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Cioccolato equo-solidale: benefici, impatto sociale e sostenibilità

Ecco cosa c'è dietro la coltvazione del nostro dolce preferito e come evitare di contribuire allo sfruttamento

Buono, anzi buonissimo, nelle forme e versioni più svariate, amato sia in tavoletta che per preparare torte, gelati, biscotti, budini. Eppure pochi si domandano chi, dove e in che mondo viene prodotto questo dolce amato da milioni di persone. Chi consuma un cioccolatino dovrebbe però conoscere a quali condizioni è stata prodotto, per arrivare ad un consumo più etico e consapevole, che oggi è possibile attraverso il cioccolato equo-solidale. Che è prodotto garantendo una maggiore salvaguardia dell’ambiente e la tutela dei diritti degli agricoltori dei Paesi che lavorano nelle piantagioni di cacao, canna da zucchero, olio di palma.

Cioccolato equo-solidale: benefici, impatto sociale e sostenibilità

Che cos’è il cioccolato equosolidale

Nasce da un’idea semplice: pagare in modo giusto i produttori di cacao, garantendo loro diritti, condizioni dignitose di lavoro e un impatto ambientale sostenibile. Non è una moda, ma una risposta concreta a un sistema che troppo spesso sfrutta, inquina e impoverisce.

Oggi, oltre il 70% del cacao mondiale proviene da Ghana e Costa d’Avorio. In questi Paesi, secondo dati dell’Università di Chicago, più di 1,5 milioni di bambini lavorano in condizioni pericolose nelle piantagioni. Scegliere cioccolato equosolidale è un gesto quotidiano che può fare la differenza.

Ad aiutare la pratica indubbiamente concorre la complessità della catena del cioccolato. Diventa difficile controllare tutta la filiera e individuare la provenienza di un singolo favo di cacao.

Tuttavia, ci sono alcune aziende, riunite in consorzi e cooperative gestite in loco dagli stessi lavoratori, che stanno provando da alcuni anni a rendere la filiera del cacao più equa, ‘certificandola’ contro lo sfruttamento della manodopera (e soprattutto delle donne e dei bambini), privilegiando i piccoli fornitori locali, pagando il giusto, e rispettando maggiormente i ritmi della terra, senza forzare alla massima resa le coltivazioni.

Ad oggi, non è ancora possibile applicare alcune azioni per sensibilizzare l’opinione pubblica con azioni come obbligare i produttori a indicare nell’etichetta la dicitura ‘Non ottenuto utilizzando il lavoro di schiavi né minori‘ Questo sarebbe invece stato un ottimo deterrente, perché avrebbe reso legalmente responsabile la stessa multinazionale.

Benefici del cioccolato equosolidale

I benefici di un cacao prodotto secondo le modalità del far trade si riconosce da diversi elementi, ma anche dai suoi benefici.

🍫 Salute e qualità

Il cioccolato fondente ad alta percentuale (oltre il 70%) è ricco di polifenoli e flavonoidi, potenti antiossidanti. Secondo una review pubblicata su Food Research International, il consumo moderato può:

  • Ridurre la pressione sanguigna
  • Migliorare l’umore
  • Proteggere da diabete e infiammazioni

Scegliere una tavoletta equosolidale spesso significa anche scegliere meno zuccheri e ingredienti più naturali.

Impatto sociale: lo sfruttamento dei coltivatori

I produttori ricevono un prezzo minimo garantito, anche quando il mercato globale crolla. In più, una parte viene destinata a progetti di comunità: scuole, sanità, acqua potabile. Il cacao diventa così uno strumento di emancipazione.

Ambiente e sostenibilità

Le coltivazioni equo-solidali rispettano la biodiversità, evitano pesticidi tossici e promuovono l’agroforestazione.

Sempre più cooperative stanno adottando pratiche di agricoltura rigenerativa, che aiuta anche a contrastare la crisi climatica.

Come riconoscere un cioccolato davvero equo: certificazioni e standard

Attenzione alle etichette: non basta la parola “etico” o “solidale”. Cerca certificazioni serie e tracciabili:

Simbolo Certificazione Cosa garantisce
FAIRTRADE Prezzo minimo, premi comunitari, no lavoro minorile
🌱 RAINFOREST ALLIANCE Protezione ambientale, diritti dei lavoratori
🌍 EQUO GARANTITO (Italia) Trasparenza filiere e cooperazione diretta

Cosa c’è dietro il cacao

Dietro a questo dolce amatissimo c’è lo sfruttamento dei bambini africani della Costa d’Avorio, che con il Ghana produce il 60% del cacao mondiale, del Mali e del Burkina Faso.

