Ambiente

Dove vanno i rifiuti elettronici di tutto il mondo?

Dati aggiornati al 2025 e soluzioni per il riciclo

La nostra era digitale ci vede quotidianamente alla prese con un quantitativo impressionante di prodotti elettrici ed elettronici che a ritmi sempre più veloci, vista la loro scarsa durata, sono destinati a trasformarsi in una mole notevole di rifiuti altamente pericolosi, denominati e-waste. Mi vi siete mai chiesti dove vanno i rifiuti elettronici di tutto il mondo?

Dove vanno i rifiuti elettronici di tutto il mondo?

Cosa sono i rifiuti elettronici (RAEE)

Prima di tutto facciamo chiarezza. I rifiuti elettronici possono essere piccoli elettrodomestici come smartphone, tablet, ma anche quelli grandi come frigoriferi e lavatrici, così come apparecchiature IT quali console, computer e stampanti. Si tratta dei famosi RAEE (Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche).

Questi prodotti contengono composti chimici altamente nocivi per la nostra salute, quali piombo, mercurio, cadmio, berillio, metalli pesanti, PVC, cloro, ritardanti di fiamma bromurati…

La legge sul riciclo dei rifiuti elettronici

Una materia così delicata ha imposto una legislazione stringente, ma purtroppo, come spesso accade in campo ambientale, la pratica si discosta nettamente dalla teoria.

La direttiva europea 2002/95/CE sui rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche impone la raccolta differenziata per i RAEE, introducendo il principio del ritiro dei vecchi apparecchi al momento dell’acquisto di nuovi.

In pratica, si assegna la responsabilità ai produttori, che hanno l’obbligo di finanziare trasporto, trattamento, recupero e smaltimento finale dei RAEE, pena l’applicazione di sanzioni amministrative.

Al contempo, però, la direttiva cerca di limitare l’incidenza di questi costi a carico delle case produttrici, stabilendo degli incentivi a favore delle aziende che introducono accorgimenti per limitare il volume, il peso e la pericolosità degli apparecchi elettrici o elettronici.

In Italia la direttiva è stata recepita col decreto legge 151 del 2005, entrato in vigore 3 anni più tardi. Prevede la possibilità per i produttori di applicare un sovrapprezzo definito (detto visible fee) sui propri prodotti, al fine di ammortizzare i costi sostenuti per il recupero e il riciclo dei RAEE, garantire il ritiro dei vecchi apparecchi e gestire il riciclo dei rifiuti elettronici, salvaguardando l’ambiente e la salute umana.

Già dal lontano 1989, inoltre, la Convenzione di Basilea sancisce il divieto di esportazione degli e-waste non destinati al recupero o al riciclo verso i Paesi in via di sviluppo. Ma la realtà è ben diversa, basti pensare che i 3/4 dei RAEE prodotti in gran parte negli Usa ed in Europa raggiungono illegalmente Cina – massima importatrice – India e Africa occidentale.

Quanti sono i rifiuti elettronici prodotti

I dati sono allarmanti: i rifiuti elettronici sono sempre di più. Nel 2022, ogni italiano ne ha generato in media 20 kg, secondo il consorzio RAEE Italia.

E nel Mondo? Secondo l’ultimo rapporto del Global E-Waste Monitor 2024, il mondo ha prodotto 62 miliardi di kg di rifiuti elettronici nel solo 2023 (+82% rispetto al 2010) e si prevede che raggiungerà 82 miliardi di kg entro il 2030.

E di tutta questa quantità, l’ONU dice che solo un quarto (15%) del totale dei rifiuti elettronici è stato riciclato correttamente nel 2022.

E si assiste ad un aumento significativo del traffico di rifiuti elettronici dai Paesi sviluppati e dalle economie emergenti. Secondo l’Organizzazione mondiale delle dogane, i rifiuti elettronici sono oggi l’oggetto più frequentemente sequestrato (1 rifiuto su 6 a livello globale è e-waste).

Questi sono dati sconcertanti!

Dove vanno i rifiuti elettronici di tutto il mondo?

Gran parte dei rifiuti elettronici partono dall’Europa e dagli USA per vari Paesi dell’Africa e dell’Asia, con conseguenze devastanti per l’integrità degli ecosistemi e la salute degli abitanti di quei Paesi.

La maggior parte di questi e-waste illegali, è destinata al Ghana. Soprattutto ad Agblogbloshie, discarica a cielo aperto nei pressi della capitale, Accra.

Anche in Nigeria, al porto di Lagos, arrivano container carichi di RAEE, che vengono poi smaltiti in modo rudimentale, provocando gravi danni ambientali.

Dall’Africa all’Asia la musica non cambia, così come la responsabilità di Europa e Usa. Al porto di Hong Kong, uno dei più trafficati al mondo, giungono giornalmente decine di migliaia di container, compresi quelli che a bordo camuffano in vari modi i rifiuti. Ed al confine tra Hong Kong e il territorio di Shenzen, proliferano indiscriminatamente i centri di stoccaggio da cui partono i rifiuti elettronici per raggiungere i siti illegali di smaltimento.

