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Bussi, la discarica più inquinante che c’è… ma nessuno lo sa!

Il problema ‘rifiuti’ raccontato dai media fornisce solo una fotografia parziale di una realtà molto più complessa e grave di quel che si possa immaginare. Siamo abituati alle immagini dei cumuli di immondizia per le strade delle grandi città, e più di recente televisione e giornali hanno raccontato l’emergenza in Campania agitando davanti agli occhi dell’opinione pubblica il caso emblematico di Napoli.

Bussi, la discarica più inquinante che c’è… ma nessuno lo sa!

Andando a fondo, però, scopriamo che la cattiva gestione dei rifiuti è una piaga che affligge altre realtà territoriali, anche le più insospettabili.

Chi si aspetterebbe, infatti, che uno dei paradisi naturali più incontaminati del nostro Paese, come è giustamente considerato il Parco Nazionale d’Abruzzo, celi in realtà la più colossale (e pericolosa) discarica abusiva d’Europa?

Succede a Bussi, piccolo comune abruzzese della Provincia di Pescara, dove tra boschi rigogliosi, riserve naturali protette, fiumi e ruscelli cristallini il Corpo Forestale dello Stato ha scoperto nei mesi scorsi l’abnorme quantitativo di 500 mila tonnellate di rifiuti tossici e inquinanti abbandonati su una superficie grande come venti campi da calcio che, si sospetta, abbiano contaminato l’intera zona e le falde acquifere del territorio con enormi rischi per la salute dei suoi abitanti.

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La scoperta della mega-discarica abusiva risale alla primavera del 2007 anche se il fatto non ha (stranamente) meritato gli onori della cronaca. E così, protetta da un imbarazzante silenzio mediatico e dall’indifferenza generale, la storia di Bussi è rimasta parzialmente nascosta all’opinione pubblica per tutti questi anni.

A guadagnare l’interesse dei giornali ci ha pensato la magistratura che nel 2011 ha aperto un fascicolo per individuare i responsabili dello scempio tra i quali oggi figurano 19 dirigenti e personalità illustri dell’ex gruppo Montedison – che a quel tempo gestivano il polo chimico di Bussi sul Tirino – e gli enti regionali di gestione dell’acqua.

Per loro l’accusa inizialmente formulata dal Gip è di disastro doloso, avvelenamento delle acque, commercio di sostanze contraffatte e turbata libertà degli incanti. Molti di loro sono stati già scagionati dai principali capi di imputazione, per molti altri le accuse sono stati riformulate e alleggerite, ma per la maggior parte dei dirigenti del colosso industriale chimico il caso è ancora aperto.

Nell’ambito del processo il Comune di Pescara si è costituito parte civile lo scorso ottobre, ma quel che più preoccupa cittadini e inquirenti (oltre al danno ambientale inestimabile) sono i sospetti che l’acqua contaminata da pericolose sostanze chimiche sia arrivata ai rubinetti delle abitazioni.

La discarica sarebbe stata edificata tra il 1963 e il 1972 su un terreno di proprietà della allora ‘Come Iniziative Immobiliari srl’, oggi Montedison srl, e destinata allo smaltimento illegale di ogni genere di rifiuto. Ma la cosa più inquietante e inaccettabile è che ad oggi, nonostante il caso sia stato portato alla luce, non esista ancora un piano di bonifica adeguato, mentre la messa in sicurezza dell’area è affidata a qualche telone di plastica sotto i quali si nascondono veleni tossici che continuano ad inquinare il terreno e a riversarsi nel fiume Tirino che attraversa tutto il paese. Già, il Tirino, quel fiume da qualche parte, sul web, è ancora descritto come ‘uno dei fiumi più limpidi e puliti d’Italia’…

Proprio grazie all’abbondanza di acque fluviali e alla presenza di una rete ferroviaria tra le più antiche d’Italia, già alla fine del 1800 Bussi era considerata uno dei siti più interessanti per lo sviluppo del comparto chimico-industriale italiano, tanto che nel 1848 diventò la prima città operaria abruzzese. Centrali idroelettriche, impianti elettrochimici e stabilimenti legati a questa mirabolante espansione industriale, diedero da lavorare alla maggior parte degli abitanti  e cambiarono in breve tempo il volto di tutta la zona dell’Alta Val Pescara. Come oggi sappiamo, il prezzo di tutto ciò è una contaminazione senza eguali, la cui reale gravità non è ancora calcolabile.

Certo, mancano le certezze giuridiche e tutti i riscontri scientifici del caso, ma visto che la zona è posta sotto sequestro e che nessun piano di bonifica è stato ancora avviato, è facile immaginare che la situazione sia destinata soltanto a peggiorare. La discarica più grande d’Europa nel cuore verde dell’Abruzzo: una vergogna sotterrata con i suoi veleni da anni e anni di malaffare, silenzi, impunità e indifferenza. E mentre le lungaggini giudiziarie proseguono nella loro lenta marcia, l’ombra di nuovi, terribili sospetti si addensano sul fantasma della Montedison.

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Erika Facciolla

Giornalista pubblicista e web editor free lance. Nata a Cosenza il 25 febbraio 1980, all'età di 4 anni si trasferisce dalla città alla campagna, dove trascorre un'infanzia felice a contatto con la natura: un piccolo orticello, un giardino, campi incolti in cui giocare e amici a 4 zampe sullo sfondo. Assieme a lattughe, broccoli e zucchine coltiva anche la passione per la scrittura e la letteratura. Frequenta il liceo classico della città natale e dopo la maturità si trasferisce a Bologna dove si laurea in Scienze della Comunicazione. Dal 2005 è pubblicista e cura una serie di collaborazioni con redazioni locali, uffici stampa e agenzie editoriali del bolognese. Nel 2011 approda alla redazione di TuttoGreen con grande carica ed entusiasmo. Determinata, volitiva, idealista e sognatrice, spera che un giorno il Pianeta Terra possa tornare ad essere un bel posto in cui vivere.

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