Eco-tracking dei pesci per scovare i pescatori di frodo
Vita dura per truffatori e pescatori illegali grazie ad una nuova certificazione che permetterà di tracciare geneticamente – esemplare per esemplare – il pescato più diffuso nei nostri mari e venduto sui banchi dei supermercati. L’eco-certificazione in questione tutelerà da una parte i consumatori, permettendo loro di conoscere l’origine geografica del pesce, e dall’altra consentirà di rafforzare la lotta alla pesca illegale e alle false certificazioni, con indubbi vantaggi anche per l’ambiente.
Ad introdurre la novità ci ha pensato il progetto europeo ‘FishPopTrace’ al quale hanno partecipato anche le università italiane di Padova e Bologna. L’approccio utilizzato per la formulazione dei parametri biologici e molecolari che permetteranno di tracciare il pescato ‘from fish to fork’ (‘dalla nave alla tavola’) è stato ribattezzato ‘genome-scan’, tecnica applicata finora a 4 specie marine tra le più diffuse e spesso oggetto di ‘frode’ o sovrasfruttamento: merluzzo atlantico, aringa, sogliola, nasello.
Determinare e certificare la provenienza del pescato, dunque, potrebbe risolvere l’annoso problema dell’ impoverimento delle risorse ittiche mondiali legato alla sfruttamento dei mari e tutelare la salute dei consumatori a partire dalla qualità e affidabilità del prodotto acquistato.
Un contributo che potrebbe rivelarsi decisivo per garantire il rispetto delle leggi internazionali sulla pesca tuttora in vigore, ma troppo spesso violate da pescatori senza scrupoli.
Il genome-scan, infine, permetterebbe di prevenire il collasso degli stock naturali di pescato presente nei nostri mari evitando così l’estinzione di molte specie ittiche colpite da frodi talvolta difficili da smascherare.
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Ultimo aggiornamento il 16 Marzo 2024 da Rossella Vignoli
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