Rinnovabili

Biogas, luci e ombre di una risorsa energetica ma anche agricola

Il combustibile verde che potrebbe rivoluzionare l’energia

La ricerca di fonti energetiche alternative allarga i suoi orizzonti a nuove prospettive di sviluppo e fonti sinora poco esplorate, prima fra tutte il biogas, diventato protagonista del dibattito energetico, emergendo come una delle soluzioni più promettenti per ridurre le emissioni di gas serra e accelerare la transizione verso le energie rinnovabili. Ma cos’è veramente, come si produce, quali sono le sue applicazioni e quali sfide deve affrontare? E, soprattutto, può davvero rappresentare il futuro dei biocombustibili in Italia e in Europa? Scopriamolo insieme.

Biogas, luci e ombre di una risorsa energetica ma anche agricola

Potenzialità del biogas

Per il Consorzio italiano del Biogas (CIB) il potenziale produttivo equivarrebbe a circa 8 miliardi di mc di gas metano all’anno, ovvero il 10% del consumo nazionale annuo di gas naturale. Una cifra considerevole se si considera che non solo potrebbe limitare la dipendenza del nostro paese dall’export ma contribuirebbe ad una crescita esponenziale del comparto agricolo pari al 5% del PIL (2 miliardi di euro all’anno).

È bene sottolineare che uno sfruttamento serio del biogas deve passare attraverso un massiccio ricorso a terreni agricoli e biomasse residuali di cui il nostro paese è particolarmente ricco,. E che per raggiungere le cifre prospettate dal CIB occorrerebbero 400.000 ettari di terreno destinato ad uso agricolo ed un consistente potenziamento delle infrastrutture connesse (centrali, impianti e gasdotti).

Un simile investimento catapulterebbe l’Italia in cima alla classifica dei Paesi più all’avanguardia in questo particolare settore delle energie alternative.

Questa è certamente un’opportunità da non perdere, soprattutto per l’occupazione e per il futuro dell’agricoltura che da tempo è alla ricerca di una chance di rilancio alternativa alle politiche di sviluppo tradizionali.

A questo, sempre secondo il Consorzio, occorrerebbe accompagnare un quadro normativo adeguato, facilmente assimilabile e applicabile, nonché l’esportazione delle migliori tecnologie e la volontà concreta di contribuire alla tanto agognata indipendenza energetica italiana.

Una prospettiva allettante, insomma, che però deve essere valutata attentamente sotto tutti gli aspetti.

Cos’è il biogas

Per prima cosa cerchiamo di capire cos’è il biogas e come viene prodotto. Si tratta di una miscela di vari tipi di gas (in gran parte metano) ottenuta partire dalla fermentazione batterica in assenza di ossigeno dei rifiuti organici e del letame, ma anche vegetali in decomposizione, scarti industriali di origine agro-industriale e così via.

Durante il processo di decomposizione attivato dai batteri viene sprigionata una certa quantità di anidride carbonica, idrogeno e metano, tutti gas che successivamente possono essere utilizzati per la produzione di energia elettrica attraverso apposite caldaie da riscaldamento o come combustibili.

Come si produce

Questo combustibile rinnovabile è ottenuto dalla decomposizione anaerobica della materia organica. In parole semplici, si tratta di un gas prodotto dalla fermentazione di rifiuti organici, come scarti alimentari, liquami zootecnici, residui agricoli e persino fanghi di depurazione, ad opera di batteri in assenza di ossigeno.

Questo processo genera una miscela di gas, composta principalmente da:

  • Metano (CH4): il componente energetico principale, solitamente intorno al 50-70%
  • Anidride carbonica (CO2): circa il 30-40%
  • Tracce di altri gas, come idrogeno solforato e azoto

Una volta purificato e arricchito di metano, può essere trasformato in biometano, un combustibile ad alta efficienza che può essere immesso direttamente nelle reti di gas naturale.

Quali sono i vantaggi dell’usare il biogas

Il suo più grande vantaggio consiste nell’abbassare al minimo le emissioni di CO2, fino ad una quantità pari a quella fissata dalle piante.

Considerando, inoltre, che il suo ciclo produttivo previene la diffusione nell’atmosfera di gas metano sprigionato dalla fermentazione di liquami e altri componenti residuali di natura organica, dal punto di vista ambientale il vantaggio è doppio.

Quali sono le applicazioni del biogas

È facile dunque intuire che le migliori ‘riserve’ sono potenzialmente le discariche di rifiuti urbani, dove la componente organica è abbondante, e gli allevamenti intensivi dove si accumulano grandi quantità di letame animale e altri scarti.

Può dunque essere utilizzato in diversi settori:

  • Produzione di energia elettrica e termica: i generatori possono alimentare caldaie e turbine per produrre sia elettricità sia calore, ideali per aziende agricole o impianti industriali
  • Carburante per trasporti: grazie al suo elevato contenuto di metano, può essere utilizzato come carburante per veicoli a gas naturale, riducendo le emissioni rispetto ai combustibili fossili
  • Impiego industriale: può alimentare processi industriali come l’essiccazione, la produzione alimentare o la lavorazione di materiali
  • Economia circolare: gli impianti permettono di riciclare rifiuti organici, trasformandoli in energia e fertilizzanti naturali (digestato), chiudendo il ciclo della sostenibilità

Cosa dice la legge?

L’UE promuove attivamente questo biocombustibile attraverso politiche come il Green Deal europeo e il Piano REPowerEU, che punta a ridurre la dipendenza dal gas naturale importato (soprattutto dalla Russia) e a incrementare la produzione locale di biogas e biometano.

