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Pesticidi nel piatto: cibi che assorbono maggiormente i pesticidi

Pesticidi nel piatto: scopriamo insieme i dodici cibi tra frutta e verdura che assorbono maggiormente i pesticidi e che è opportuno consumare di origine biologica

Quella sporca dozzina (The Dirty Dozen) è il titolo di un famoso film di guerra del 1967, che prendiamo in prestito per presentare la classifica di frutta e ortaggi che al test dell’Animal and Plant Health Inspection Service hanno riscontrato il più alto contenuto di pesticidi e fertilizzanti chimici.

Pesticidi nel piatto: cibi che assorbono maggiormente i pesticidi

Ma anche in Italia non si scherza, come evidenzia Legambiente:

Suggerimento: Pesticidi in tavola 2011: il dossier di Legambiente

I rischi per la salute derivano dal fatto che, essendo i prodotti bio più costosi per il minor quantitativo che si trova sul mercato e la cura con cui vengono coltivati, la gran parte della popolazione tende ad acquistare soprattutto prodotti coltivati e lavorati con l’aggiunta di sostanze chimiche, proprio perché a basso costo, quasi sempre senza essere informati di cosa stanno ingerendo.

Noi di TuttoGreen amiamo vederci chiaro e così vi proponiamo una classifica dei prodotti maggiormente esposti alle sostanze chimiche quando vengono coltivati, e che pertanto, consigliamo di acquistare esclusivamente “biologici”.

FOCUS: agricoltura biologica: cos’è la lotta biologica e perché è meglio dei pesticidi

Inoltre, vi suggeriamo anche i prodotti succedanei a quelli purtroppo “incriminati”, qualora non li troviate in tale formato.

Pesticidi nel piatto: i dodici alimenti che li assorbono di più

  • Mela. In cima alla classifica 2011 troviamo immancabilmente il frutto più consumato: le mele, classificatesi seconde nel 2009 e quarte nel 2010. Più di 40 pesticidi differenti sono stati rilevati sulle mele, poiché tale frutto è altamente soggetto a funghi e insetti; antiparassitari si trovano anche nel succo di mele e salsa di mele. Il problema è che i pesticidi si depositano quasi completamente proprio sulla buccia, costringendo il consumatore a toglierla. Ma così facendo si elimina anche la sua componente più nutriente. Qualora non troviate mele “bio”, vi suggeriamo angurie, banane e/o mandarini.
  • Fragola. Terze proprio loro, le amatissime fragole. Come sul sedano, anche su esse troviamo quasi 60 pesticidi differenti, mentre qualcuno in meno su quelle congelate. Le alternative “bio” possono essere kiwi e ananas.
  • Sedano. Secondo in classifica il sedano. Si tratta di un caso particolare, visto che non rientra nelle tre categorie principali: alberi da frutto, bacche e verdure a foglia verde. Ciò nonostante, il Test USDA ha trovato più di 60 pesticidi diversi in quest’ortaggio. Come per le mele, vi diamo anche le sue alternative: broccoli, ravanelli e cipolle.
  • Pesca. Quarte le pesche, sebbene occorre differenziare tra quelle “fresche”, dove sono state trovati più di 60 pesticidi; quasi lo stesso quantitativo per quelle delle confezioni monodose, ma molti meno sulle pesche in scatola. Alternative più “sicure” sono anguria, mandarini, arance e pompelmi.
  • Spinaci. Amati da Braccio di ferro e odiati dai bambini, gli spinaci guidano la categoria “a foglia verde”, con quasi 50 pesticidi diversi. Molti meno comunque per quelli “in scatola”.
  • Albicocche. Sulle Albicocche sono stati trovati 33 pesticidi. Se non le trovate bio, potete puntare su ananas, papaia o mango.
  • Uva. L’uva importata può avere più di 30 pesticidi. L’uva passa, seppur di meno, pure contiene un alto numero di pesticidi.
  • Peperone. I peperoni dolci, in tutte le sue varietà di colori, contengono quasi 50 pesticidi differenti.
  • Patata. La patata contiene più di 35. Patate dolci offrono una deliziosa alternativa con meno possibilità di residui di antiparassitari.
  • Mirtillo. Sui mirtilli sono stati trovati 50 pesticidi; quelli congelati sono meno contaminati. Purtroppo, l’alternativa nutriente ai mirtilli sono le ciliegie, che seppur non rientrano nella “sporca dozzina” di quest’anno, sono spesso anch’essi contaminati. Se usati per la colazione, una loro alternativa bio sono le banane.
  • Lattuga. Più di 50 pesticidi sono stati trovati sulla lattuga. In sostituzione della lattuga biologica, le alternative sono gli asparagi.
  • Cavolo. Sebbene il cavolo sia conosciuto come un vegetale più resistente a parassiti e malattie, negli ultimi due anni è stato trovato con elevate quantità di residui di antiparassitari. Le alternative sono gli asparagi e i broccoli. Il tarassaco pure è un’alternativa nutriente.

Ci sono poi quei prodotti che seppur non rientrano nella “sporca dozzina”, contengono comunque un alto numero di antiparassitari. La cosa grave è che sono di uso diffuso. Rientrano tra questi: carne di manzo, cosce di pollo, grasso di maiale, latte, caffé (quello coltivato nei Paesi che consentono l’uso di pesticidi), vino (per la sopracitata presenza di insetticidi nell’uva, non a caso sta aumentando sul mercato la presenza di “vino biologico”), cioccolato (come per il caffé, se coltivato nei Paesi privi di normative specifiche).

Pesticidi nel piatto: gli alimenti che ne assorbono invece meno

Ma non vogliamo deprimervi troppo… ed eccovi i 15 prodotti meno “contaminati” da pesticidi. Giusto per stilare anche una classifica dei vegetali sui quali sono state rinvenute il minor numero di sostante chimiche:

Primo classificato, le cipolle, secondo nella speciale top twelve il mais dolce e terzo l’ananas.

A seguire troviamo l’avocado, gli asparagi, i piselli , il mango, la melanzana, il melone cantalupo, il kiwi, penultimo il cavolo e infine l’anguria!

Non resta che augurare buona spesa biologica a tutti, dopo queste informazioni sui pesticidi nel piatto, ecco alcuni approfondimenti molto interessanti:

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Un commento

  1. Non è chiaro cosa significa quando scrivi che è stato trovato un gran numero di pesticidi. Poiché mi pare strano che 60 (per esempio) si trovino tutti nello stesso campione, allora forse bisogna parlare di quantità assoluta. Avevo sentito dire che si trovano diversi principi attivi sullo stesso frutto – magari ciascuno in una quantità che non supera la soglia di legge – e che complessivamente costituiscono un inquinamento intollerabile. Puoi spiegarti meglio? Per altro condivido lo spirito generale dell’articolo.

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