Ambiente

Protocollo di Kyoto: cosa prevedeva, quanto è stato rispettato

E anche cosa è cambiato nel tempo

Il Protocollo di Kyoto, firmato nel 1997 e entrato in vigore nel 2005, è stato il primo accordo internazionale vincolante per la riduzione delle emissioni di gas serra. È considerato la pietra miliare della diplomazia climatica, ma anche un esempio dei limiti della cooperazione globale di fronte all’emergenza ambientale. A oltre vent’anni di distanza, vediamo cosa prevedeva, chi lo ha rispettato e come si è evoluto con l’Accordo di Parigi e le politiche climatiche più recenti.

Protocollo di Kyoto: cosa prevedeva, quanto è stato rispettato

Cos’è il Protocollo di Kyoto e cosa prevedeva

Il Protocollo di Kyoto nasce nell’ambito della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) con un obiettivo chiaro: ridurre, nel periodo 2008-2012, le emissioni complessive dei paesi industrializzati di almeno il 5,2% rispetto ai livelli del 1990.

I gas serra considerati erano sei: anidride carbonica (CO2), metano (CH4), protossido di azoto (N2O) e tre gas industriali fluorurati (HFC, PFC, SF6). Ogni Paese aveva un obiettivo specifico in base al proprio livello di sviluppo e al contributo storico all’inquinamento.

L’Unione Europea, ad esempio, si impegnò a una riduzione complessiva dell’8%, mentre l’Italia a un taglio del 6,5%. I paesi in via di sviluppo, come Cina e India, furono invece esclusi da obblighi vincolanti.

Meccanismi flessibili: la finanza del carbonio

Per aiutare i paesi a raggiungere gli obiettivi, il Protocollo introdusse tre strumenti innovativi, detti meccanismi flessibili:

  • Emissions Trading: lo scambio di crediti di emissione tra Stati
  • Clean Development Mechanism: la possibilità per i paesi sviluppati di finanziare progetti puliti nei paesi in via di sviluppo ottenendo crediti di carbonio
  • Joint Implementation: cooperazione tra paesi industrializzati per ridurre le emissioni in modo congiunto.

Questi strumenti hanno dato vita al mercato del carbonio, ma sono stati anche criticati: spesso i crediti venivano usati per compensare invece di ridurre realmente le emissioni interne.

Chi ha rispettato il Protocollo di Kyoto?

Nel primo periodo di applicazione (2008-2012) alcuni paesi, come Regno Unito e Germania, hanno rispettato o superato gli obiettivi, mentre altri – tra cui Italia e Spagna – li hanno mancati, anche se parzialmente compensati con l’acquisto di crediti.

Gli Stati Uniti, pur firmatari iniziali, non hanno mai ratificato il Protocollo, ritenendo gli obblighi penalizzanti per la propria economia. Il Canada si è ritirato nel 2011, mentre la Cina e l’India non avevano impegni vincolanti.

Paese / Area Obiettivo Kyoto (2008-2012) Risultato Effettivo
Unione Europea (UE-15) -8% -12%
Italia -6,5% -4% (con crediti di compensazione)
Spagna -8% +15%
Germania -21% -23%
Stati Uniti Non ratificato +10%

In sintesi, l’UE nel complesso ha rispettato gli obiettivi, ma il successo è dovuto in parte alla crisi economica del 2008 e al calo della produzione industriale, più che a una reale transizione energetica.

Dal Protocollo di Kyoto all’Accordo di Parigi

Nel 2015, durante la COP21 di Parigi, la comunità internazionale ha voltato pagina: l’Accordo di Parigi ha sostituito il Protocollo di Kyoto introducendo un nuovo sistema.

Nel 2015, durante la COP21 di Parigi, la comunità internazionale ha voltato pagina: l’Accordo di Parigi ha sostituito il Protocollo di Kyoto introducendo un nuovo sistema, più flessibile e inclusivo, basato sui cosiddetti Contributi Nazionali Determinati (NDC).

