Il 2020 è stato l’anno più caldo di sempre e quello in cui si è verificata la maggior concentrazione di CO2 nell’atmosfera, entrambi record decisamente negativi. Questo è quanto ha rilevato Copernicus, il programma europeo dedicato alla raccolta di dati sullo stato della Terra.
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Le temperature eccezionali registrate nella zona Artica, dove la calotta polare ha raggiungo un nuovo minimo di estensione, e in una Siberia, devastata da una serie anomala di incendi, nonché il notevole numero di tempeste tropicali nel Nord Atlantico, sono tutti dati che insieme fanno riflettere. Ormai è diventato fondamentale ridurre le emissioni di CO2 per fermare il decorso dei cambiamenti climatici.
La velocità di questi cambiamenti è sempre più sostenuta. Tutti gli anni di caldo record in Europa sono concentrati nell’ultimo decennio e le conseguenze sono sempre più potenzialmente drammatiche, perchè il clima influenza ogni aspetto della vita umana, dalla salute all’economia.
Vediamo tutti i dati forniti dal servizio europeo di analisi dei cambiamenti climatici di Copernicus.
Si tratta di un programma europeo di osservazione della Terra volto a raccogliere ed elaborare secondo criteri di uniformità e razionalizzazione informazioni sullo stato di salute del Pianeta. Considera vari ambiti, dallo stato di salute dei mari ai cambiamenti climatici.
Questi dati provengono da satelliti e sensori terrestri, marini e aerei che riproducono ed elaborano in tempo reale migliaia e migliaia di immagini estremamente dettagliate.
La maggior parte di dati e informazioni raccolte da Copernicus possono essere consultate in maniera libera e gratuita dai cittadini e dalle organizzazioni di tutto il Mondo.
Questo patrimonio informativo può essere, infatti, un importante supporto per sensibilizzare le persone verso importanti temi, ma anche per indirizzare decisioni strategiche dei Governi e delle aziende per apportare benefici ambientali, sociali ed economici.
Il programma Copernicus, oltre a fornire dati puntuali volti a determinare il fenomeno dei cambiamenti climatici, offre altri servizi, alcuni operativi già da anni e altri più recenti, che riguardano diversi ambiti. Come:
Secondo i dati raccolti, il 2020 può essere considerato, al pari del 2016, l’anno più caldo di sempre.
Questo dato è ancora più importante e degno di riflessione se si considera che 2016 e 2020 sono stati influenzati da due fenomeni climatici opposti come El Niño e la La Niña.
Le temperature rilevate hanno superato vari record negativi a livello globale, facendo di quest’anno il peggiore di sempre. Il 2020 dunque:
In particolare, la più grande deviazione annuale dalla media delle temperature dal 1981-2010 è
concentrata tra l’Artico e la Siberia, raggiungendo i 6° sopra la media
E non solo, in Europa:
L’Europa Occidentale è stata investita da un’ondata di caldo particolarmente intenso, tra fine luglio e inizio agosto, e il dato più preoccupante e che evidenzia come la situazione si stia rapidamente deteriorando è che nell’ultimo decennio si sono susseguiti una serie di anni segnati da temperature record.
L’Artico e la Siberia Settentrionale sono le regioni del mondo in cui nel 2020 si è registrato il maggior incremento delle temperature.
Qui, durante l’anno appena trascorso, le temperature sono state più alte in media di 3° con picchi di addirittura 6° in alcune specifiche aree.
La primavera e l’inverno sono state le stagioni più calde, ma anche in estate e in autunno si sono registrate temperature decisamente più alte della media.
La Siberia è stata inoltre interessata da una stagione degli incendi molto attiva e che si è protratta da maggio fino all’autunno, causando il rilascio di una quantità record di anidride carbonica.
La riduzione della calotta polare artica che ha registrato un nuovo record negativo di estensione nel periodo da luglio ad agosto.
Durante la seconda parte del 2020 il ghiaccio del mar Artico si è ridotto significativamente rispetto alle medie dello stesso periodo di tempo, vedendo luglio e ottobre come i mesi contraddistinti dal più basso livello di ghiaccio mai registrato.
Nel 2020 il livello di anidride carbonica, ovvero di CO2 nell’atmosfera, uno dei principali gas a effetto serra che determina l’aumento delle temperature e i cambiamenti climatici, ha continuato a crescere, registrando il record senza precedenti di una concentrazione pari a 413,1 ppm.
L’unico dato positivo, che non deve però far abbassare la guardia, riguarda un tasso di crescita più basso delle emissioni rispetto al 2019 (nel 2020 è 2,3 ± 0,4 ppm/anno, nel 2019 2,5 ± 0,2 ppm/anno) e significativo rispetto al 2015 (2.9 ppm/anno).
L’obiettivo, infatti, non è rallentare solo le emissioni, ma azzerare quelle prodotto dall’uomo.
Il lockdown più o meno generalizzato e ripetuto che ha interessato buona parte del pianeta nel 2020 secondo le stime del Global Carbon Project ha comportato una riduzione delle emissioni di CO2 di circa il 7%.
L’incidenza di questo dato sul totale delle emissioni è comunque difficilmente quantificabile in quanto il tasso di crescita globale di CO2 è determinato in ampia parte da processi naturali. In generale, le emissioni prodotte da elementi o eventi naturali come eruzioni vulcaniche e incendi vengono riassorbite naturalmente.
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