Notizie

Dov’è finita tutta la plastica negli oceani?

Si parla da decine di anni dell’inquinamento dei nostri mari. Ma siamo davvero consapevoli di quanta sia la plastica negli oceani? Conosciamo l’esistenza di vere e proprie ‘isole di spazzatura’ galleggianti e alla deriva, grandi come una nazione e spesse come un iceberg?

Dov’è finita tutta la plastica negli oceani?

Ancora più inquietante, però, è il fatto che questa plastica immersa nell’acqua, subisca un processo di degrado che la porta, con il tempo, letteralmente a sparire. E’ un mistero quel che accade negli abissi oceanici, ma si ipotizza che i rifiuti plastici si stiano scomponendo in minuscole particelle e vengano inghiottite dalle profondità delle acque. Non conosciamo il complicato e vasto ecosistema marino dell’oceano, ma il fatto che anche microparticelle di rifiuti plastici inizino a farne parte, potrebbe cambiarlo in maniera drammatica, senza che ce ne rendiamo conto.

Leggi anche: Rifiuti nello spazio, che fine faranno?

Negli Anni ’70, la National Academy of Sciences stimava che negli oceani venissero rilasciate qualcosa come 45.000 tonnellate di plastica l’anno. Se consideriamo che, da allora, la produzione di plastica è aumentata 5 volte tanto, i numeri che andremo a ricavarne sono mostruosi.

Quando, nel 2010, partì una spedizione finanziata dall’Università di Cadice (Spagna), volta a circumnavigare la terra in barca (con il battello Malaspina), per raccogliere campioni delle acque intorno al mondo, i risultati delle analisi sorpresero i ricercatori.

Vista la crescita enorme nella produzione di plastica, ci si sarebbe attesi di trovare milioni di tonnellate di spazzatura in mare; invece si stima che ci siano tra le 7.000 e le 35.000 tonnellate di rifiuti plastici galleggianti. L’analisi degli oltre 3.000 campioni di acqua, inoltre, mostrava come mancassero all’appello le attese micro-particelle (minori di 5mm).

Una domanda sorge spontanea, ma allora dov’è finisce tutta la plastica negli oceani?

Vai a: 

Dove sono finite? E’ difficile affermarlo con certezza, vista la scarsa conoscenza dell’ecosistema oceanico. E’ possibile che si siano scomposte in particelle impercettibili, oppure che siano state trasportate nelle profondità. In entrambi i casi, è impossibile stabilire l’impatto che si potrebbe avere sulle acque.

Conosciamo l’impatto ambientale dei rifiuti in superficie, poiché finiscono nella catena alimentare della fauna marina, che vive principalmente nella parte superficiale degli oceani.

Potrebbe piacerti: Chi è il paese più sprecone? Una mappa dell’Economist ci dice quali paesi producono più spazzatura

Tuttavia, per i rifiuti inghiottiti dalle profondità e scomposti in micro pezzetti, non è da escludere che possano essere diventati parte dell’alimentazione di piccoli pesci, che fanno da anello di congiunzione tra il plancton e i vertebrati. Quali conseguenze potrebbe avere tutto ciò, sulla salute della fauna marina?

Questo è un aspetto importante, perchè significa, purtroppo, che si sta immettendo plastica nella catena alimentare marina e, quindi, in quella dell’uomo.

Claudia Raganà

Classe 1977, romana di nascita, cittadina del mondo di adozione. Una laurea in Economia e un master in mobilità sostenibile in tasca, la aiutano ad approfondire un tema per lei sempre caro, la sostenibilità dello sviluppo economico e la green economy. Ha un'innata passione per la scrittura fin da quando è bambina ed è così che, coniugando le due cose, nel 2012 entra nel mondo di tuttogreen.it. Nel tempo libero ama viaggiare, fotografare, leggere, stare a contatto con la natura, praticare yoga e sognare.

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Pulsante per tornare all'inizio