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Ecco come trasformare l’acqua nel vino: un ‘miracolo’ della tecnologia… ma è una bufala

Nel corso dei secoli l’uomo è stato spinto dalla sua immensa curiosità a sperimentare, inventare, creare, trasformare e la sua spinta a conoscere non si è mai arrestata. Tra le varie cose, uno dei sogni ricorrenti era come trasformare l’acqua nel vino. L’ultimo che ci è riuscito si chiamava Gesù…

Ecco come trasformare l’acqua nel vino: un ‘miracolo’ della tecnologia… ma è una bufala

Un’idea vecchia di 2.000 anni, diremmo, che secondo molti giornali e siti internet sarebbe diventata un vero business, grazie alla tecnologia e ad un processo segreto in grado di ripetere il miracolo.

Peccato che di miracoloso, in questo caso, non ci sia nulla: si tratta di una bufala a fin di bene, un progetto facente capo ad una ONG statunitense che mira a portare acqua potabile in luoghi del mondo laddove scarseggia o è proprio mancante.

Ma come mai oggi parliamo di questa cosiddetta Miracle Machine, com’è stata resa nota questa “invenzione”? Ci arriviamo, ma prima vediamo di cosa si tratta…

Secondo la versione accettata acriticamente da tanti media in giro per il mondo, tutto era partito dall’esperto di vini Kevin Boyer e dall’imprenditore Philip Vine, che avevano unito esperienza e idee per inventare questo nuovo macchinario che trasforma l’acqua in vino nel giro di pochi giorni.

Secondo la versione rimbalzata in rete, sarebbe stato sufficiente aggiungere un concentrato d’uva, del lievito ed un composto di finitura (che conferisce al liquido un sapore ‘affinato’ di legno), avviare il dispositivo ed attendere, mentre un segretissimo sistema di sensori, trasduttori, pompe e riscaldatori avrebbe compiuto il miracolo.

Ovviamente, grazie ad una app, i progressi della lavorazione si sarebbero potuti seguire direttamente sul cellulare.

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I suoi inventori assicuravano che con un prezzo di base di 2 dollari (circa 1,5 euro) si sarebbe potuto bere una bottiglia di vino che ne sarebbe costato 20 (sui 15 euro) e che, grazie ad essenze ed estratti si sarebbe potuto aromatizzare il liquido seguendo i gusti più disparati (in effetti ci mancava il vino alla vaniglia…).

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Costo del dispositivo? Appena 499$ (360 euro) e gli ingredienti necessari si sarebbero potuti acquistare sul web anche tramite Amazon. Collegato al lancio del  fantomatico prodotto, era presente una campagna (Wine to Water) per l’emergenza acqua in paesi come il Darfur o il Sudan, dove la gente muore per fame, malattie e disidratazione (non a caso, il logo della Ong “W W” è quello della Miracle Machine ribaltato “M M”).

Parte dei proventi derivati dalla vendita di ogni dispositivo sarebbe stato devoluto alla campagna e investito per risolvere il problema del acqua in quegli stati dell’Africa martoriati dalla siccità.

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Quindi, per rispondere alla domanda, ne parliamo perché, se da un lato la motivazione della bufala è nobile (quindi ben venga se può pubblicizzare e sostenere il miglioramento delle condizioni di vita di persone più sfortunate), dall’altro il diffondersi immediato di bufale così improbabili non fa bene alla rete e fa sorgere qualche domanda sui meccanismi di “difesa” che ha la rete ed il pubblico nei confronti di ciò che non è vero.

E noi, che di rete viviamo, siamo profondamente combattuti, non vedendo sotto luce positiva questo modo di pubblicizzarsi.

A volte il fine giustifica il mezzo, ma ricordiamoci che anche la rete è un valore e il diffondersi di bufale non è certo un bene: e voi, cosa ne pensate?

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