E sono gli stessi che gestiscono le coltivazioni a reclutare per un pugno di dollari ragazzini e ragazzine da questi Paesi poverissimi che diventano piccoli schiavi nelle piantagioni: un vergognoso traffico di bambini (stimati in 378.000) che dura da oltre 15 anni. Lo sfruttamento della disperazione.

Lo rivelava già nel 2010 lo speciale ‘Chocolate: the Bitter Truth‘, una trasmissione della BB1 in cui il reporter Paul Kenyon, fingendosi un commerciante di cacao, scopre fino a che punto arriva lo sfruttamento minorile nelle piantagioni del cacao.

Anche la situazione di forte instabilità politica di questi Stati amplifica il fenomeno; infatti i contadini, scappati dalle proprie piantagioni per paura della guerra, al loro ritorno le hanno ritrovate occupate da altri.

I grandi produttori di dolci, quasi sempre le stesse 10 multinazionali alimentari (Nestlè, ADM, Armajaro, Cargill e Barry Callebault), declinano la propria responsabilità, dichiarando che non sono porprietarie delle piantagioni e non sanno quello che avviene laggiù. Eppure i prezzi alla borsa delle materie prime sono fissati proprio da loro. Al ribasso. Questo fa sì che un produttore ivoriano spenda 1,20 euro per produrre 1 chilo di cacao che gli viene pagato 1 euro.

Ma nella tavoletta di cioccolato si nascondono anche gli espropri forzati (land grabbing) dei terreni ai coltivatori locali:.

In Ecuador, ad esempio, gli orti naturali dove da secoli gli indios coltivano il cacao (huertas) vengono distrutti per far posto alle coltivazioni intensive (Colleccion Castro Naranjal numero 51), dalle rendite molto più alte e gestite solo dalle multinazionali, che tolgono ai locali l’unica loro ricchezza, la terra, trasformandoli di fatto in schiavi.

Alcune inchieste sociali e ambientali

Sullo sfruttamento dei lavoratori delle piantagioni di cacao sono state fatte diverse inchieste giornalistiche che hanno evidenziato come nel 2019 circa 1,48 milioni di bambini lavoravano in condizioni pericolose nelle piantagioni di cacao di Ghana e Costa d’Avorio.

Alcune iniziative, come il Cocoa & Forests Initiative esaminano lo stato della deforestazione legata al cacao, e promuovono pratiche di regenerative cacao.

Il cioccolato fa bene all’umore

Esperti e nutrizionisti lo consigliano per migliorare l’umore (la sua assunzione stimola il rilascio di endorfine) e apportare la giusta dose di energie all’organismo nei momenti di forte stress psico-fisico, anche se è bene sapere un consumo eccessivo può indurre ad una vera e propria ‘dipendenza’: parliamo del cioccolato.

Derivato dai favi dell’albero della pianta del cacao, che cresce solo in climi tropicali, è consumato in tutto il mondo fin dai tempi dei Maya, considerati i primi veri scopritori e coltivatori della pianta.

Studi sui benefici del cioccolato fondente

  • Una review su Food Research International certifica proprietà antidiabetiche, anti-infiammatorie e miglioramento dei profili lipidici grazie al consumo di cioccolato fondente ricco in polifenoli PMC.

  • Uno studio (Fonte: British Medical Journal, 2024) lega il consumo regolare di cioccolato fondente a una riduzione del 20% del rischio di diabete di tipo 2

Un gesto piccolo, un impatto enorme

Mangiare una tavoletta di cioccolato può sembrare un piacere personale. Ma se quella tavoletta arriva da una filiera giusta, diventa anche un gesto di rispetto verso chi la produce e verso il pianeta.

Scegliere cioccolato equosolidale significa dire NO allo sfruttamento, alla deforestazione, al lavoro infantile. Significa dire SÌ alla dignità, alla trasparenza, alla qualità.

Nella speranza che un atteggiamento più equo nei confronti dei lavoratori e una maggiore attenzione allo sfruttamento dell’ambiente di questi territori poverissimi diventino una realtà e una pratica normale e consolidata da parte dei produttori più importanti, fateci un pensiero, quando addentate un gianduiotto…

Altro sullo sfruttamento delle risorse

Leggete anche questi articoli sul cioccolato:

Ultimo aggiornamento il 25 Luglio 2025 da Rossella Vignoli

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Erika Facciolla

Giornalista pubblicista e web editor free lance. Nata nel 1980, si trasferisce a Bologna dove si laurea in Scienze della Comunicazione. Dal 2005 è pubblicista e cura una serie di collaborazioni con redazioni locali, uffici stampa e agenzie editoriali. Nel 2011 approda alla redazione di tuttogreen.it per occuparsi di bellezza e cosmetica naturale, fonti rinnovabili e medicine dolci.

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