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Ma le caraffe filtranti funzionano veramente?

Cosa filtrano davvero le caraffe filtranti, cosa no e come usarle senza illusioni (né sprechi).

Sono ovunque: sugli scaffali dei supermercati, nelle pubblicità che promettono “acqua pura” e nelle cucine di chi vuole ridurre la plastica delle bottiglie. Ma le caraffe filtranti funzionano davvero come immaginiamo? E, soprattutto, sono la risposta giusta per bere acqua più sicura e sostenibile?

Ma le caraffe filtranti funzionano veramente?

In questa inchiesta proviamo a mettere in fila dati scientifici, certificazioni internazionali e promesse dei produttori per capire cosa le caraffe filtranti fanno davvero, cosa non possono fare e come usarle al meglio.

Come funzionano davvero le caraffe filtranti

La maggior parte delle caraffe filtranti in commercio utilizza una combinazione di carbone attivo e resine a scambio ionico. L’acqua del rubinetto viene versata nella parte superiore della caraffa, passa lentamente attraverso la cartuccia filtrante e viene raccolta nella vasca inferiore pronta da bere.

  • Carbone attivo: cattura sostanze organiche, cloro e composti che alterano gusto e odore
  • Resine a scambio ionico: scambiano alcuni ioni (come calcio e magnesio) con altri ioni
    (spesso sodio, potassio o idrogeno) riducendo la durezza e parte dei metalli pesanti
  • Maglia filtrante: trattiene particelle più grossolane provenienti dalle tubature

La maggior parte dei produttori importanti (es. BRITA, Laica, PUR) progetta le cartucce per ridurre cloro, calcare e alcuni metalli (come piombo e rame), oltre a sostanze che possono influire sul sapore.

Le certificazioni: cosa garantiscono (e cosa no)

Per capire cosa filtra davvero una caraffa bisogna guardare le certificazioni. Le principali, rilasciate da organismi come NSF International, sono:

  • NSF/ANSI 42: riduzione di contaminanti estetici come cloro, gusto e odore, particolato
  • NSF/ANSI 53: riduzione di contaminanti con effetti sulla salute, come piombo, alcuni pesticidi, cisti)
  • NSF/ANSI 401: riduzione di contaminanti emergenti come alcuni farmaci, PFAS e altri microinquinanti

Attenzione: non tutte le caraffe hanno tutte le certificazioni, e spesso sono certificate solo per alcuni contaminanti specifici. Senza certificazione, le promesse restano solo dichiarazioni di marketing.

Cosa filtrano davvero: cosa dicono studi e produttori

1. Cloro, gusto e odore

Quasi tutte le caraffe filtranti di fascia medio-alta sono progettate per ridurre cloro, gusto e odore sgradevoli. È l’effetto più evidente: l’acqua risulta più morbida e neutra al palato.

Il carbone attivo è molto efficace su cloro e composti organici volatili, ed è esattamente ciò che certificazioni come NSF/ANSI 42 vanno a misurare.

2. Calcare e durezza

Molte caraffe, come i modelli con filtri MAXTRA PRO di BRITA o i filtri bi-flux di Laica, dichiarano la riduzione di durezza delll’acqua e sciolgiere il calcare, spesso fino al 70–90%, a beneficio sia del gusto sia degli elettrodomestici (bollitori, macchine del caffè).

In pratica: l’acqua può lasciare meno incrostazioni, ma non diventa acqua distillata né priva di sali minerali. Alcuni filtri sono espressamente progettati per preservare calcio e magnesio utili all’organismo.

3. Metalli pesanti e PFAS: quanto sono efficaci?

Alcune caraffe con filtri avanzati dichiarano la riduzione di piombo e rame, e in diversi test indipendenti i filtri a brocca hanno effettivamente ridotto una quota importante di piombo (in alcuni casi oltre il 50–70%).

Sul fronte dei PFAS (le famose sostanze perfluoroalchiliche), diversi studi recenti hanno valutato le performance delle brocche domestiche. Una ricerca del 2024, ad esempio, ha confrontato vari filtri a caraffa (Brita, ZeroWater, Aquagear, ClearlyFiltered) mostrando una riduzione significativa di molti PFAS, anche se con prestazioni diverse da modello a modello e con efficacia che cala man mano che il filtro si esaurisce.

Conclusione: in presenza di PFAS o metalli pesanti, le caraffe possono aiutare a ridurre l’esposizione, ma nella maggior parte dei casi non sono una soluzione definitiva se i livelli di contaminazione sono elevati. In quei casi servono sistemi più robusti (osmosi inversa, filtri sottolavello multistadio) e un’analisi dell’acqua.