La città di Guiyu, nella provincia di Guangdong, è il più grande centro di smaltimento illegale di rifiuti elettronici al mondo. Ogni anno (Fonte: Understanding Environmental Pollutions of Informal E-Waste Clustering in Global South: A Case Study of Guiyu, K Wang et al., 2020) vengono trattate oltre 10,1 milioni di tonnellate di RAEE, con metodi altamente inquinanti come bagni acidi e combustioni, gestiti in modo del tutto approssimativo da parte di lavoratori in fuga dalle poverissime province agricole cinesi, che guadagnano la miseria di 10 dollari al giorno.

In Malesia, sono stati sequestrati 106 container di rifiuti elettronici pericolosi tra maggio a giugno 2024,  (Fonte: Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine).

Mentre altre ingenti quantità di rifiuti elettronici finiscono principalmente nei pressi di Nuova Delhi, dove lavoratori informali li smontano per recuperare materiali preziosi come rame e oro.

Anche Paesi come Messico e Brasile stanno diventando destinazioni per lo smaltimento illegale di e-waste, con discariche abusive.

Di tutto questo quantitativo, solo 1/3 di quel materiale nocivo, infatti, è destinato al recupero e al riciclo. La maggior parte sfugge ai controlli e riempie discariche abusive, miniere abbandonate o cave di ghiaia, dopo aver naturalmente fruttato ingenti guadagni a coloro che gestiscono illegalmente questi traffici.

Senza dimenticare le gravi responsabilità di quei produttori europei che in tal modo riescono a eludere i costi delle normative ambientali.

Perché succede tutto questo?

Il consumismo è espressione di una società fondata sul culto dei beni materiali e sulla ricerca di nuovi bisogni – sempre più effimeri – da soddisfare.

L’obiettivo è il massimo profitto e questo contrasta con la necessità della tutela ambientale.

E a tutto questo, si affianca la realtà dei Paesi in via di sviluppo, pronti a trasformarsi in discariche degli eccessi del mondo occidentale, per garantire l’illegale business che arricchisce alcuni trafficanti senza scrupoli e fornisce un’ingiusta risposta alla povertà più nera. A scapito dell’integrità degli ecosistemi e della salute dei meni fortunati sul Pianeta Terra.

Il traffico illegale di e-waste: dati al 2025

L’ONU stima che nel 2022 ben 3,3 miliardi di kg siano stati spediti in discariche illegali di rifiuti elettronici in quei Paesi dove è più facile evitare controlli, come Cina, Ghana e Nigeria, che sono le principali destinazioni.

Ed in particolare quasi l’80% degli e-waste globali sarebbe stato smaltito al di fuori della legge (Fonte: United Nations Environment Programme) generando profitti illeciti per oltre 10-12 miliardi di dollari l’anno (Fonte: Financial Action Task Force).

Qual è l’impatto ambientale e umano dei rifiuti elettronici abbandonati

Gli impatti ambientali dei RAEE sono notevoli.

I rifiuti elettronici, infatti, contengono materiali preziosi, come oro, rame e argento, ma anche sostanze altamente tossiche, come piombo, mercurio, cadmio, ritardanti di fiamma bromurati e cloro. Quando sono smaltiti in modo improprio, rilasciano sostanze chimiche pericolose che contaminano suolo, aria e acqua.

Impatto ambientale

  • Contaminazione del suolo: nei siti di smaltimento illegale, metalli pesanti e sostanze chimiche penetrano nel terreno, rendendolo incoltivabile
  • Inquinamento dell’acqua: molti rifiuti vengono bruciati o lasciati a cielo aperto, con il rilascio di tossine che contaminano le falde acquifere
  • Emissioni atmosferiche: la combustione di plastica e componenti elettroniche produce diossine e fumi tossici che contribuiscono all’inquinamento atmosferico

Impatto umano

  • Malattie respiratorie e tumori: le tossine emesse durante il trattamento illegale dei RAEE aumentano l’incidenza di malattie gravi, come cancro e problemi polmonari, tra le popolazioni esposte
  • Sfruttamento minorile: in molte regioni, bambini e adolescenti lavorano in condizioni disumane per estrarre materiali preziosi dai rifiuti elettronici, inalando fumi tossici senza alcuna protezione

Nei Paesi in via di sviluppo nelle discariche, si ricercano questi metalli, come rame e alluminio per poi rivenderli. E chi lavora al recupero dai rifiuti di metalli, molto spesso, è un bambino.

Alcuno sono costretti a lavorare in condizioni di totale sfruttamento, altri lo fanno volontariamente per sostentare la famiglia, ma tutti senza il rispetto delle minime misure di sicurezza. I giovani smontano e fondono i rifiuti, mentre i fumi sprigionati da queste operazioni esalano tossine e sostanze nocive che contaminano suolo, aria e acqua, mettendo a repentaglio la salute dei lavoratori stessi e degli abitanti di quei territori.

