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Quanto ci mette a degradarsi? I tempi dei materiali spiegati bene (e senza ansia)

Dai chewing-gum alle bottiglie di vetro: i tempi di degradazione spiegati in modo semplice, curioso e sorprendente

Hai mai lanciato un’occhiata distratta a un fazzolettino caduto per terra pensando ‘vabbè, sparirà presto’?
Ecco, sì, sparirà, ma non così presto. La buona notizia è che la natura è una macchina meravigliosa capace di scomporre quasi tutto. La cattiva notizia? Alcuni materiali per degradarsi richiedono una pazienza, come dire… da monaco tibetano.

Quanto ci mette a degradarsi? I tempi dei materiali spiegati bene (e senza ansia)

Quanto ci mette a degradarsi?

I tempi di degradazione ci raccontano molto su quanto un oggetto è ‘amico dell’ambiente’ e, soprattutto, sul perché alcune scelte quotidiane possono fare la differenza molto più di quanto pensiamo.

Basandoci sull’infografica allegata, ecco una guida semplice, fresca e — perché no — anche un po’ divertente per capire quanto a lungo restano nel terreno i rifiuti che spesso buttiamo via con troppa leggerezza.

Carta – 3 mesi

La carta è il campione della compostabilità rapida. È fatta perlopiù di fibre naturali, quindi i microrganismi la vedono come un buffet. Risultato: in poche settimane torna a essere… terra.

Perché così poco tempo: è organica, porosa, e si scioglie facilmente con acqua e umidità.

Bucce di frutta e verdura – 6 mesi

Sembrano naturali (e lo sono), ma nel terreno ci mettono comunque mezzo anno per decomporre completamente.

Perché così tanto tempo: le bucce sono una sorta di “guscio protettivo” naturale: resistono a funghi e batteri per proteggere il frutto. La natura le ha progettate così!

Giornale – 1 anno

È carta, sì… ma piena di inchiostri e trattamenti che rallentano la festa dei batteri.

Perché così tanto tempo: è fatto da inchiostri, colle, additivi, che rendono la carta più resistente. Spesso resta in ambienti poco umidi

Mozzicone di sigaretta – 2 anni

Piccolo, apparentemente innocuo, e invece… Il filtro è fatto di acetato di cellulosa, una plastica vera e propria.

Perché così tanto tempo: il filtro è progettato per non rompersi mentre fumi. Figurati nel terreno.

Chewing gum – 5 anni

Lo mastichi per cinque minuti… la natura per cinque anni. Le gomme da masticare contengono polimeri sintetici simili alla gomma industriale.

Perché così tanto tempo: è letteralmente una “gomma”. Elastica. Collosa. Testarda.

Lattina – 10-100 anni

L’alluminio è riciclabile all’infinito, ma se finisce in natura racconta tutta un’altra storia.

Perché così tanto tempo: l’alluminio crea una patina protettiva che lo difende dalla corrosione. Un’armatura naturale che non si arrende facilmente.

Sacchetto di plastica – 100-1000 anni

E qui iniziamo a viaggiare nel futuro. Un sacchetto usa-e-getta può sopravvivere a più generazioni.

Perché così tanto tempo: la plastica NON è biodegradabile. Si fotodegrada, cioè si spezza in micropezzi trasformandosi nelle dannose microplastiche, ma non scompare mai davvero. È come il glitter: lo spargi una volta e lo ritrovi per sempre.

Carte di credito e polistirene – 1000 anni

Tutto ciò che è rigido, compatto e progettato per durare, beh… dura davvero.

Perché così tanto tempo: sono polimeri molto stabili, quasi impermeabili all’azione di acqua, batteri e luce.

Bottiglia di vetro – 4000 anni

La regina dell’eternità, sebbene il vetro sia fatto di sabbia fusa e ricristallizzata, diventa un materiale praticamente indistruttibile.

Perché così tanto tempo: il vetro è chimicamente stabile, non marcisce, non si ossida e non si decompone se non in tempi geologici.

Ma allora è tutto perduto?

Assolutamente no! Il punto non è spaventarsi, ma capire il potere delle nostre scelte:

🌿 Scegliere materiali riutilizzabili
🌿 Ridurre la plastica monouso
🌿 Fare il compost a casa con gli scarti organici
🌿 Riciclare, riciclare, riciclare

Ogni oggetto che non finisce nel terreno è un “debito ambientale” in meno lasciato alle prossime generazioni. E la parte migliore? Possiamo fare la differenza subito, partendo da gesti minuscoli.

Conclusione

La natura è forte, ma non è invincibile. Noi, però, possiamo darle una mano grandissima scegliendo materiali più sostenibili e riciclando tutto quello che possiamo. Dopo tutto, non serve essere supereroi: basta non lasciare al 3025 quello che possiamo sistemare oggi.

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Ultimo aggiornamento il 18 Dicembre 2025 da Rossella Vignoli

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Rossella Vignoli

Fondatrice e responsabile editoriale, è esperta di bioedilizia, design sostenibile e sistemi di efficienza energetica, essendo un architetto e da sempre interessata al tema della sostenibilità. Pratica con passione Hatha yoga, ed ha approfondito vari aspetti dello yoga. Inoltre, è appassionata di medicina dolce e terapie alternative. Dopo la nascita dei figli ha sentito l’esigenza di un sito come tuttogreen.it per dare delle risposte alla domanda “Che mondo stiamo lasciando ai nostri figli?”. Si occupa anche del sito in francese toutvert.fr, e di designandmore.it, un magazine di stile e design internazionale.

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