gli agnelli nati senza bocca, sventrati, a sei zampe. Veri e propri mostri mentre 10 pastori su 18 della zona si sono ammalati di leucemia. Da queste anomalie è nata l’inchiesta, partita da una relazione dei veterinari della locale Asl sarda, che si baserà soprattutto sul materiale sequestrato.
Intanto Legambiente Sardegna ha chiesto lo stop alle esercitazioni. Che non si fermano perché l’economia militare non si può fermare.

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Massimiliano

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