Fusione del plasma, ci stiamo arrivando?
La notizia proviene dal New Jersey, dove, stando ad una ricerca scientifica seguita dalla Lawrenceville Plasma Physics e pubblicata sul Physics of Plasma journal, sono stati fatti importanti progressi e ottenuti importanti risultati nell’ambito della fusione nucleare del plasma, una fusione che – a differenza di quella tradizionalmente conosciuta e in vigore in tanti paesi del mondo – rappresenta una prospettiva di energia pulita.

Se i risultati fossero confermati, sarebbe un grande passo avanti verso la produzione di energia alternativa e pulita; la fusione controllata del plasma, infatti, potrebbe contribuire a soddisfare la maggior parte del fabbisogno di energia al mondo, grazie alle illimitate quantità che verrebbero prodotte, con impatto ambientale quasi nullo (non ci sono emissioni di gas nocivi e le scorie prodotte dal processo sono limitate e dalla radioattività residua bassa).
Ma facciamo un passo indietro e vediamo cosa si intende per fusione. Il processo di fusione prevede il riscaldamento di alcuni elementi (tra cui l’idrogeno), fino alla trasformazione in gas ionizzato. Tale temperatura deve raggiungere un livello (molto elevato, parliamo di circa 107 gradi Kelvin) che consenta la fusione del nucleo di alcuni elementi, come, appunto, l’idrogeno e il boro.
Successivamente gli elementi, riscaldati e compressi (o densificati) per superare la carica elettrica contrastante (o repulsione coulombiana), data dalla positività elettrica dei nuclei, dà vita alla fusione.
Sarebbero tre le condizioni necessarie affinché la fusione del plasma possa avvenire e due di esse sono già state riprodotte in laboratorio con risultati soddisfacenti: il raggiungimento di una temperatura di fusione idonea e il confinamento dei nuclei da fondere. La terza variabile da determinare è la densità dei nuclei, necessaria perché la fusione si realizzi. Questo è il prossimo ambizioso traguardo del team, che si prefigge di raggiungere risultati scientificamente provabili entro la fine dell’anno.
Il processo di gassificazione degli elementi che precede la fusione, produce una serie di reazioni, dette aneutroniche, cioè che non libera neutroni (particelle difficili da controllare e causa della produzione di scorie nocive), e che la rende un processo pulito.
Gli scienziati mirano a trasformare queste particelle neutroniche (definiti combustibili aneutronici) in elettricità pulita, perché non lascia (o quasi) residui di scorie.
Produrre elettricità da elementi aneutronici segnerebbe una svolta epocale per tutto il sistema energetico mondiale, sia in termini di quantità di energia prodotta (a fronte di quantità minime di fonti primarie), sia in termini di impatto ambientale e sulla salute dell’uomo.
I combustibili aneutronici manderebbero definitivamente in pensione le centrali termonucleari di fissione e renderebbero un brutto ricordo del passato il problema delle scorie, delle radiazioni e dei disastri di cui, purtroppo, il mondo è stato spesso vittima più o meno consapevole.
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In realtà il copia e incolla è stato FATALE !!! 10 elevato alla 7 (ovvero 10 000 000 gradi kelvin o celsius dato che la differenza è esigua a quelle temperature !!!) non è proprio la definizione CORRETTA di fusione fredda anzi questa elevatissima temperatura è la cosa che blocca l’utilizzo della suddetta reazione per produrre energia dato che qualsiasi cosa che dovrebbe contenere la reazione sarebbe letteralmente “incendiata” all’istante !!! Per il resto si Internet è un bellissimo posto dove cercare e scrivere cose ma ribadisco l’importanza di un attenta analisi prima di pubblicare qualsiasi cosa di cui non si sia personalmente gli autori !!!!
Ma veramente non vi siete accorti che l’articolo originale è datato 3 aprile 2012?
107 kelvin è una temperatura elevata??!!
Però, altro che fusione a freddo! 😀