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UE e vivisezione con Horizon 2020: 7 anni per studiare metodi di ricerca alternativi agli animali

L’Unione Europea ha recentemente approvato Horizon 2020, un progetto che prevede lo stanziamento di oltre 70 miliardi di euro a soggetti pubblici e privati per l’elaborazione di processi di ricerca innovativi. Lo sviluppo di Horizon 2020 è previsto nel settennato 2014-2020, ed è il quadro per la ricerca più imponente mai finanziato fino a questo momento dall’UE.

UE e vivisezione con Horizon 2020: 7 anni per studiare metodi di ricerca alternativi agli animali

Tra le voci di spesa compare quella della sperimentazione animale. Parte dei fondi sarà infatti stanziata ai laboratori e alle aziende che s’impegneranno ad abbandonare i test sugli animali, per utilizzare invece riproduzioni robotiche e di microingegneria degli esemplari vivi: un approccio “human relevant”, diverso da quello “animal relevant” applicato finora.

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Un’evoluzione avvenuta già da tempo negli USA, il cui Governo è il maggiore azionista del National Institute of Health’s Automated Robot Techincians, il laboratorio robotico più all’avanguardia del mondo, che testa centinaia di sostanze chimiche ogni settimana utilizzando solo riproduzioni robotiche.

Secondo molti scienziati la richiesta di abbandono della sperimentazione animale non è indotta solo da motivazioni etiche e legali: elementi obiettivi, infatti, dimostrano come i dati scientifici ottenuti su esperimenti sugli animali siano spesso poco precisi e non dirimenti circa le effettive conseguenze della sostanza sull’organismo umano.

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Horizon 2020 costituisce l’opportunità per gli Stati europei di sviluppare e utilizzare tecnologie avanzate già presenti negli USA, per fare ricerca medica e farmacologica ricorrendo alle scienze del 21° secolo, che non usano gli animali“, sottolinea Gaia Angelini di Human Society International.

L’obiettivo di Horizon 2020 è in linea con una proposta di legge che ha recentemente raccolto 1 milione di firme: la finalità è quella di trovare un’alternativa alla sperimentazione animale e di rendere obbligatorio per la ricerca l’uso di dati specifici relativi alla specie umana. Incrociamo le dita, forse il cambiamento è davvero vicino.

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