La Geoingegneria, nuova frontiera della scienza ambientale
Per sequestrare CO2 in modo naturale
Sequestrare per secoli l’anidride carbonica e deviare le radiazioni solari dalla superficie terrestre sono i due grandi temi che la Geoingegneria sta approfondendo, con l’obiettivo di diminuire i cambiamenti climatici dovuti all’effetto serra.
Sommario
Cos’è la Geoingegneria
È una nuova specializzazione ha per tema conduttore l’intervento dell’uomo sul clima ma solo con mezzi sostenibili.
Cosa fa la Geoingegneria
Questa scienza si divide in due grandi settori, la Geoingegneria solare (Solar Radiation Management) che studia come diminuire il surriscaldamento riducendo le radiazioni solari che colpiscono la Terra, e la Geoingeneria per la rimozione o il sequestro dell’anidride carbonica (Carbon Dioxide Removal).
Cos’è la Geoingegneria solare
Le tecniche studiate da questo settore per ridurre le radiazioni e così diminuire l’effetto serra sono tre:
- Iniezione di aerosol stratosferici: disperdendo delle particelle riflettenti (come i solfati) nell’atmosfera superiore è possibile aumentare la riflessione della luce solare nello spazio
- Schermi solari nello spazio: installando degli specchi o dispositivi riflettenti nell’orbita terrestre è possibile deviare una parte della radiazione solare
- Schiarimento delle nubi marine: spruzzando delle particelle d’acqua salata nelle nubi sopra gli oceani potrebbe aumentare la loro capacità di riflessione.
Cos’è la rimozione dell’anidride carbonica
Questa parte sta sviluppando delle tecniche per sequestrare l’anidride carbonica presente nell’atmosfera così da ridurre l’effetto serra.
- Bioenergia con cattura e stoccaggio del carbonio: coltivare biomassa per produrre energia e catturare la CO2 emessa, immagazzinandola nel sottosuolo
- Cattura diretta della CO2 dall’aria: utilizzare macchine per aspirare la CO2 direttamente dall’atmosfera e immagazzinarla
- Fertilizzazione degli oceani: aggiungere nutrienti (come ferro) agli oceani per stimolare la crescita di fitoplancton, che assorbe CO2 durante la fotosintesi
- Riforestazione e afforestazione: piantare alberi per assorbire CO2 dall’atmosfera
I progetti di Geoingegneria nel mondo
Di questo nuovo settore fanno parte ipotesi e progetti vari come mandare degli specchi orbitanti nell’atmosfera per deviare i raggi solari, oppure valutare la fattibilità di raffreddare il pianeta attraverso gas dispersi in forma aerea, e la possibilità di catturare la CO2 nei fondali marini con l’ausilio di microalghe e polvere di ferro.
Diversi progetti di ricerca e sperimentazione sono in corso in tutto il mondo, anche se la maggior parte è ancora in fase preliminare, come il progetto SCoPEx (Solar Climate Engineering) che vede alcuni ricercatori della Harvard University testare l’iniezione di piccole quantità di particelle di carbonato di calcio nella stratosfera per studiare gli effetti sul riflesso della radiazione solare. I test sperimentali hanno attirato però molte critiche da parte degli ambientalisti.
Un progetto di rimozione della CO2 dall’atmosfera che utilizza tecnologie avanzate di cattura diretta (Direct Air Capture) è in fase di sperimentazione e vede coinvolte aziende come Climeworks (Svizzera) e Carbon Engineering (Canada), con impianti operativi, come quello in Islanda chiamato Orca. Tuttavia si è ancora in fase di implementazione, ma i costi elevati e la scalabilità dell’esperimento costittiuiscono ancora dei grandi limiti significative.
Organizzazioni come l’Intergovernmental Panel on Climate Change e varie aziende energetiche stanno portando avanti un progetto di Bioenergy with Carbon Capture and Storage, che combina la produzione di bioenergia con la cattura e lo stoccaggio del carbonio, per ottenere emissioni negative. Al momento ci sono alcuni impianti-pilota, ma la tecnologia non è ancora ampiamente diffusa.
Progetto di fertilizzazione degli oceani
In questo caso il progetto tratta della fertilizzazione degli oceani in modo da favorire lo sviluppo di microalghe che trattengano l’anidride carbonica. A livello sperimentale sono coinvolti privati e accademia.
Il progetto si chiama Eifex (European Iron Fertilization Experiment) coordinato dall’istituto tedesco Alfred Wegener, ha cosparso un’area oceanica di 167 kmq con tonnellate di solfato di ferro, inducendo la proliferazione del fitoplancton, insieme di organismi unicellulari che si pone alla base della catena alimentare marina.
L’obiettivo è stimolare la crescita di fitoplancton per aumentare l’assorbimento di CO2.
Tracciando i movimenti del plancton, i ricercatori hanno stimato che per ogni atomo di ferro distribuito nell’oceano quasi 13.000 atomi di carbonio erano stati sequestrati dall’atmosfera attraverso il processo di fotosintesi delle microalghe. Questo tipo di procedura ha avuto delle opinioni controverse nel mondo scientifico.
Nature, la rivista che ha pubblicato i risultati di questo test, rivela che le conoscenze in merito a questo approccio sono ancora incomplete. Non bisogna poi dimenticare che la Convenzione di Londra, trattato internazionale sull’inquinamento degli oceani, nel 2007 stabiliva come ingiustificata la fertilizzazione degli oceani.
I timori degli scienziati sono fondati: si temono effetti collaterali come l’aumento dell’acidificazione degli oceani, la proliferazione di alghe tossiche, o peggio ancora, la diminuzione di ossigeno nelle acque.
Ci sono invece dei ricercatori che invece esortano ad andare avanti su questa strada, proprio per ottenere delle risposte a quesiti insoluti.
Quello che preoccupa invece tutti è l’aumento inesorabile delle emissioni di CO2, che sono sempre più elevate. Serve correre ai ripari, al più presto, cercando soluzioni poco impattanti sull’ambiente… anche facendo tentativi strampalati con le alghe.
Implicazioni della Geoingegneria
Questa scienza, pur essendo modernissima, è in una fase di ripensamento, poiché comporta numerose questioni etiche, ambientali e geopolitiche, che sono ad oggi oggetto di un ampio dibattito.
A livello ambientale, le tecniche suggerite dalla geoingengneria comportano numerosi effetti collaterali che vanno dall’alterazione dei modelli climatici regionali alla siccità fino a piogge estreme in alcune aree.
Inoltre, innescare dei cambiamenti in maniera artificiale potrebbe influenzare anche la sopravvivenza degli ecosistemi terrestri e marini.
Infine l’aspetto più dibattuto è che soluzioni di questo tipo siano ‘per sempre’, vin colando l’umanità ad una manutenzione costante, con il rischio che interromperla faccia aumentare rapidamente le temperature globali.
Progetti di questo tipo comportano anche diverse questioni geopolitiche, perché saranno certamente i paesi più ricchi a sviluppare queste tecnologie e diventa difficile imporle come soluzione ai paesi più poveri. Su questo tema non esistono ancora regole internazionali chiare. Inoltre, alcune aree potrebbero trarne beneficio, mentre altre subirebbero danni.
Ridurre le emissioni di gas serra deve essere l’obiettivo primario, non sarà certo una tecnologia che la sequestra o la riduce a risolverlo.
Foto di copertina di Peggychoucair da Pixabay
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Ultimo aggiornamento il 4 Dicembre 2024 da Rossella Vignoli
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