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iFoodShare, la piattaforma italiana di condivisione del cibo in eccesso

Forse non vi è mai capitato, ma, a volte, basta un attimo per gettare un cibo che non ci sembra ‘perfetto’. Una carota dall’aspetto non proprio fresco, lo yogurt di cui non si ricorda bene la provenienza fanno tentennare anche i più rigorosi, destinandoli direttamente alla pattumiera. Eppure basterebbe poco per risolvere il problema dello spreco aliemntare: la condivisione del cibo in eccesso.

iFoodShare, la piattaforma italiana di condivisione del cibo in eccesso

Qualcuno pensa che in realtà il fenomeno parta anche dalle abitudini domestiche, anche se ha contorni ben più ampi e complessi.  Secondo la FAO sarebbero 1,3 miliardi le tonnellate di alimenti che, a livello globale, ogni anno vengono gettate via.

E in Italia?

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Secondo stime del Barilla Center for Nutrition, ogni anno gli italiani cestinerebbero circa 100 kg di cibo pro-capite. I numeri sono impressionanti. Se però gli sprechi legati alla filiera alimentare e alla trasformazione industriale dei cibi rimarrebbero distanti dal controllo dei privati cittadini, non è detto che non ci si possa impegnare personalmente per tentare di risolvere il problema.

Una valida risposta arriverebbe da un recente progetto, nato con il nome di iFoodShare.

Con il contributo di volontari e una piattaforma digitale, che è anche il sito ufficiale del progetto, iFoodShare ha come lodevole obbiettivo quello di mettere in condivisione e raccogliere i surplus di prodotti agro-alimentari, acquistati o invenduti, destinandoli a progetti umanitari. Con il supporto di aziende agricole e la piccola e grande distribuzione.

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il progetto, tutto italiano, si svilupperebbe in buona parte online. Per chi ha voglia di donare prodotti alimentari in eccesso l’iter sembra semplice. Il primo step è quello di registrarsi al sito, catalogando i prodotti che si intendono condividere e comunicandone data di scadenza  e luogo di produzione, accordandosi quindi sulle modalità di raccolta.

Se è vero che la lotta agli sprechi può partire anche dalle famose quattro mura domestiche, l’idea, che fa eco ad altri progetti europei, potrebbe essere il “la” italiano per la lotta agli sprechi.

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