Come le città italiane perdono i loro alberi
Vuoi l’aumento delle costruzioni, vuoi gli insetti esotici, vuoi l’inquinamento, nelle città italiane si abbattono sempre più alberi, riducendo così ancor di più quel poco di verde presente.
Solo a Roma, negli ultimi 2 anni, sono stati sradicati 6.647 esemplari, e sono stati rimpiazzati da appena 2.198, su di un patrimonio arboreo stimato in circa 300.000 alberi – almeno secondo l’ultimo censimento del 2002 – e andando avanti in questo modo fra 150 anni non rimarrà un solo albero pubblico! E la distruzione del verde negli ultimi tempi ha colpito quasi tutti i quartieri, dal centro storico ai Parioli , così come al Flaminio.
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A Palermo il punteruolo rosso un coelottero originario dell’Asia, dal 2005 ad oggi ha decimato 10.000 palme e ne sono state sostituite solo il 20%. L’attacco di questo animaletto ha distrutto il patrimonio di Phoenix Canariensis del capoluogo siciliano, costringendo ad abbattere diversi esemplari nelle zone più prestigiose della città, dal lungomare Foro Italico a via dell’Olimpo, una delle strade che porta alla spiaggia di Mondello.
Un parassita che arriva dalla Cina, il tarlo asiatico, ha aggredito betulle, aceri, platani e pruni di Milano. Il bilancio è di 2.000 abbattimenti e di una spesa di 8 milioni di euro per sistemare delle nuove varietà immuni ma ad oggi poco si è visto. La Regione ha approntato un piano per sensibilizzare i cittadini contro la presenza di questo animaletto innocuo per l’uomo ma devastante per gli alberi di 20 specie diverse, che sta creando gravi danni per il verde e l’ambiente sia in città che nella provincia.
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A Varese le motoseghe hanno fatto capitolare 18 arbusti davanti alle serre di Villa Recalcati, nel cuore di Casbeno, di fronte al palazzo della Provincia, per la costruzione di un parcheggio.
A Bologna, il caso di piazza Minghetti ha provocato una sommossa popolare. Il progetto di restyling, assai criticato, ha fatto sì che fossero rasi al suolo 12 bellissimi antichi alberi (sostituiti con sole due magnolie rosa), sacrificati – si mormora – per rendere ben visibili i palazzi delle due banche sponsor dell’intervento.
E questo solo per citare le città più importanti o i casi più eclatanti ma il fenomeno è presente e non adeguatamente affrontato un pò da tutte le Amministrazioni. Pensiamo a quanti Comuni minori non sono stati da meno nel contribuire a questa strage.
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Ultimo aggiornamento il 9 Giugno 2013 da Rossella Vignoli