Ambiente

Specie animali e vegetali: allarme estinzione sempre più forte per le “Specie Bandiera”

L’Allarme estinzione per molte specie animali e vegetali risuona purtroppo sempre più forte..

Specie animali e vegetali: allarme estinzione sempre più forte per le “Specie Bandiera”

Dagli studi biologici emerge che, attualmente, sul nostro pianeta esistano tra i 5 e i 15 milioni di specie di piante, animali, microrganismi.

L’IUCN (the world conservation union) ha stimato nel suo rapporto annuale, che oggi, sono a rischio circa 1.130 specie , cioè il 23% dei mammiferi e 1.194 specie, il 12% degli uccelli, numeri davvero impressionanti.

Il WWF ha redatto una classificazione delle specie più a rischio, definendole “Specie bandiera“. Si tratta di animali molto conosciuti, simbolo anche della cultura e geografia mondiale, la cui scomparsa porterebbe, oltre che una grave alterazione della catena alimentare, un vuoto storico immenso. Eccone una rapida carrellata:

  • il panda gigante (orsetto simbolo dell’oriente -50% di esemplari)
  • la tigre (Tigre indiana: solo 1800 esemplari in tutta l’India, Tigre siberiana o tigre dell’Amur (soltanto 450esemplari ma come apprendiamo dal nostro Forum anche Putin è sensibilissimo), tigre indo-cinese: soltanto 300 presenti in Tailandia, Birmania, Vietnam e Cambogia, tigre di Sumatra: 400 individui che vivono allo stato libero, tigre Malese: solo 500 capi),
  • il gorilla, l’orso polare, l’elefante, il rinoceronte (solo 15000 specie, rispetto alle 80.000 del secolo scorso), il celacanto, i lemuri, la foca monaca (solo 350 – 400 individui), balene e capodogli, leopardo delle nevi (ne restano 7000), bisonte europeo (solo 3200 esemplari) e scimpanzé.

A livello mondiale, la causa principale dell’estinzione è il cambiamento dell’ecosistema, verificatosi a causa dei mutamenti del clima e del surriscaldamento della crosta terrestre. L’inquinamento e gli insediamenti umani hanno poi avuto un impatto sempre più distruttivo devastando l’assetto geomorfologico di molte zone, e mutandone le caratteristiche biologiche.

In Italia, secondo il Libro Rosso, redatto dal WWF e aggiornato periodicamente, le specie a rischio sarebbero concentrate maggiormente nelle montagne e nelle coste mediterrane e sono: Orso , la Lontra, lo Stambecco alpino, il Lupo, il Capriolo italico, l’Aquila del Bonelli, il Capovaccaio (uccello rapace del mediterraneo), la Pernice bianca, le  Tartarughe marine.

Ad aggravare la situazione, nel nostro Paese il fenomeno del bracconaggio e della caccia è ancora diffusissimo, nonostante l’inasprirsi della legislatura in materia.Lupi, lontre e stambecchi, così come i volatili sono quindi a rischio di estinzione, anche a causa di questi fenomeni di azione diretta dell’uomo. Gli uccelli poi subiscono moltissimo anche fenomeni d’inquinamento dell’aria, come smog ed elettrosmog.

In mare poi non è che lo cose stiano molto meglio a causa dell’inquinamento prodotto dall’aumento del traffico navale e dallo scarico dei rifiuti industriali che stanno provocando grandi alterazioni dell’ecosistema.

Una particolare attenzione deve essere infine rivolta ai pesci d’acqua dolce che stanno soffrendo più di altre specie a causa della mala gestione degli impianti idrici e della continua modifica dell’assetto geologico degli argini, dell’edilizia selvaggia e dell’inquinamento delle falde idriche che causano le distruzioni degli habitat naturali.

Dal WWF viene riportato che: “Delle circa 50 specie autoctone di pesci che vivono nei nostri fiumi, laghi e lagune, 3 si sono già estinte e 22 sono, a diverso grado, in pericolo di estinzione.”

La salvaguardia dei pesci d’acqua dolce rappresenta una sostanziale priorità di conservazione degli ambienti italiani: i pesci non solo sono importanti indicatori di qualità ambientale, ma rappresentano soprattutto gli elementi fondamentali di quella ricchezza di specie, biodiversità, che rischia di ridursi sempre più velocemente.

Nel bacino del Po si trovano molte delle specie endemiche in pericolo, eccone una rapida panoramica:

  • l’Anguilla, una delle specie più importanti per la pesca e per l’acquacoltura, in grado di vivere in una straordinaria varietà
    di ambienti, dalle acque oceaniche e marine costiere fino ai laghi e corsi d’acqua;
  • la Lampreda padana, anch’essa in forte riduzione per l’impoverimento dell’habitat.
  • lo Storione cobice, nel bacino del Po e in alcuni fiumi del Veneto, una specie che migra tra gli estuari dei fiumi per poi
    risalire nel periodo di riproduzione i grandi fiumi, oggetto soprattutto della pesca professionale.
  • la Trota marmorata, presente in alcuni corsi d’acqua dell’Italia settentrionale, tra le prede più ambite dei pescatori sportivi ma minacciata soprattutto da tutti gli interventi sui corsi d’acqua come la costruzione di argini artificiali, sbancamenti, prelievi di ghiaia, ma anche prelievi eccessivi di ghiaia, variazioni di portata dei fiumi per sfruttamento di energia elettrica, nei periodi di riproduzione.
  • Il Carpione del Garda che  vive solo nel Lago di Garda, anch’esso presente solo in acque pulitissime, ad alto rischio sia per la pesca eccessiva che per l’inquinamento delle acque del lago

A favorire tale situazione, secondo il WWF, è stata una grande confusione normativa, la frammentazione di competenze e risorse e la tardiva applicazione di direttive internazionali, in particolare la Direttiva Quadro Acque 2000/60/CE, e la Direttiva habitat 92/43/CE.

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