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Bio-retina solare, un’invenzione italiana

Lo diciamo con un pizzico di fondato orgoglio, è rigorosamente “made in Italy” la prima retina artificiale realizzata con materiali organici. La sperimentazione, che deve ancora concludersi, è portata avanti da un’equipe di ricerca dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, in collaborazione con il Centro per le nanoscienze e tecnologie di Milano.

Bio-retina solare, un’invenzione italiana

Del tutto biocompatibile, la protesi ha superato il collaudo in laboratorio ed ora è pronta per la sperimentazione animale.  Nelle intenzioni degli scienziati bisognerà attendere tra i 3 e i 5 anni prima di veder eseguiti i primi studi pilota sull’uomo, stadio ultimo di un progetto che punta ad offrire una valida risposta a chi soffre di malattie della retina, come la retinite pigmentosa o la degenerazione maculare, che causano di gravi problemi alla vista, fino alla cecità.

L’innovazione di questa retina artificiale risiede nell’utilizzo di un materiale organico, il P3HT, un polimero semiconduttore a base di carbonio che trova abituale utilizzo nelle celle solari organiche. Materiale che presenta una struttura analoga alla proteina che rende la retina sensibile alla luce.

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L’esperimento è stato condotto su una retina animale, prelevata a un ratto, i cui coni e bastoncelli, gli organelli sensibili alla luce, erano danneggiati. La retina è stato applicata su un substrato di vetro rivestito con un metallo conduttore trasparente, l’ossido di indio-stagno, e il polimero organico P3HT.  Colpito dalla luce, lo strato di polimero si è comportato come un fotorecettore artificiale, stimolando i neuroni della retina, anche se i ricercatori dovranno lavorare sulla capacità di recepire l’intero spettro delle frequenze luminose.

I vantaggi rispetto ai prototipi di retina artificiali fin qui realizzati a base di silicio sono in ogni caso tangibili: non c’è bisogno di  microtelecamere che acquisiscono le immagini, nè tantomeno di un computer che elabori e che le invii alla retina artificiale. Via anche le batterie, il brevetto italiano è completamente autonomo, stimola i neuroni e, rispetto alle convenzionali protesi retiniche, non produce calore.

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