Carne e ormoni, un connubio indissolubile
Ma quali pericoli ci sono per la salute umana
Carne e ormoni è veramente un connubio indissolubile? L’argomento è complesso alcuni scienziati, nel corso degli anni, hanno provato a dare un quadro più preciso della situazione, analizzando il problema da vari punti di vista e con diversi tipi di dati. Vediamo quindi il ruolo degli ormoni negli allevamenti intensivi, perché si usano e quali sono i rischi.

Sommario
Perché si danno ormoni agli animali. negli allevamenti intensivi
Gli ormoni sono sostanze chimiche impiegate in alcuni allevamenti intensivi per stimolare la crescita degli animali o per aumentare la loro produttività, come nel caso della produzione di latte.
Tuttavia, il loro utilizzo è un argomento controverso, con profonde differenze normative tra Europa e Stati Uniti, e numerosi studi hanno messo in luce i rischi legati al loro impiego sia per la salute umana che per il benessere animale.
Perché si usano gli ormoni negli allevamenti intensivi?
Gli ormoni vengono somministrati agli animali per diverse ragioni, legate principalmente all’aumento dell’efficienza produttiva. Il loro ruolo è di:
- Stimolare la crescita degli animali: utilizzati per accelerare la crescita di animali come bovini, suini e pollame, permettendo loro di raggiungere il peso di macellazione più rapidamente, riducendo i tempi e i costi legati all’allevamento
- Aumentare la produzione di latte: ormoni come la somatotropina bovina ricombinante (rBST) vengono somministrati alle mucche per incrementare la produzione di latte, aumentando la resa per singolo animale
- Regolare la riproduzione: per sincronizzare i cicli riproduttivi, aumentando l’efficienza della riproduzione controllata
Tipi di ormoni utilizzati
Negli allevamenti intensivi, gli ormoni più comunemente somministrati includono:
- Estrogeni: per promuovere la crescita muscolare e la maturazione degli animali
- Testosterone: per la crescita e il rafforzamento muscolare nei bovini
- Progesterone: per regolare i cicli riproduttivi e a sincronizzare la fertilità
- Somatotropina bovina (rBST): per aumentare la produzione di latte nelle mucche da latte
- Ormoni sintetici: per accelerare la crescita dei bovini
Le regole sull’uso degli ormoni in Europa e negli USA
In Europa, l’uso di ormoni per la crescita degli animali è vietato. Dal 1981, l’UE ha adottato una posizione rigorosa per proteggere la salute dei consumatori e il benessere animale. La normativa europea vieta sia l’uso di ormoni naturali che sintetici negli animali destinati alla produzione alimentare. Questo divieto si basa sul principio di precauzione, in quanto non è stato possibile escludere con certezza i rischi per la salute umana.
Negli Stati Uniti la pratica di aggiungere ormoni steroidei sintetici o naturali agli alimenti dei bovini per aumentarne l’apporto di carne è approvata fin dagli anni ’50 dalla FDA e gli allevatori di circa un terzo del bestiame di USA e Canada ottengono da questi trattamenti introiti finanziari importanti. Sono autorizzati sia ormoni naturali (ad esempio estrogeni e testosterone) che sintetici. Tuttavia, l’uso di ormoni per aumentare la produzione di latte, come l’rBST, è consentito ma controverso, e molte aziende statunitensi hanno scelto di non utilizzarli a causa delle preoccupazioni dei consumatori.
Carne e ormoni: il rischio per la salute umana
Il rischio, secondo vari ricercatori, è che residui di ormoni non steroidei, come il DES cioè il dietilstilbestrolo, si possano depositare in natura per un certo periodo di tempo e provocare disfunzioni agli apparati riproduttivi e persino gravi malattie come i tumori.
Secondo un rapporto del Comitato Scientifico Europeo per le Misure Veterinarie (1999), l’esposizione agli ormoni somministrati agli animali può avere effetti negativi sulla salute umana, specialmente nei bambini e negli adolescenti, aumentando il rischio di disturbi ormonali, tumori (come il tumore al seno e alla prostata) e pubertà precoce.
E non solo, gli ormoni resisterebbero anche alle procedure di macellazione della carne. In questo senso, altri sudi pubblicati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità hanno sottolineato che residui di ormoni nella carne possono interferire con il sistema endocrino umano, con effetti potenzialmente cancerogeni.
