Casa e giardino

Vimini, un materiale naturale per mobili e cesti

Il vimini non è altro che un materiale naturale ottenuto da una pianta di salice. Da anni viene impiegato per la realizzazione di cesti e altri elementi d’arredo. Proviamo a conoscere da vicino le sue caratteristiche e come viene lavorato.

Vimini, un materiale naturale per mobili e cesti

La pianta del vimini

La pianta del vimini in realtà è una una varietà specifica di salice – della famiglia delle Salicaceae – in particolare tra le oltre 200 conosciute solo il Salix viminalis (il salice da vimini) ed il Salix Triandra (il salice da cesti) sono utilizzati per cesteria e mobili, sia decapati che con la corteccia.

Cresce in Asia occidentale e in Europa e si presenta come un arbusto di circa 10 metri di altezza. 

I rami sono eretti e si presentano inizialmente ricoperti di peli. Verso i due anni di maturità, i peli cadono e lasciano i rami completamente lisci.

I fiori compaiono a primavera e sono diversi nella forma: quelli maschili sono più corti rispetto a quelli femminili. Sono di colore giallo.

Le foglie possono arrivare a 15 cm di lunghezza e sono di colore verde nella pagina superiore. In quella inferiore si presentano invece bianche e pelose. Il frutto è dato da una capsula inizialmente verde che poi diventa di colore bruno a maturazione.

Come tutti i salici, la corteccia e le foglie contengono glicoside salicina, che li rende tossici per molti animali, ma da cui si ricava l’acido salicilico, principio attivo dell’aspirina.

È una pianta che cresce rapidamente, ma necessita di abbondante acqua, anche per via di un apparato radicale molto sviluppato. Non a caso spesso veniva utilizzata anche per creare delle fitte barriere vegetali in aperta campagna e nelle zone di bonifica.

Coltivazione

Per la sua coltivazione il vimini richiede terreni umidi, ma non tollera altitudini superiori ai 500 metri. Proprio per questo motivo  veniva coltivato lungo il corso dei fiumi o accanto agli stagni.

Alcune varietà hanno dimensioni contenute, per cui si possono anche coltivare in vaso, altre arrivano anche a 10-15 metri di altezza.

Purtroppo sono tanti i parassiti da cui può essere colpito il vimini. Temono gli afidi, i rodilegno, i cecidomidi e i lepidotteri. Inoltre la pianta si può anche ammalare di cancro, ruggine e ticchiolatura.

Curiosità

Queste due varietà di salice sono impiegate anche:

  • come pianta depurativa, in quanto riesce ad assorbire sostanze pericolose per l’ambiente come mercurio, piombo, idrocarburi ed altri
  • nelle zone soggette a bonifica, perché aiutano a drenare l’acqua.
  • per mettere in sicurezza i terreni soggetti a frane
pianta di vimini
Salix Viminalis

Dove si raccoglie

Sono i rami giovani ad essere impiegati come vimini per la costruzione di ceste e arredi. E vanno raccolti durante il periodo invernale, quando la pianta è nella fase del riposo vegetativo e la linfa è completamente scesa. A seconda della varietà, la raccolta inizia a metà novembre-dicembre e dura fino alla fine di febbraio.

I vecchi contadini raccomandano di eseguire il taglio durante la fase di luna calante. In questo modo ci si dovrebbe proteggere dal rischio di un’infestazione di tarli del legno. Tuttavia altre usanze suggeriscono di procedere a primavera, perché essendo la pianta in fase di ripresa vegetativa, la presenza della linfa aiuta a sbucciare meglio la corteccia.

I vimini vanno puliti dalle foglie e suddivisi per dimensione e calibro, raccogliendoli poi in fascine.

Vanno lasciati ad essiccare in piedi (per evitare la formazione di muffe). Bisogna scegliere un ambiente fresco, ventilato, dove non vi siano i raggi diretti del sole. Si potrà ottenere sia vimini decorticato, che in questo modo perderà il colore verde e assumerà quella tonalità tipicamente marroncina, dal tocco rustico, sia vimini con la corteccia, di colore più bianco-grigio.

vimini

Utilizzi del vimini

Il vimini in quanto materiale per la realizzazione di oggetti, vanta una lunga storia. Pensate che il nome del Colle Viminale, a Roma, deriva proprio dall’abbondanza di vimini in quella zona. Per aumentare la produzione di vimini, i contadini effettuavano la tecnica della capitozzatura, un tipo particolare di potatura.

Tuttavia c’è da fare alcuni appunti sul suo impiego: da un lato la coltivazione di questa pianta sta andando incontro ad una progressiva scomparsa.

Inoltre oggi, con l’avvento di materiali plastici che ne imitano la fattura, l’utilizzo del vimini ha subito un drastico calo.

Da secoli quindi è stato un materiale privilegiato per la realizzazione di cesti, culle per neonati e arredamento da giardino o da interno.

Si utilizza anche il legno del Salix nell’industria cartaria per produrre polpa di cellulosa pregiata, e le foglie e la corteccia in fitoterapia.

Lavorazione

Come lavorare e intrecciare il vimini

In alcuni piccoli borghi dell’Italia l’arte di intrecciare i cesti sta sopravvivendo grazie alla pazienza e alla passione dei cosiddetti canestrai.

Questa lavorazione artigianale vanta il merito di non essere stata automatizzata da nessun macchinario industriale. Pertanto chi ama lo stile artigianale e gli oggetti lavorati a mano, saprà di certo apprezzare la bellezza di un prodotto senza tempo.