In Italia, il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) prevede investimenti significativi per ampliare gli impianti di biogas e biometano, con incentivi per la produzione agricola sostenibile e il riciclo dei rifiuti organici. La normativa italiana sostiene il settore attraverso il Decreto Biometano, che offre sussidi per la conversione degli impianti di biogas in impianti di biometano, più efficienti e compatibili con la rete del gas.

Gli stabilimenti di biogas in Italia e in Europa

In Italia, è una realtà consolidata, con oltre 2000 impianti operativi, concentrati soprattutto nel nord del Paese, in regioni come Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna. Tanto da essere uno dei principali produttori europei, con un impatto significativo nel settore agricolo, dove viene sfruttato per valorizzare liquami e residui delle coltivazioni.

In Europa, è una componente chiave del mix energetico rinnovabile in paesi come Germania, Francia e Danimarca, ed in particolare la Germania ne è leader assoluta con oltre 9000 impianti, mentre la Danimarca punta a utilizzare il biogas per coprire l’intero fabbisogno di gas naturale entro il 2030.

I problemi del biogas

Tuttavia le perplessità e i dubbi sono tanti e legittimati da riscontri scientifici che non possono essere trascurati. Vediamo i principali problemi del biogas.

  • Emissioni residue: durante la produzione e l’utilizzo del biogas, possono essere rilasciati metano e altri gas serra, sebbene in quantità molto inferiori rispetto ai combustibili fossili.
  • Odori e impatti locali: gli impianti possono generare odori sgradevoli e suscitare opposizioni da parte delle comunità locali, anche se potrebbe sembrare un problema di poco conto, aggirabile costruendo le centrali fuori dai centri abitati, ma più lontano è l’impianto da servizi e infrastrutture più cresce il numero di camion necessari per far funzionare la filiera e le distanze che questi mezzi devono coprire a livello locale, con un impatto ambientale inevitabilmente pesante
  • Costi iniziali elevati: la costruzione e la manutenzione degli impianti richiedono investimenti significativi, che non sempre sono accessibili senza incentivi pubblici
  • Consumo del suolo e competizione per le materie prime: si calcola che per alimentare una centrale dal 1 MW occorrono 300 ettari di terreno coltivabile, inevitabilmente sottratto all’agricoltura. E l’utilizzo di colture agricole dedicate alla produzione di biogas (come il mais) può entrare in conflitto con la produzione alimentare, sollevando dubbi etici
  • Smaltimento del ‘digestato’: alcuni batteri utilizzati durante il processo di fermentazione sono termo-resistenti, in particolare i clostridi, che appartengono alla stessa famiglia di batteri che provocano il tetano e il botulismo. Ciò rende impossibile la completa eliminazione del materiale batterico all’interno dei digestori anaerobici, in vasche in cui avviene la degradazione della parte organica e la sua conseguente trasformazione in metano. Lo stoccaggio non è sicuro lo stoccaggio degli scarti derivanti dal ciclo industriale. Un problema di non poco conto visto che l’impatto sulla salute umana potrebbe essere imprevedibile, così come l’interazione di queste sostanze con i terreni e le falde acquifere in cui verrebbero riversati.

La realtà italiana (e il web) pullula di casi in cui sono già alti e compatti i fronti del ‘no’ all’ipotesi di realizzare nuovi impianti di biogas.

Esiste poi un ultimo rischio da mettere in conto che non può essere ignorato sulla scia dei soliti ‘buoni propositi’ o sull’onda di un entusiasmo troppo precipitoso: quello della speculazione.

Biogas: il futuro dei biocombustibili?

Può diventare una soluzione promettente per il futuro dei biocombustibili, ma non può essere l’unica risposta alla crisi climatica.

La sua forza risiede nella capacità di valorizzare i rifiuti organici e supportare l’economia circolare, riducendo la dipendenza dai combustibili fossili.

Tuttavia, per essere davvero sostenibile, il settore dovrà affrontare i propri limiti e migliorare l’efficienza degli impianti, riducendo al minimo le emissioni residue.

In un mondo sempre più affamato di energia pulita, può essere un tassello fondamentale del puzzle energetico che si basa sulle energie rinnovabili, ma solo se integrato con altre soluzioni come l’energia solare, l’eolica e l’idrogeno verde.

Non è solo una moda passeggera, ma una risorsa preziosa che, se ben sfruttata, può aiutarci a costruire un futuro energetico più sostenibile.

Delle normative più stringenti e dei controlli serrati daranno la certezza della sicurezza dei depositi di biogas, sperando che non si trasformi in un altro affare proficuo per speculatori, criminali e trasgressori sempre presenti nel nostro Paese quando c è una risorsa da sfruttare.

Qualcuno potrebbe considerare certe obiezioni frutto di pregiudizi ma l’esperienza (soprattutto in Italia) insegna…

Altro sulla crisi del clima e come contrastarla

Scoprite le soluzioni veramente sostenibili per limitare la crisi climatica:

Ultimo aggiornamento il 27 Maggio 2025 da Rossella Vignoli

Iscrivetevi alla newsletter di Tuttogreen.it per rimanere aggiornati sulle ultime novità.

Erika Facciolla

Giornalista pubblicista e web editor free lance. Nata nel 1980, si trasferisce a Bologna dove si laurea in Scienze della Comunicazione. Dal 2005 è pubblicista e cura una serie di collaborazioni con redazioni locali, uffici stampa e agenzie editoriali. Nel 2011 approda alla redazione di tuttogreen.it per occuparsi di bellezza e cosmetica naturale, fonti rinnovabili e medicine dolci.

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Pulsante per tornare all'inizio