Auto a metano pulite? Con il catalizzatore IBTimes forse tra poco una realtà
Un nuovo brevetto di catalizzatore potrebbe abbattere le emissioni di anidride carbonica per le auto a metano. Il brevetto è comparso sulla rivista Science, ed è frutto di una collaborazione tra ricercatori dell’Università di Trieste e dell’Università della Pennsylvania.
Le emissioni delle auto a metano derivano da un elemento molto semplice: il gas non viene totalmente ossidato in acqua e anidride carbonica e una parte si perde. Anche se la percentuale di dispersione è ridotta, il risultato è deleterio in quanto il metano risulta uno dei più potenti gas a effetto serra. Un fenomeno che moltiplica sempre più i suoi effetti, se consideriamo la crescente diffusione dei mezzi alimentati a metano.
Il catalizzatore IBTimes risolverebbe questo problema, annullando le perdite. Il funzionamento di questo strumento viene illustrato da Paolo Fornasiero, docente di Chimica Generale e Inorganica all’Università di Trieste:
“Abbiamo progettato e realizzato delle nanoparticelle di metallo (il cuore del catalizzatore) e le abbiamo ricoperte da uno strato di ossido di cerio poroso (protettivo ma che consente ai reagenti, metano e ossigeno, di raggiungere il cuore del catalizzatore). In questo modo abbiamo ottenuto un catalizzatore core-shell. Ma non basta, queste unità di per se non sono termicamente stabili alle alte temperature di reazione. Con una chimica simile a quella del “lego” abbiamo quindi depositato queste unità su un materiale (ossido di alluminio) opportunamente trattato e modificato al fine di mantenerle ben separate le une dalle altre e soprattutto stabili nelle condizioni operative di processo. E’ stato un successo! Il catalizzatore è estremamente attivo e non si disattiva. Il guscio protettivo di ossido di cerio che circonda il cuore di palladio ritarda la decomposizione dell’ossido di palladio e quindi rende più stabile il catalizzatore“.
Da qui le logiche ed entusiastiche conclusioni: installando questo catalizzatore potremo dire di avere un’ auto a metano praticamente ad impatto zero. Ma sulla questione Fornasiero frena:
“Il catalizzatore sviluppato può certamente consentire un efficace abbattimento delle emissioni di metano incombusto dalle automobili a metano, a patto che superi test prolungati di stabilità in prototipi che utilizzano metano commerciale di bassa purezza. Bisogna ricordare che il motore a metano produce anche altri tipi di inquinanti quali gli ossidi di azoto che si formano per reazione a caldo tra l’ossigeno e l’azoto che sono presenti nell’aria di alimentazione del metano. Le temperature mediamente non elevatissime che si incontrano nella camera di combustione di un auto a metano (sono molto più elevate in una turbina a gas) fanno si che la quantità di ossidi di azoto prodotta non sia elevata. Esistono comunque tecnologie per ridurre o abbattere anche questo tipo di inquinante. Un altro problema è quello del particolato, tipico degli autoveicoli diesel, minimo ma non assente nei motori a metano. Il nostro catalizzatore può avere un benefico ruolo anche in tale settore“.
Il catalizzatore, in ogni caso, a breve diventerà un prodotto industriale. I principali competitors del settore automotive hanno già mostrato interesse per un’invenzione che ancora una volta vede protagonisti scienziati italiani, elemento di cui è giusto fregiarsi.
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Ultimo aggiornamento il 28 Gennaio 2019 da Rossella Vignoli