Mais OGM: cos’è veramente? Dobbiamo averne paura?
Sommario
Il mais OGM è un prodotto odiato da gran parte delle persone, spesso senza nemmeno conoscere i motivi di tanta avversione. Proviamo a fare chiarezza.
In questo articolo parliamo di un argomento molto dibattuto, come il mais OGM. Se vi aspettate, essendo su un sito chiamato Tuttogreen, che inizi una tirata contro gli OGM, però, vi state sbagliando. Perché non farò così.
Ok, gli ambientalisti li odiano, vogliono prodotti senza OGM, se ci sono gli OGM li evitano, e così via.
Ma quanto di voi sanno che cosa è veramente un OGM? E perché sono pericolosi, perché tutti li odiano, perché non li vogliamo? Faccio queste domande perché anch’io qualche anno fa, quando ancora non conoscevo gli alimenti in modo approfondito, la pensavo “No, gli OGM sono sbagliati”. Poi, una volta capito che cosa sono, si capisce perché ci sono anche nel nostro paese persone pro OGM.
Questo non significa che si debba essere tutti d’accordo o contrari, però, per poter parlare di una cosa bisogna conoscerla, e poi farsi un’opinione.
OGM: cos’è veramente
Per parlare di OGM prendiamo una coltura come il mais, che è una delle classiche colture OGM. Infatti, non tutte le colture esistono in forma OGM, ma solo quelle colture che sono “da produzione”, insomma dove la differenza tra l’OGM e il non OGM in termini produttivi c’è e si vede, per cui le aziende hanno interesse ad investire in una lunghissima ricerca che è quella che serve a creare piante OGM.
Gli OGM, in pratica, funzionano così. Ogni pianta ha, come noi uomini del resto, una pianta madre e una pianta padre. I codici genetici di queste piante si fondono tra loro nell’atto della riproduzione (quando il polline maschile si unisce al fiore femminile) e danno origine al seme, che è l’embrione della nuova pianta. Il seme avrà un DNA leggermente diverso sia dal paterno che dal materno.
Quando i ricercatori creano un OGM fanno in pratica la stessa cosa, solo che invece di aspettare una ricombinazione casuale vanno a modificare sequenze ben precise del DNA. Un’operazione che la maggior parte delle volte non porta a nulla (la pianta poi non nasce) ma a volte porta ad una pianta che ha qualche caratteristica particolare. In natura queste “mutazioni” avvengono per caso, con gli OGM sono state indotte dal laboratorio.
E fanno cose ben precise, non è che un mais OGM è gonfiato con la pompetta per le biciclette: generalmente ha una proteina in più che svolge un compito che una pianta normale non sa svolgere.
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Nel mais, in particolare, le tipologie di OGM sono due:
- Il mais resistente alla prialide, che è un parassita di questa pianta. Un parassita che, prima che esistesse la varietà OGM, veniva distrutto con sostanze chimiche che nel mais OGM non c’è bisogno di utilizzare; insomma, alla fine il mais avrà meno residui chimici perché è in grado di distruggere questo parassita per conto proprio.
- Il mais resistente al glifosate, che è un erbicida. Visto che le piante infestanti sono un bel problema in agricoltura, qualunque cosa si coltivi, e vanno estirpate a mano, questa invenzione diversi anni fa fu vista come un buon modo per ridurre la fame nel mondo. Se prima le infestanti dovevano essere rimosse a mano e facevano calare la produzione, perché il glifosate, l’erbicida, non si poteva dare (avrebbe fatto seccare anche il mais) ora si può spandere tranquillamente perché distrugge tutto, tranne che questo mais OGM che è resistente. Per cui la produttività aumenta, e c’è necessità di meno cure per la terra.
Da questo si capisce come gli alimenti OGM, sebbene non siano completamente ‘naturali’ ma frutto di ricerche e pratiche di laboratorio, abbiano anche dei vantaggi, che alla fine li rendono utili. Bisogna però dire che al momento diversi studi sia in Italia che all’estero non sono riusciti ad evidenziare con chiarezza se effettivamente il mais OGM abbia o meno controindicazioni sul nostro organismo e se quindi si possano mangiare senza alcun problema.
Mais OGM: perché la legge non lo vieta?
