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Ecco i 500 che potrebbero fermare la deforestazione

Quali sono le 500 aziende, stati e fondi d’investimento impegnati o meno sul fronte delle risorse boschive e che potrebbero fermare la deforestazione ce lo dice il Forest 500 list.

Uno dei principali problemi ambientali di sempre torna nuovamente a far discutere, come fermare la deforestazione, è  tornato alle luci delle ribalta, ma non tanto per l’ennesimo caso di distruzione e sfruttamento di terreni boschivi e interi habitat incontaminati, quanto per una nuova idea, pubblicata di recente, che darebbe spazio a nuovi ragionamenti: gli ‘attori’ che più sfruttano le risorse boschive della Terra sono pochi – e sempre gli stessi – nel Mondo, se inaugurassero un nuovo approccio il patrimonio forestale sarebbe salvo.

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Si parte dal Forest 500 list, una classifica che svela quali sono le aziende e gli stati virtuosi e quali i “cattivi” verso il problema deforestazione nel mondo, partendo dall’analisi della catena di fornitura per l’industria del legname e delle sue cosiddette commodity.

Questo ranking è stato stilato dal Global Canopy Program, un think tank che si occupa di temi ambientali ed in particolare della salvaguardia delle foreste tropicali, intese come base del benessere e prosperità economica dell’Uomo.

Tra i 500 player globali ci sono 250 aziende vere e proprie, 150 fondi d’investimento e grandi banche, 50 Stati sovrani e 50 organizzazioni; il progetto ha l’obiettivo di mostrare quali sarebbero le compagnie e gli enti più attivi oggi nella lotta alla deforestazione e come un cambio radicale del loro atteggiamento potrebbe salvare le foreste nel Mondo.

La classifica assegna un punteggio massimo di cinque punti alle più virtuose, quelle che cioè investono direttamente affinché la deforestazione venga bandita a livello globale, e voti bassi per sottolineare, al contrario, la mancanza di iniziativa o, peggio, la distruzione dei boschi.

foresta
WWF – foresta come polmoni

Alcuni temi molto interessanti sarebbero emersi dal progetto: su 250 aziende infatti sarebbero soltanto 7 quelle con voti alti – come l’americana Procter & Gamble, la giapponese Kao Corp, la francese Danone, mentre Unilever e HSBC vengono dal Regno Unito; investitori di fama internazionale come Credit Suisse e Jp Morgan invece risulterebbero tra gli stakeholder più attivi nella campagna di disincentivazione alla deforestazione; mentre tra i paesi europei più direttamente coinvolti nel sostenere con forza questa lotta ambientale ci sarebbero Germania e Olanda.

In fondo alla classifica invece, oltre a molte aziende cinesi, troviamo Kraft e Gap tra i marchi più famosi, mentre Tailandia e Venezuela sono tra gli stati meno attivi, tra i fondi più disinteressati alla deforestazione tra gli altri il Kuwait Investment Authority e il China National Security Found.

Forest supply chain
Dalla foresta al cibo: l’ipotesi di una catena di distribuzione

Grazie a progetti come questo si potrebbe fare molto contro la perdita delle foreste nel Mondo, considerando il fatto che l’80% degli investimenti finanziari di alcuni gruppi di grandi investitori si rivolge ancora ai prodotti derivati dall’industria del legname.

E partendo dall’equazione, sempre valida, ‘foreste = riparo’ contro catastrofi meteorologiche e difesa contro l’inquinamento, il problema continuerà ad essere della massima urgenza, ragionando in ottica green.

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