Gli effetti nocivi per la salute umana, per l’ambiente e per gli animali non sono ancora dimostrati pienamente, ma un recente studio avrebbe preso in considerazione, tra i rischi, possibili alterazioni dello sviluppo fetale nei figli di donne statunitensi che consumano la carne regolarmente.
Nell’incertezza, che permane, forse non resta, almeno ai più dubbiosi, che adottare nuovi comportamenti alimentari più “sani”, optando magari per il consumo di carne biologica o biodinamica o addirittura per una dieta vegetariana.
Il rischio per la salute animale
Gli ormoni somministrati agli animali possono causare effetti collaterali, come infezioni, disturbi metabolici e problemi al sistema riproduttivo.
Ad esempio, l’uso dell’rBST nelle mucche da latte è stato associato a un aumento delle mastiti, malattie dolorose che richiedono ulteriori trattamenti antibiotici.
Il rischio della resistenza agli antibiotici
Anche se non direttamente legata agli ormoni, la loro somministrazione è spesso associata a pratiche intensive che prevedono l’uso massiccio di antibiotici per prevenire infezioni in animali stressati.
Questo contribuisce alla diffusione della resistenza agli antibiotici, un problema globale per la salute pubblica.
Come rilevare gli ormoni nella carne
Sappiamo che gli ormoni nella carne non fanno decisamente bene alla salute umana, e neppure a quella animale, ed il loro utilizzo negli allevamenti intensivi è vietato da anni in UE e regolamentato negli USA.
Passiamo ad un’altra informazione: la carne che finisce nelle nostre tavole potrebbe non essere propriamente naturale, questo è quanto potremmo dedurre stando alle ultime analisi pubblicate dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare.
Gli esperti infatti fanno notare come le tecniche attualmente utilizzate per verificare la presenza di sostanze estranee, ad esempio gli ormoni, non siano del tutto efficaci poiché presentano una serie di limiti.
La presenza di eventuali animali sottoposti a trattamento ormonale viene rilevata solo se il test del sangue o delle urine viene effettuato in giornata. Già dopo soli 2 giorni la sostanza non viene più identificata. In più si possono individuare solo sostanze ad un certo livello di concentrazione, per cui se gli animali avessero subito il trattamento ma ad un valore sotto-soglia il campione risulterebbe comunque pulito.
A tutto questo aggiungiamo un mercato di sostanze sintetiche continuamente in evoluzione che riuscirebbe a sfuggire a qualsiasi rilevazione fino ai nuovi aggiornamenti degli elenchi.
I dati sulla situazione europea sono tranquillizzanti: solo lo 0,25% di tutti i campioni (nel quinquennio 2005-2010) risulta fuori norma a causa della presenza di contaminanti ambientali, in Italia la percentuale scende addirittura allo 0,15%.
Aspetti pericolosi e negativi dei residui ormonali nella carne
L’uso di ormoni negli allevamenti intensivi presenta diversi aspetti negativi:
- Residui negli alimenti: possono lasciare tracce nella carne e nel latte, che vengono poi ingerite dai consumatori. Questo può alterare gli equilibri ormonali umani, con rischi per la salute.
- Impatto sul benessere animale: aumentano lo stress sugli animali, forzandone i processi naturali di crescita o di produzione. Ciò può provocare problemi di salute, infezioni e un generale peggioramento della qualità della vita degli animali.
- Effetti ambientali: rilasciati nelle deiezioni animali possono contaminare il suolo e le acque, interferendo con la fauna selvatica e gli ecosistemi. Gli ormoni sintetici possono avere effetti negativi sugli organismi acquatici, alterandone i cicli riproduttivi.
- Conseguenze a lungo termine: l’esposizione prolungata potrebbe avere effetti cumulativi sulla salute umana, con rischi difficili da prevedere.
Altre sostanze proibite nella carne
Ma a fronte dei limiti dei metodi di rilevazione possiamo stare davvero tranquilli o i dati sono inattendibili?
Bisogna comunque prestare attenzione a varie sostanze potenzialmente pericolose e oramai presenti nella nostra catena alimentare: diossina, policlorobifenile o PCB, contaminanti ambientali (come i ritardanti di fiamma), rame, zinco e selenio.
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Ultimo aggiornamento il 28 Aprile 2025 da Rossella Vignoli
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