4. Microplastiche e nuovi inquinanti

Le microplastiche sono uno dei grandi temi del momento. Alcuni filtri a caraffa con carbone attivo e resine possono catturare una parte delle particelle più grandi, ma non sono stati pensati per eliminare in modo completo micro e nanoplastiche.

Esistono cartucce-salute o health expert che dichiarano la riduzione di microplastiche e PFAS, ma anche in questo caso l’efficacia va valutata alla luce delle certificazioni specifiche e della manutenzione corretta del filtro.

Cosa le caraffe filtranti NON fanno (e non dovrebbero promettere)

Nonostante il marketing molto spinto, le caraffe filtranti non sono depuratori totali. Ecco alcuni limiti importanti:

  • Non potabilizzano acqua non sicura: non sono pensate per rendere potabile acqua microbiologicamente contaminata (batteri, virus, parassiti)
  • Non eliminano tutti i nitrati e tutti i inquinanti chimici: alcune riduzioni sono possibili, ma non c’è garanzia di rimozione totale
  • Non desalinizzano: non rendono dolce l’acqua di mare o salmastra.
  • Non sostituiscono i controlli sulla rete idrica: in Italia l’acqua di rubinetto è sottoposta per legge a controlli rigorosi, la caraffa interviene solo a valle
  • Non funzionano all’infinito: se il filtro non viene cambiato nei tempi giusti, l’efficacia cala e può diventare un ambiente favorevole ai batteri

Pensare che la caraffa risolva qualsiasi problema è pericoloso, perché può dare una falsa sensazione di sicurezza.

Vantaggi reali: quando ha senso usare una caraffa filtrante

  • Miglior gusto: elimina o riduce il sapore di cloro e odori sgradevoli, rendendo più piacevole bere acqua del rubinetto
  • Meno plastica monouso: se sostituisce l’acqua in bottiglia riduce sensibilmente rifiuti e trasporti
  • Risparmio economico: anche considerando i ricambi, il cost per litro è in genere molto più basso rispetto all’acqua in bottiglia
  • Protezione degli elettrodomestici: riducendo il calcare si riducono incrostazioni e manutenzioni su bollitori, macchine del caffè
  • Riduzione di alcuni contaminanti: in presenza di piombo o PFAS, alcuni modelli certificati possono ridurre significativamente l’esposizione.

Gli aspetti negativi da considerare

  • Costo dei filtri: i ricambi hanno un costo continuo; se non li cambi, la caraffa serve a poco
  • Rischio di proliferazione batterica: se l’acqua filtrata rimane troppo a lungo a temperatura ambiente o se il filtro è vecchio, il rischio aumenta
  • Illusione di sicurezza totale: senza analisi dell’acqua e nsenza leggere le certificazioni, è impossibile sapere cosa viene davvero ridotto
  • Rifiuti da filtri: i filtri usati sono rifiuti compositi (plastica + resine + carbone); non tutti i produttori offrono programmi di raccolta dedicata

Prezzi medi e modelli comuni sul mercato

Sul mercato italiano, una caraffa filtrante di marca (es. BRITA, Laica) costa in media tra i 20 e i 40 euro per i modelli standard da 2–3 litri, con punte fino a circa 80–100 euro per versioni “di design” o in vetro.

  • BRITA Marella / Style / Aluna: caraffe in plastica con filtri MAXTRA PRO (All-in-1 o Limescale Expert), dichiarano riduzione di cloro, calcare, alcuni metalli e PFAS
  • Laica Stream Line / BIG Roma: caraffe con filtri bi-flux che riducono cloro, calcare, alcuni metalli pesanti e certi pesticidi e erbicidi, mantenendo i sali minerali utili.
  • Altre marche (ZeroWater, PUR, ecc.): spesso puntano su prestazioni più spinte su TDS, metalli o specifici contaminanti, ma vanno sempre verificate le certificazioni e il costo dei filtri

I filtri di ricambio hanno costi variabili, ma mediamente siamo tra 5 e 10 euro a cartuccia se acquistati in confezioni multiple.

Come usare (bene) una caraffa filtrante

Se decidete di usare una caraffa filtrante, la differenza non la fa solo il modello, ma come la tratti ogni giorno.

