Pericolo fertilizzanti: possono rimanere nel terreno per decenni
I nitrati e i fosfati contenuti nei fertilizzanti più utilizzati in agricoltura possono continuare ad avvelenare le falde acquifere e i terreni anche per decenni con rischi incalcolabili per l’ambiente. E’ questa la triste realtà descritta da uno studio pubblicato dalla rivista scientifica americana gProceeding of the National Academy of Sciences che ha analizzato gli effetti di alcuni componenti chimici presenti nei fertilizzanti agricoli a trent’anni dalla loro dispersione nel terreno.
Il risultato è che a distanza di decenni, sostanze altamente inquinanti come il nitrato di azoto si trovano ancora nel sottosuolo in una percentuale che si aggira intorno al 12-15% e che non può essere assorbita dalle colture come succede per il restante 60%. Cosa ancora più allarmante è che tali inquinanti sarebbero destinati a persistere per oltre mezzo secolo negli strati più profondi del terreno, esponendo animali,vegetazione ed essere umani al rischio concreto di ‘avvelenamento’.
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Se si pensa alle quantità accumulate in anni ed anni di agricoltura intensiva praticata a furia di fertilizzanti azotati, ammoniache e ossidi di azoto, il futuro appare ancora più nero. Per limitare i danni gli agricoltori europei hanno cominciato ad utilizzare nuove tecniche agricole basate sull’utilizzo di piante, come la colza, in grado di intrappolare gli additivi chimici in eccesso; in Cina, dove l’uso di fertilizzanti chimici è ancora più spiccato, si cerca di riciclare il concime naturale e gli scarti dei raccolti alternando le tradizionali colture di mais/granoturco, riso/frumento con leguminose, che producono naturalmente l’azoto.
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Situazione analoga in America, specie sulla costa occidentale, dove tra gli anni ‘70 e ‘90 l’uso massiccio di fertilizzanti nelle grandi coltivazioni di grano ha determinato la dispersione in mare di milioni di tonnellate di fosfati che hanno letteralmente ucciso la vita marina di una vasta zona di mare nel Golfo del Messico.
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Servono, dunque, misure immediate e stringenti per limitare drasticamente l’uso di fertilizzanti azotati in agricoltura; servono politiche mirate e differenziate che tengano conto delle specificità di ogni paese e area geografica; servono politiche comunitarie condivise, in Europa come nel resto del Mondo. Ma soprattutto serve una presa di coscienza collettiva, prima che sia veramente troppo tardi.
Ultimo aggiornamento il 26 Agosto 2019 da Rossella Vignoli