Ecoturismo

Viaggiatori virtuosi: anche il turismo può dare una mano al clima

Secondo un rapporto dell’Organizzazione mondiale del turismo (UNWTO) il settore del turismo è responsabile di circa il 6% delle emissioni di gas a effetto serra nel mondo. A fare la parte del leone è il trasporto aereo che causa il 40% delle emissioni di CO2 legate al turismo. Seguono il trasporto automobilistico (32%) e l’alloggio (21%).

Viaggiatori virtuosi: anche il turismo può dare una mano al clima

I turisti devono essere incoraggiati a tener conto dell’ambiente nella scelta dei viaggi e a ridurre il loro impatto sul clima spostandosi verso un turismo responsabile.

Da qui al 2020 il numero dei viaggiatori dovrebbe raddoppiare e se non si provvederà rapidamente ad una riduzione delle emissioni, le temperature potrebbero salire presto di quattro gradi centigradi. Questo significherebbe, tra le altre cose, la fine del turismo e di conseguenza delle risorse economiche per molte regioni.

Caraibi, Mediterraneo, Sud-est asiatico, Oceano indiano e Pacifico dovranno fare i conti con cambiamenti nella disponibilità d’acqua, con la perdita di biodiversità, con un paesaggio e una produzione agricola alterati. Per non parlare dell’aumento del rischio di catastrofi naturali, dell’erosione delle zone costiere e dei danni alle infrastrutture.

Per ridurre le emissioni di CO2 è necessario, tra le altre cose, limitare i voli sulle lunghe distanze, anche se ciò  va contro gli interessi dei paesi in via di sviluppo e del settore dell’aviazione. Anche le agenzie possono influenzare le scelte dei loro clienti con delle offerte mirate. È possibile inoltre fare pressione sull’industria del turismo selezionando solo le compagnie aeree e gli alberghi che rispondono a determinati criteri di compatibilità ambientale.

Purtroppo le operazioni ecologiche nel settore turistico restano ancora un’eccezione. E anche se nel quotidiano i clienti s’impegnano per ridurre le emissioni di gas a effetto serra, quando si tratta di scegliere le vacanze questa attitudine passa quasi sempre in secondo piano.
Ecco che la vera rivoluzione, invece, comincia da noi.

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