Proviamo a capire qualcosa in più sulla lavorazione del vimini e sul suo intreccio.

vimini

Lavorazione del vimini

Innanzitutto bisogna scegliere bene il vimini: quest’ultimo deve essere flessibile e morbido, di modo da poterlo lavorare con una certa agilità. Tanto è vero che prima di utilizzarlo, viene comunque lasciato un po’ in ammollo per renderlo malleabile.

Intreccio del vimini

L’arte dell’intreccio si basa sulla realizzazione di tanti raggi che si sviluppano seguendo uno schema numerico preciso. Esistono diverse tecniche di lavorazione:

  • a intreccio
  • intreccio rigido
  • a spirale, tipica dei cesti realizzati in Sardegna
  • a stecca

Queste tecniche si differenziano in base alle varie zone d’Italia e dipendono quindi da tradizioni tramandate oralmente di generazione in generazione.

vimini

Come trattare il vimini

Carteggiare

Almeno una volta all’anno si consiglia di carteggiare il vimini. In questo modo andrete a migliorare la resistenza del materiale e potete utilizzare una semplice carta vetrata a grana fine.

Si carteggia anche se si decide di cambiarne la finitura, per eliminare residui di vernice e impurità.

Come lucidare e verniciare

Per dare un nuovo aspetto ai vecchi mobili si possono trattare con una vernice colorata o cambiarne la finitura.

Dopo averli carteggiati bene e lavati con un mix di detersivo neutro e acqua in parti uguali, lasciare asciugare completamente per almeno un giorno.

Stendete due mani di vernice trasparente o colorata con un pennello morbido dalle setole naturali. Andrà bene sia un pigmento acrilico che uno smalto ad acqua trasparente o colorato, ma potete anche applicare una lacca.

Ricordate che le finiture opache sembrano più naturali, mentre quelle lucide sono più durevoli e facili da pulire. Lasciate asciugare un giorno tra una mano e l’altra.

Manutenzione degli oggetti e mobili in vimini

Come pulire il vimini

Purtroppo il vimini è un materiale molto delicato: se lasciato al sole o esposto alla pioggia, tende a rovinarsi. La luce del sole ad esempio lo fa sbiadire e lo sanno bene tutti coloro che sul terrazzo o in giardino hanno posizionato poltroncine e tavolini in vimini. Inoltre, se l’aria è troppo secca, i mobili in vimini possono creparsi e rompersi, se è troppo umida, possono formarsi muffe.

Vediamo quindi come muoverci con la pulizia di routine e con quella più approfondita da eseguire almeno ogni sei mesi.

Innanzitutto bisogna eliminare la polvere che va inevitabilmente ad accumularsi tra gli interstizi e sulla stessa superficie, che appare ruvida al tatto. Potete utilizzare un pennello a setole rigide per raggiungere tutti gli angoli. Poi terminate passando un colpo di aspirapolvere con un beccuccio sottile.

Poi preparate una soluzione detergente utilizzando acqua calda e sapone delicato e passatela con l’aiuto di una spugnetta imbevuta e ben strizzata, passate sulle superfici. Potete anche fare questa operazione all’esterno per lasciar asciugare bene gli arredi. Con l’aiuto di una spugnetta imbevuta e ben strizzata, passate sulle superfici. Fate attenzione a non imbibire d’acqua la fibra, perché potrebbe alterarsi.

In caso di muffa di un arredo da esterni, strofinate con una spugna imbevuta di una soluzione di candeggina e acqua in parti uguali. Lasciate asciugare all’ombra, preferibilmente in una giornata calda e ventosa e non utilizzate i mobili fino a quando non sono completamente asciutti.

Dove si compra

I cesti e i bauli, così come altri oggetti d’arredo, di qualsiasi dimensione, possono essere acquistati sia online che nelle cesterie, nei negozi specializzati in mobili e oggetti coloniali ed esotici e d’importazione, che vendono spesso anche articoli in altre fibre naturali come il rattan, il midollino, la paglia di Vienna, il sisal ed il bambù. Sono spesso prodotti in Cina in maniera standardizzata.

Si possono inoltre trovare nei mercatini, nelle fiere e sagre di paese, dove vecchi artigiani mostrano come avviene la lavorazione e vendono le loro creazioni, eseguite a mano e sicuramente più autentiche e speciali.

I mobili di grandi dimensioni sono spesso venduti da aziende e negozi specializzati in arredi da giardino, sia classici che di design, e in arte orientale.

Dove si butta

Bisogna rivolgersi agli eco-centri e centri di raccolta del Comune di residenza e lì vanno sistemati nel cassone del legno, oppure si prenota il ritiro sotto casa se sono ingombranti. Si tratta comunque di un materiale naturale che potrà essere smaltito assieme alle fibre e alle ramaglie.

Ma, se non avete voglia di buttarlo, ci sono tante idee facili e creative per riciclare i cesti e donargli nuova vita.

Differenze tra vimini e rattan

Le fibre del rattan sono più fini e di diametro regolare e in natura sono intrecciate tenacemente, il vimini, invece, ha una forma conica ed è costituito da un’unica fibra solida.

Altre informazioni

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Alessia Fistola

Nata in Abruzzo nel 1982, si trasferisce a Roma per conseguire una laurea e un master in psicologia, ma dopo una decina d'anni rientra nel suo piccolo paese ai piedi della Majella, fuggendo dalla vita metropolitana. Attualmente coniuga l'attività di psicologa libero professionista con la passione per la scrittura, un hobby coltivato sin dalle scuole superiori. Collabora con la redazione di Tuttogreen dal 2011, cura un blog personale di taglio psicologico e scrive articoli per un mensile locale. Nel tempo libero ama passeggiare nei boschi e visitare i piccoli borghi, riscoprendo le antiche tradizioni d'un tempo.

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