Mangiare sano

Cosa sono gli home restaurant e come aprirne uno

Oggi cucino io e invito degli sconosciuti a cui faccio pagare, meno che al ristorante però: questo è un home restaurant, la nuova frontiera social nella ristorazione.

Cosa sono gli home restaurant e come aprirne uno

Condividere il cibo in un’ottica di sharing economy, all’insegna della buona cucina, dello scambio culturale e della socialità attiva. Sono queste le parole che descrivono meglio di qualsiasi altra definizione gli ‘Home Restaurant‘, un nuovo concetto di ristorazione che pian piano sta arrivando anche in Europa e in Italia dopo essersi diffuso nei quattro angoli del Mondo.

Quella degli home restaurant non è semplicemente una tendenza o una moda del momento, è piuttosto la risposta al bisogno di condivisione e di decrescita economica ‘felice’ declinata alla ristorazione e alla buona tavola. E’, come dicono gli americani, l’ultima frontiera del social eating, ovvero la voglia di aprire le porte di casa agli altri, e non solo per assicurarsi qualche entrata extra, ma anche per condividere la propria tavola. Ed è proprio la condivisione la parola chiave per capire il fenomeno degli home restaurant: condivisione della tavola, dell’amore per la cucina e del piacere di stare insieme.

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Succede tutto per caso o, se vogliamo, per gioco: una piccola community di persone desiderose di consumare una cena in compagnia, e non nel solito ristorante cerca sul web il posto più vicino per condividere un’esperienza culinaria originale insieme ad altri ospiti. Qualcuno, poco distante, raccoglie la ‘sfida’ e apre le porte di casa al gruppo di avventori per preparare un pasto su ordinazione o una semplice degustazione di prodotti a km zero.

Ma dove, come e perché ci si incontra negli home restaurant? Siti come Gnammo, VizEat, Ceneromane Peoplecook permettono di scoprire queste e tante altre informazioni utili su un fenomeno in costante crescita. E anche se in Italia c’è chi ha già cominciato a darsi un gran da fare tra i fornelli scatenando tutta la propria creatività in cucina. Chi vuole riservare un posto può anche prenotare attraverso il profilo Facebook dell’home restaurant prediletto. Il contatto avviene infatti solo sul web, qui si seleziona l’evento, si prenota e si paga.

Ma diamo un’occhiata all’aspetto pratico del fenomeno, cercando di capire cosa bisogna fare, quanto meno nel nostro Paese, per aprire un Home Restaurant senza incappare in spiacevoli sorprese legali o fiscali.

Cosa sono gli home restaurant e come aprirne uno
Cosa sono gli home restaurant e come aprirne uno

Come fare ad aprire un home restaurant

Chi volesse aprire un home restaurant tra le mura domestiche deve tenere presente che se tutto si svolge a casa la pratica del supper club non viene considerata attività commerciale, dunque non serve autorizzazione sanitaria, anche se è preferibile possedere un attestato sulla sicurezza alimentare.

Per quanto riguarda il fisco, ricordate che è possibile svolgere attività lavorativa occasionale, senza partita IVA, fino ad un massimo lordo di 5.000 euro annui, vale a dire la soglia di esenzione dall’obbligo contributivo,mentre sul reddito complessivo generato dall’attività, se questo non supera i 30.000 euro annui, è previsto il regime agevolato dei minimi, anche se c’è la necessità di aprire partita IVA.

Potete aprire il vostro home restaurant registrandovi su una delle community esistenti, in questo caso basterà aggiornare solo menu, prezzo, data, orario, location; oppure potete creare un vostra pagina Facebook o un sito ad hoc in cui mettere tutte queste informazioni. Il prezzo da chiedere? A seconda del menù, dell’indirizzo e di altri fattori, si va dai 5 euro ai 70 euro a persona. Un buon modo per iniziare a fare i ristoratori o per arrotondare.

E chi, meglio dei turisti desiderosi di scoprire la bontà del cibo italiano ‘home made’, potrebbe apprezzare una simile iniziativa?

Erika Facciolla

Giornalista pubblicista e web editor free lance. Nata nel 1980, si trasferisce a Bologna dove si laurea in Scienze della Comunicazione. Dal 2005 è pubblicista e cura una serie di collaborazioni con redazioni locali, uffici stampa e agenzie editoriali. Nel 2011 approda alla redazione di tuttogreen.it per occuparsi di bellezza e cosmetica naturale, fonti rinnovabili e medicine dolci.

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