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Stadi ecosostenibili: quando anche lo sport fa la sua parte

Un po’ per necessità, dati i costi energetici non indifferenti, un po’ per sano marketing sportivo, si stanno sempre più diffondendo nel mondo strutture sportive più efficienti quando non addirittura autonome dal punto di vista energetico.

Stadi ecosostenibili: quando anche lo sport fa la sua parte

Ne avevamo già parlato a proposito della Photovoltaik Arena di Appiano / Eppan in SudTirolo, un palazzetto del ghiaccio reso energeticamente indipendente da una copertura di pannelli solari sopra al tetto del palazzo, forniti dallo sponsor.

Ma ci sono altri casi eclatanti di stadi, anche di enormi dimensioni, che hanno deciso di affidarsi alle energie rinnovabili per fare fronte al proprio fabbisogno energetico.

Il caso più eclatante di stadio ecosostenibile si trova a Taiwan: il Dragon Stadium, noto anche come “lo stadio fotovoltaico“, lo stadio da 50,000 posti a sedere inaugurato nel 2009 per i World Games.

A differenza di tanti altri stadi, dove il fotovoltaico è solo una delle fonti di energia, il Dragon Stadium a Taiwan ottiene il 100% dell’energia necessaria al suo funzionamento dagli 8,884 pannelli fotovoltaici installati sulla copertura dello stadio e necessita di soli sei minuti di esposizione al sole per ricavare l’energia necessaria alla sua “accensione”.

Progettato dall’architetto giapponese Toyo Ito, addirittura lo stadio solare a Taiwan produce energia elettrica in eccesso che viene reimmessa nella rete e che soddisfa l’80% della domanda di energia del quartiere circostante.

Il Dragon Stadium genera la bellezza di 1 milione di gigawatt ora di energia solare su base annuale e fa sì che venga evitata l’emissione in atmosfera di 660 tonnellate di CO2 ogni anno.

Naturalmente i grandi appuntamenti sportivi rappresentano una occasione privilegiata per varare progetti ambiziosi di strutture sportive green e che possano “vendere” l’aspetto della sostenibilità ambientale.

Anche a Londra, dove l’anno prossimo puntano a fare l’olimpiade più verde di sempre l’Olympic Authority da un po’ di tempo spiega con orgoglio che lo stadio olimpico londinese è stato realizzato con solo un quarto dei materiali usati per lo stadio di Pechino nelle precedenti Olimpiadi.
Anche se in verità non è chiaro il destino di questo stadio (potrebbe essere abbattuto o venduto a una squadra di calcio di Londra e poi ridimensionato), è di sicuro un esempio di costruzione “smart” rispetto a tante cattedrali (sportive) del deserto.

Non molto diverso il caso del Qatar, paese sommerso dai petroldollari che si è aggiudicato l’edizione 2022 dei Mondiali FIFA di calcio.
I progetti degli stadi in Qatar sono davvero avveniristici e, oltre all’uso efficiente di una fonte rinnovabile che a queste latitudini non manca, il sole, prevedono collegamenti iperveloci direttamente con gli aeroporti e una rete di servizi pubblici costruita ad hoc, ricordando quanto sia importante anche il collaterale tema della mobilità.

Ma il progetto probabilmente più bello è quello previsto nella città cinese di Dalian: il nuovo stadio previsto dalle autorità locali, non solo userà tutte le energie rinnovabili per la sua alimentazione, ma sarà anche perfettamente integrato nel territorio, essendo stato progettato per essere quasi una continuazione del paesaggio: lo stadio di Dalian è concepito quasi come un fiore che si apre, una entità in perfetta armonia con il paesaggio circostante, senza la “violenza” e l’impatto che solitamente contraddistinguono la presenza di megastrutture sportive sorte ex novo.

Questi sopra sono solo gli stadi esistenti o i progetti più emblematici dal punto di vista della sostenibilità, ma va detto che sono tantissimi gli stadi nel mondo che utilizzano le rinnovabili, tipicamente l’energia solare, per ridurre il proprio impatto ambientale e guadagnare qualcosa nel lungo termine.
E’ il caso dello Stade de Suisse a Berna, che ha un impianto solare da 1,3 megawatt integrato sul tetto. O lo stadio del baseball a San Francisco, l’AT&T Park, i cui pannelli solari, oltre che lo stadio alimentano anche una quarantina di case nel circondario.
Anche in un paese avanzato dal punto di vista delle rinnovabili, come la Germania, non mancano gli esempi virtuosi, come per esempio a Norimberga, dove lo stadio locale ha la bellezza di mille metri quadri di pannelli solari installati sul tetto dal 2006.
O il mitico Fenway Park, la casa dei Boston Red Sox di baseball: l’impianto solare è usato per il riscaldamento dell’acqua usata per l’irrigazione e tutti i “prodotti di scarto” dello stadio, come l’erba appena tagliata vengono riciclati o riutilizzati per farne del compost.

Come sempre, anche lo sport può e deve fare la sua parte e gli stadi devono diventare “smart” come gli altri edifici.

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