Per capirci, l’82% dei bambini vicino alle discariche di Guiyu, in Cina, presenta livelli di piombo superiori al limite, secondo un rapporto del 2023 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. L’acqua di Guiyu è così inquinata da piombo, cromo e zinco da non essere più potabile e in tutta la zona si rilevano le concentrazioni di diossine cancerogene più alte al mondo.

In Ghana, dove si smaltisce oltre l’80% dei rifiuti mondiali, Greenpeace ha rilevato concentrazioni 100 volte superiori a quelle normali di piombo, cadmio e antimonio nei suoli dove i rifiuti vengono bruciati a cielo aperto nella discarica di Agboglobshie, nella capitale Accra e nel cantiere della città di Korforidua. E ha riscontrato presenze preoccupanti anche di altri veleni quali diossine, cloro e bromo.

Dopo aver recuperato metalli preziosi, come oro e rame, ed altri elementi utili con metodi altamente inquinanti (bagni acidi per l’oro, combustioni per il rame…) ogni sera sulle rive del fiume vengono dati alle fiamme i rifiuti da cui non è più possibile estrarre nulla.

Soluzioni globali per fermare il traffico illegale

Le soluzioni più valide per arginare questo fenomeno sconcertante restano quelle di migliorare le percentuali di recupero e riciclo in ogni Paese, rafforzando la collaborazione sia nazionale che internazionale ed impedire l’esportazione illegale.

Per ridurre questi flussi illegali e naturalmente limitare il guadagno di chi li gestisce, quasi sempre organizzazioni criminali internazionali, basterebbero dunque alcune azioni coordinate a livello globale:

  • incentivare il riciclo domestico e la creazione di centri di raccolta accessibili nei Paesi industriallizzati da cui parte il flusso dei rifiuti elettronici. L’UE, ad esempio, ha aumentato gli obiettivi di recupero RAEE al 65% dei dispositivi immessi sul mercato entro il 2025.
  • sensibilizzare i consumatori: promuovere il riutilizzo e la riparazione di dispositivi elettronici per ridurre il volume di rifiuti
  • sanzioni più severe per il traffico illegale: rafforzare i controlli doganali e applicare pene più dure per chi esporta rifiuti illegalmente
  • accordi globali transnazionali per monitorare il flusso di rifiuti elettronici e garantire il rispetto delle normative
  • produzione di oggetti elettronici più duraturi e più puliti, cercando di utilizzare sostanze alternative a quelle nocive che garantirebbero il riciclo sicuro.
  • recupero con metodi avanzati di riciclo, per estrarre i metalli rari è possibile usare processi chimici non inquinanti

Intanto, l’ONU ha promosso l’iniziativa StEP (Solving the E-Waste Problem) che non solo presenta un quadro dettagliato sulle varie legislazioni nazionali in materia di RAEE. Ha anche realizzato una mappa interattiva e in costante aggiornamento dove è possibile visualizzare per ogni Paese la quantità di beni elettrici ed elettronici prodotti, con la conseguente generazione di rifiuti.

Come smaltire correttamente i RAEE in Italia

Il riciclo dei rifiuti elettronici nel 2025 passa dallo smaltire correttamente i RAEE. In Italia per lo smaltimento RAEE ci sono le isole ecologiche, oppure è possibile il ritiro presso negozi grazie all’iniziativa ‘uno contro uno’, cioè per ogni apparecchio acquistato quello vecchio viene restituito al negozio che provvederà al suo smaltimento corretto.

E anche la legge ‘uno contro zero’ permette comunque di dare al negozio un piccolo elettrodomestico da smaltire senza comprare nulla di nuovo.

Per maggiori informazioni sulla gestione dei RAEE, leggete le indicazioni contenute sulla piattaforma ufficiale del consorzio Ecolight (https://ecolight.it/).

Inoltre, i consumatori farebbero bene ad abbandonare la corsa all’acquisto dell’ultimo modello, impegnandosi a riparare quando possibile. Questo continuo ricambio dettato dal mercato, infatti, non fa altro che generare tonnellate su tonnellate di rifiuti pericolosi, che si sottraggono troppo spesso allo smaltimento legale.

Il traffico di rifiuti elettronici resta una delle maggiori sfide e solo attraverso una maggiore consapevolezza, normative più severe e un impegno collettivo possiamo ridurre l’impatto devastante degli e-waste su ambiente e salute. E tu, cosa fai per contribuire al cambiamento?

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Ultimo aggiornamento il 9 Giugno 2025 da Rossella Vignoli

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Un commento

  1. Sono anni che facciamo sensibilizzazione su queste tematiche, ma sosprattutto che riusciamo a ricollocare centinaia di computer ogni anno attraverso l’associazione di volontariato Progetto Nuova Vita. E’ stato ideato un progetto ribattezzato Rigeneri@mo in collaborazione con l’Ufficio Scolastico di Varese e Como, con le sole nostre forze riusciamo a soddifarne poco più di una decina l’anno, ma se si unissero nuovi volontari, potremmo pensare di realizzare una rete a livello nazionale e i numeri crescerebbero in maniera significativa. Anche TU che ora stai leggendo…potresti fare la differenza unendoti a noi.

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