  • Rispettare i tempi di cambio filtro: in genere ogni 4 settimane o ogni 100–150 litri (controlla le indicazioni del produttore)
  • Lavare regolarmente la caraffa: la parte in plastica va lavata a mano con acqua e poco detergente delicato, sciacquando bene
  • Conservare in frigo: se possibile, tenere la caraffa in frigorifero riduce il rischio di proliferazione batterica
  • Non usare con acqua microbiologicamente non sicura: è scritto su quasi tutti i manuali, ma spesso lo dimentichiamo
  • Non allungare la vita del filtro: se l’indicatore segnala che il filtro è da cambiare, fallo davvero
  • Non riempire d’acqua stagnante: se restano pochi millimetri di acqua vecchia, è meglio svuotare e riempire completament

Tabella riassuntiva su cosa fanno e cosa non fanno le caraffe filtranti

In breve, cosa fanno e cosa non fanno le caraffe filtranti?

Ambito Cosa fanno (in genere) Cosa NON fanno Consigli di utilizzo e manutenzione
Gusto e odore Riduzione di cloro, odori sgradevoli, sapore di piscina Non trasformano automaticamente qualsiasi acqua in gourmet Cambia il filtro nei tempi indicati; se il gusto peggiora, sostituisci subito la cartuccia
Calcare e durezza Riduzione parziale di calcare e durezza, con meno incrostazioni Non eliminano completamente tutti i sali minerali Ideali per acqua medio-dura; per calcare estremo valuta soluzioni più robuste (addolcitore, osmosi)
Metalli pesanti Alcuni modelli certificati riducono piombo, rame e altri metalli Non garantiscono sempre la rimozione totale in caso di contaminazione elevata Verifica le certificazioni (NSF/ANSI 53) e, in caso di dubbi, fai analizzare l’acqua
PFAS e microinquinanti Alcuni filtri avanzati riducono PFAS e contaminanti emergenti Non sostituiscono sistemi professionali se l’inquinamento è importante Scegli modelli con certificazione NSF/ANSI 401 o dati di laboratorio pubblici
Microplastiche Possono trattenere una parte delle particelle più grandi Non eliminano tutte le micro e nanoplastiche Non considerare la caraffa una “barriera totale” contro le plastiche: serve agire a monte sulla qualità dell’acqua
Microbiologia In condizioni normali, non aggiungono contaminazione se ben mantenute Non sono sterilizzatori: non rendono potabile acqua microbiologicamente contaminata Non usare con acqua potenzialmente infetta; conserva in frigo e lava spesso caraffa e coperchio
Ambiente Riduzione dell’uso di bottiglie in plastica e dei trasporti Non eliminano del tutto i rifiuti (filtri usati, materiale plastico) Scegli marchi che abbiano programmi di raccolta dei filtri usati; smaltisci correttamente i componenti
Economia Costo per litro inferiore all’acqua in bottiglia se la usi con costanza Non conviene se la usi pochissimo o non cambi mai il filtro Calcola il costo annuale dei filtri e confrontalo con la tua spesa attuale in acqua in bottiglia

Ha senso tenere una caraffa filtrante in cucina?

Sì, una caraffa filtrante può avere molto senso se il tuo obiettivo è migliorare gusto e odore dell’acqua del  rubinetto, ridurre la plastica monouso e, con i modelli giusti, attenuare la presenza di alcuni contaminanti specifici.

Ma non è una bacchetta magica. Prima di comprarla, chiediti:

  • Perché la voglio? Gusto? Calcare? Timori su inquinanti?
  • Il modello scelto ha certificazioni chiare (NSF/ANSI 42, 53, 401)?
  • Mi impegnerò davvero a cambiare il filtro con regolarità?

Se la risposta è sì, la caraffa filtrante può essere una buona alleata per bere più acqua del rubinetto e  dire(almeno in parte) addio alle bottiglie di plastica. L’importante è usarla con consapevolezza, senza attribuirle poteri che non ha.

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Ultimo aggiornamento il 17 Dicembre 2025 da Rossella Vignoli

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Rossella Vignoli

Fondatrice e responsabile editoriale, è esperta di bioedilizia, design sostenibile e sistemi di efficienza energetica, essendo un architetto e da sempre interessata al tema della sostenibilità. Pratica con passione Hatha yoga, ed ha approfondito vari aspetti dello yoga. Inoltre, è appassionata di medicina dolce e terapie alternative. Dopo la nascita dei figli ha sentito l’esigenza di un sito come tuttogreen.it per dare delle risposte alla domanda “Che mondo stiamo lasciando ai nostri figli?”. Si occupa anche del sito in francese toutvert.fr, e di designandmore.it, un magazine di stile e design internazionale.

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