Ambiente

Gordon Sato, un giapponese in Africa contro povertà e riscaldamento globale.

Ci sono persone che possono cambiare in bene le sorti di interi paesi. Con la loro capacità organizzativa, la loro dedizione e la loro fiducia nelle porprie idee.
Ci sono luoghi che sembrano destinati ad essere maltrattati dal destino, soggetti a catastrofi e guerre, senza trovare un momento di tregua.
Cosa può succedere se questi due opposti s’incontrano? Ve lo raccontiamo noi di Tuttogreen con la storia di Gordon Sato e del villaggio di Hargigo.

Gordon Sato, un giapponese in Africa contro povertà e riscaldamento globale.

La zona di Massawa, in Eritrea, è uno di quei luoghi inospitali: il calore intenso e i numerosi acquitrini d’acqua salata rendono difficile la creazione di una semplice agricoltura di sussistenza. Il villaggio di Hargigo, appena vicino Massawa, è stato massacrato dalla carestia durante la Guerra di Indipendenza del 1961.

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Per questo Gordon Sato ha deciso di eleggerlo a esempio per il suo progetto di riqualificazione: The Manzanar Project, che porta il nome del più famoso campo di concentramento per nisei (cittadini americani di origini giapponesi), nel deserto della California, in cui Gordon Sato, ragazzino, era stato rinchiuso con la sua famiglia.

Il progetto nasce nel 1987 da un’idea di questo biologo americano (ma di origini giapponesi) ed è il primo progetto low cost al mondo volto a ridurre la povertà e il riscaldamento globale assieme.

Durante i suoi anni di studi Sato aveva sviluppato un modo per generare un principio di catena alimentare a partire dai liquami, nutrimento preferito di un’alga marina particolarmente resistente al calore, la quale è, a sua volta, è l’alimento di un certo tipo di gambero d’acqua salata. Grazie a questo sistema, (la cosiddetta aquacoltura), il dottor Sato ha deciso di piantare degli alberi di mangrovia.

La mangrovia infatti affonda le sue radici nell’acqua salata ed è il nutrimento preferito di capre, cammelli e pecore. Ordinariamente, cresce solo dove si trovano elementi nutritivi in abbondanza, come azoto e fosforo. Nel corso di migliaia di anni, con la desertificazione di molte delle coste dell’Africa e del Sud-Est asiatico, floride foreste di mangrovie sono andate scomparendo e, ad oggi, si possono trovare solo in pochi siti isolati.

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Il progetto prevedeva innanzitutto la fertilizzazione manuale dell’entroterra, tramite semplici contenitori a rilascio graduale (per evitare l’inquinamento delle acque circostanti), affondati appena sotto la sabbia, cosicché le mangrovie potessero svilupparsi; trasformando una costa desolata in un miracolo verde alto fino a 6 metri!

Piantare mangrovie ha stimolato la ricomparsa prima di gamberi e poi di pesci e desalinizzato il territorio. La popolazione della zona di Massawa ora non è più soggetta a carestie. Gli scarti del pesce, infatti, assieme ai semi e alle foglie di mangrovia, costituiscono mangime per capre, cammelli e pecore che, senza cibo riuscivano sì a figliare, ma non producevano il latte necessario alla crescita dei propri cuccioli (e a realizzare formaggi e latticini).

Ma non è finita qui! Si è anche avviato un principio di capitalizzazione: tutto il pescato in eccedenza oggi viene venduto, generando un guadagno in termini monetari per le famiglie del villaggio.

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Dal 1987 al 2009, The Manzanar Project ha già piantato 1 milione di mangrovie. Considerando il commercio di carne, il guadagno stimato è di circa 2.000 dollari all’anno per ettaro piantato!

Il progetto, ha ottenuto due riconoscimenti a livello mondiale (Rolex Award For Enterprise nel 2002 e Blue Planet Prize nel 2005) ed è stato citato sulla stampa internazionale, anche se soprattutto di settore (Québec Science, National Geographic), ma in realtà continua ad essere quasi interamente finanziato di tasca propria da Gordon Sato.

Dopo aver assicurato un’economia di sussistenza alle famiglie del villaggio di Hargigo e a quelli circostanti, Sato si è spostato in Mauritania. L’obiettivo finale prevede di creare piantagioni di mangrovie nel deserto del Sahara, da irrigare con acqua dell’Oceano Atlantico, diventando nuovo cibo per gli animali della zona.

La mangrovia è la chiave della lotta alla siccità, alla desertificazione dei litorali, all’erosione delle coste ed è la soluzione ad un gran numero di altri problemi a cui sono sottoposti gli oceani del mondo. Una grossa inversione di marcia rispetto al riscaldamento globale, senza dover nemmeno ricorrere al complesso e costoso sistema di desalinizzazione dell’acqua o di fertilizzazione degli oceani!

Per ulteriori informazioni o aiuti: themanzanarproject.com

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La Ica

Web editor freelance per portali e siti che si occupano di viaggi, lifestyle, moda e tecnologia. Districatrice di parole verdi per TuttoGreen dal maggio 2012, nello stesso anno ha dattiloscritto anche per ScreenWeek. Oggi, pontifica su Il Ruggito della Moda, scribacchia di cinema su La Vie En Lumière, tiene traccia delle sue trasvolate artistiche su she)art. e crea Le Maglie di Tea, una linea di magliette ecologiche.

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