Passaporto anche per i prodotti, per tracciarne la provenienza e aiutarne il riciclo
Come accelerare e rendere più efficente il riciclo dei rifiuti snellendo la parte buroccratica grazie ad una certificazione dei materiali riciclabili? Ci sta provando un gruppo di esperti europei guidato dall’ex-ministro irlandese John Burton, per dare forma a una certificazione che indichi appunto quali componenti potranno essere riciclati nel momento in cui un prodotto venga a concludere il suo ciclo di utilizzo.
Per questa si vuole creare un ‘Passaporto di prodotto’ per la manifattura europea, così da incentivare il riciclo e la raccolta differenziata. Una certificazione all’origine che trasformerebbe così plastica, metallo, vetro, tessuti e quant’altro fa parte del prodotto ‘esausto’ da rifiuto, che è assoggettato ad una rigida normativa che regola il suo smaltimento, a ‘materia prima seconda’, con un percorso intra-europeo agevolato verso gli stabilimenti di riciclo. Una misura che tra le altre cose consentirebbe significativi risparmi per la aziende produttrici.
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Il pool di sostenitori del progetto ha emesso una serie di raccomandazioni sottolineando come questo “passaporto di prodotto” possa migliorare l’efficienza delle risorse, favorire l’innovazione e creare posti di lavoro in tutta Europa.
Già nel mese di giugno, il gruppo – organizzato in una “Piattaforma europea per l’efficienza delle risorse” – ha raccomandato una serie di misure che ridurrebbero il fabbisogno di materia prima fino al 24%, creando nuovi posti di lavoro e posizionando l’Europa ai primi posti per le politiche economiche di innovazione.
Tra i suggerimenti, anche quello di porre fine alla politica dei contributi ai combustibili fossili e alle facilitazioni tariffarie per l’irrigazione agricola e la bolletta energetica delle industrie.
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Intanto alcune aziende, su base volontaria, iniziano a fornire l’esempio. Speriamo che la burocrazia non affossi questa bella iniziativa con pratiche lunghe che scoraggiano le aziende.