Ogni Paese si impegna volontariamente a ridurre le proprie emissioni, con obiettivi aggiornabili ogni 5 anni. L’obiettivo comune è mantenere l’aumento della temperatura globale entro 1,5° rispetto ai livelli pre-industriali.

A differenza di Kyoto, l’Accordo di Parigi coinvolge tutti gli Stati, compresi Cina, India e Stati Uniti (rientrati ufficialmente nel 2021 sotto l’amministrazione Biden).

La situazione oggi nel 2025

Secondo i dati 2024 dell’IPCC e dell’Agenzia Europea dell’Ambiente:

  • Emissioni globali: continuano a crescere, seppur più lentamente (+1,1% annuo)
  • UE: ridotte emissioni del 33% rispetto al 1990
  • ltalia: ha raggiunto una riduzione del 26%, grazie alla transizione energetica, alle rinnovabili e all’efficienza industriale
  • Mondo: non è ancora sulla traiettoria per rispettare il limite di 1,5°

Con il Green Deal europeo e il pacchetto Fit for 55, l’UE punta a una riduzione del 55% entro il 2030 e alla neutralità climatica entro il 2050. L’Italia, attraverso il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC), è allineata a questi obiettivi.

Protocollo di Kyoto: cosa prevedeva, quanto è stato rispettato

Le principali criticità e lezione di Kyoto

Il trattato fu pesantemente condizionato fin dai suoi esordi dalla mancata adesione degli Stati Uniti, che nel 2001 generavano da soli il 36,2% delle emissioni globali. Inoltre, altri paesi firmatari, come Cina e India, vennero esonerati dagli obblighi previsti dal trattato perché non ritenuti tra i maggiori responsabili delle emissioni nocive nel precedente periodo di industrializzazione.

  • Mancanza di sanzioni efficaci per i paesi inadempienti
  • Difficoltà di includere i paesi in via di sviluppo
  • Mercato del carbonio non sempre trasparente
  • Obiettivi quantitativi ma non qualitativi (natura delle riduzioni)

Il Protocollo di Kyoto ha comunque aperto la strada a una governance climatica globale e a strumenti economici oggi centrali, come la carbon tax e i crediti di carbonio regolamentati.

E oggi cosa possiamo fare noi?

Oltre agli impegni istituzionali, ciascuno di noi può contribuire a ridurre le emissioni attraverso scelte consapevoli:

  • preferire energie rinnovabili e fornitori green
  • ridurre i consumi energetici domestici
  • scegliere mobilità sostenibile (trasporto pubblico, bici, treni, auto elettriche)
  • seguire diete più vegetali e locali
  • partecipare a programmi di riforestazione e tutela ambientale

Conclusione: l’eredità del Protocollo di Kyoto

Il Protocollo di Kyoto non ha salvato il pianeta, ma ha insegnato qualcosa di fondamentale: che la cooperazione internazionale sul clima è possibile, ma deve evolvere con meccanismi più ambiziosi e realistici. Oggi, con l’Accordo di Parigi e il Green Deal europeo, l’obiettivo è più chiaro che mai: azzerare le emissioni nette entro metà secolo.

Il tempo, però, è la vera variabile critica. Le lezioni di Kyoto non devono essere dimenticate: la prossima finestra per agire è adesso.

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Ultimo aggiornamento il 6 Ottobre 2025 da Rossella Vignoli

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Federica Ermete

Nata a Busto Arsizio nel 1982, dopo il diploma si trasferisce a Cremona – dove vive tutt’ora – per conseguire la laurea in ambito umanistico. Sia per formazione professionale che per passione personale, i suoi ambiti di specializzazione sono l’alimentazione, la salute, il fitness di cui è appassionata anche nella vita quotidiana, ed il benessere naturale. Collabora con entusiasmo con la redazione di Tuttogreen dal giugno 2020.

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2 Commenti

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