Vini dealcolati: l’Italia apre le porte a un nuovo modo di bere vino
Bere meno alcol, ma continuare a vivere il rito del vino. È questo il principio che sta alla base dei vini dealcolati, una categoria in forte crescita a livello internazionale e che ora entra ufficialmente anche nel panorama produttivo italiano.

Secondo quanto riportato da [Il Sole 24 Ore](chatgpt://generic-entity?number=0), il nostro Paese ha dato il via libera normativo alla produzione di vini dealcolati, recependo finalmente le indicazioni europee. Una svolta importante, che però non è ancora del tutto operativa.
Sommario
Cosa sono i vini dealcolati
I vini dealcolati nascono da vino tradizionale già fermentato, che viene successivamente sottoposto a processi tecnologici specifici per ridurre o eliminare l’alcol. Le tecniche più utilizzate permettono di intervenire in modo selettivo, preservando aromi, profumi e struttura.
Dal punto di vista normativo, si distinguono:
- vini dealcolati, con gradazione fino allo 0,5%;
- vini parzialmente dealcolati, con contenuto alcolico inferiore rispetto ai parametri standard.
Non si tratta quindi di succhi d’uva o bevande alternative, ma di prodotti che mantengono un legame diretto con il vino di partenza.
Il via libera normativo e i nodi ancora aperti
Il decreto italiano consente finalmente la produzione sul territorio nazionale, allineando il Paese alle regole già in vigore in altri Stati europei. Tuttavia, manca ancora un passaggio fondamentale:
la definizione delle regole fiscali legate all’alcol rimosso durante il processo produttivo.
In assenza di questo chiarimento, molte aziende restano ferme nonostante abbiano già investito in impianti e competenze. La norma, quindi, esiste, ma non è ancora pienamente applicabile.
Perché il mercato guarda con interesse ai vini senza alcol
Il successo dei vini dealcolati è legato a un cambiamento profondo nei comportamenti di consumo. Sempre più persone cercano un approccio più equilibrato al bere, senza rinunciare al gusto e alla dimensione conviviale.
Questi prodotti trovano spazio in contesti diversi:
- pranzi di lavoro e occasioni quotidiane;
- situazioni in cui l’alcol è poco compatibile;
- consumatori giovani, meno legati alle abitudini tradizionali.
Non sostituiscono il vino classico, ma ne ampliano le occasioni di consumo.
Un segmento in crescita anche fuori dall’Italia
A livello internazionale, il comparto dei vini a basso o nullo contenuto alcolico è uno dei pochi in espansione nel settore beverage. Nord Europa, Regno Unito e Stati Uniti guidano la domanda, con tassi di crescita costanti e un pubblico sempre più ampio.
Per l’Italia, completare il quadro normativo significherebbe evitare di restare indietro in un mercato che sta già mostrando numeri interessanti.
Tradizione e innovazione possono convivere
Il dibattito non riguarda solo la tecnica, ma anche l’identità culturale del vino. La storia vitivinicola italiana è fatta di evoluzioni continue: in vigna, in cantina e nel modo di bere.
I vini dealcolati rappresentano una nuova espressione di questo percorso. Non cancellano il passato, ma rispondono a esigenze diverse, offrendo un’alternativa che fino a pochi anni fa non esisteva.
In sintesi
- la produzione di vini dealcolati in Italia è stata autorizzata;
- restano da definire alcune regole fiscali operative;
- il mercato internazionale cresce rapidamente;
- il vino cambia insieme alle abitudini dei consumatori.
Il calice del futuro potrebbe contenere meno alcol, ma non meno attenzione per qualità, identità e piacere di bere.
Ultimo aggiornamento il 29 Dicembre 2025 da Rossella Vignoli
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