Generalmente l’Unione Europea nelle sue politiche alimentari applica il principio di precauzionalità (o precauzione), una filosofia che si basa sul ‘se una cosa non si sa se sia pericolosa, non si mangia fintanto che non si dimostra che non lo è.
Ma dal dire al fare c’è un bel passo, e se dimostrare che una cosa fa male è relativamente facile dimostrare che una cosa non fa male non lo è altrettanto.
L’EFSA, che è l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, che si trova a Parma, ha una commissione di esperti biologi molecolari che di lavoro si occupano proprio di studiare gli OGM e i loro effetti, su qualunque tipo di alimento (e non solo sul mais).
Dal loro parere, visto che è un’agenzia che dipende direttamente dall’Unione Europea, scaturiscono (in parte) le leggi in materia di sicurezza alimentare.Il fatto che l’Europa permetta l’importazione degli OGM (anche se non la loro coltivazione), sebbene per l’alimentazione umana sia obbligatorio indicarne la presenza in etichetta se presente in quantità superiori allo 0,9% (Reg. CE 1169/11), è indice del fatto che il principio di precauzionalità si sta superando, e che al momento non ci sono studi che indichino la pericolosità del mais OGM (o, almeno, cercando il letteratura scientifica non ne se ne trovano di esaurienti e completi tali da essere incontestabili).
È questo il motivo per cui, presumibilmente, gli OGM a tutt’oggi, previa indicazione, possono essere consumati anche dall’uomo.
- http://www.efsa.europa.eu/it/
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Tuttavia l’opinione pubblica resta fortemente contraria a questo tipo di alimenti e anche di questo bisognerà tenerne conto.
Le normative sul mais OGM
Il problema, essenzialmente, di queste colture è il fatto che in Italia, proprio per un discorso di opinione e di salvaguardia delle varietà autoctone (che è importante) non si possono coltivare varietà OGM di mais. Però si possono comprare dall’America, principale produttrice.
Molti degli agricoltori italiani sono arrabbiati per via di questa normativa: se il mais OGM si può comprare e costa meno rispetto a quello tradizionale (figuriamoci rispetto a quello biologico, poi) le aziende preferiscono comprare dagli USA il mais OGM per nutrire gli animali, invece di quello italiano, procurando un grave danno economico alla produzione italiana di mais. Così, con alcuni Paesi che hanno legalizzato la produzione degli OGM e altri che invece la vietano, si crea un disequilibrio. Meglio sarebbe vietarli dappertutto, oppure rendere legale coltivarli anche in Italia, dal momento che la nostra produzione sta letteralmente andando a rotoli.
La direzione in cui si andrà, chiaramente, è ignota, perché possiamo solo immaginare le conseguenze che si avrebbero (politicamente) se l’Italia desse il via alla coltivazione di OGM; d’altronde, per un problema di commercio e competitività, è anche difficile smettere di importare il mais OGM americano, perché gli USA impedirebbero poi alcune nostre esportazioni che potrebbero ridurre la nostra competitività in ambito mondiale.
Insomma, il problema OGM è molto più complesso e delicato di quanto si potrebbe immaginare, e spesso l’opinione pubblica ne vede solamente una faccia, quella del “Ma non è naturale!”, quando coinvolge differenti equilibri molto più delicati rispetto a quanto siamo portati, normalmente, a pensare.
A rendere più ingarbugliato il tutto, il fatto che gli OGM possano essere o meno un problema sanitario per i consumatori è solo una delle tante questioni delicate connesse a questo tipo di prodotti: dai pericoli che riguardano la tutela della biodiversità, al fatto che raramente i paesi in cui gli OGM sono stati coltivati in maniera estensiva hanno visto crescere significativamente la resa agricola (al contrario, sono frequenti i casi di comunità locali impoverite a causa del ripudio dell’agricoltura tradizionale), per non dimenticare i possibili effetti sull’ambiente causati dall’uso massiccio di diserbanti e dei pesticidi a cui le piante OGM sono resistenti e che inquinano terreni e falde acquifere, senza davvero ostacolare la proliferazione degli insetti nocivi.
Insomma, la questione è oggettivamente complessa e non tutti gli OGM sono uguali o hanno impatti analoghi: la questione del mais è interessante anche per questo.
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Ultimo aggiornamento il 19 Febbraio 2024 da Rossella Vignoli
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