Salute

Tutto sull’epatite C: scopriamo il virus HCV che si trasmette con il sangue, è asintomatico e cronico

L’epatite C colpisce il fegato compromettendone la funzionalità. Non esiste nessun vaccino.  Scopriamo le sue differenti forme, i sintomi, la trasmissione e la cura.

Tutto sull’epatite C: scopriamo il virus HCV che si trasmette con il sangue, è asintomatico e cronico

I tipi di epatite

Il fegato è un organo vitale per il corpo umano: se si ammala è un guaio. Con il termine epatite si indica una famiglia di infezioni virali che possono colpire il fegato e comprometterne la funzionalità. Esistono infatti vari tipi di epatite virale, in particolare l’epatite A, l’epatite B, l’epatite D e l’epatite E.

I virus che provocano queste infezioni sono simili, ma differenti. sono i sintomi, la trasmissione e la cura. Nella maggior parte dei casi si guarisce, anche senza prendere farmaci, ma in alcune persone (non per l’epatite A) si sviluppa una forma cronica che può diventare grave e causare danni permanenti al fegato, portando perfino la morte.

Queste malattie e i virus che le causano non sono collegati tra loro, anche se causano tutte danni al fegato.

Cos’è l’epatite C 

L’epatite C è una malattia che colpisce il fegato causata dal virus HCV, della famiglia dei flavivirusvirus. L’infezione si verifica quando il virus entra nel sangue e raggiunge il fegato.

L’epatite virale causata da virus diversi dall’HCV può avere simili sintomi, ma le modalità di trasmissione non sono le stesse, il che significa che i meccanismi di diffusione e le misure di prevenzione di queste malattie non sono uguali.

Epatite C: contagio del virus 

Il virus HCV si diffonde quasi esclusivamente attraverso il contatto con sangue infetto.

Il rischio di contagio diventa elevato per:

  • chi usa droga per via endovenosa e condivide gli aghi
  • operatori sanitari (come infermieri, tecnici di laboratorio e medici) che possono contrarre questa infezione se accidentalmente vengono a contatto con un ago che è stato utilizzato su un paziente infetto
  • persone con trasfusioni o trapianti prima del 1992 (anno di svolta nel controllo di queste pratiche)
  • chi ha contratto il virus HIV
  • chi ha piercing o tatuaggi, specialmente in ambienti non sterili

L’infezione viene trasmessa ‘sangue-sangue’. Tuttavia ci possono essere situazioni davvero accidentali in cui si può contrarre il virus. Ad esempio, condivisione di rasoi, spazzolino da denti, contatti accidentali tra sangue infetto e mucose o rapporti sessuali non protetti con persone infette.

Alcuni neonati nati da madri con epatite C, acquisiscono l’infezione durante il parto.

Come per l’epatite B, il problema è che ci sono molti portatori sani che possono diffondere il virus senza saperlo.

Come NON si contrae il virus 

Il virus dell’epatite C non viene diffuso:

  • condividendo le posate
  • abbracciandosi, baciandosi, tenendosi la mano
  • attraverso starnuti o colpi di tosse
  • attraverso le punture di zanzare o altri insetti
  • attraverso lo sperma o le secrezioni vaginali (nei rapporti sessuali ad infettare è il sangue eventuale di microabrasioni)

Incubazione 

Il virus HCV rimane in incubazione per un periodo che può andare da 2 settimane a 6 mesi. Tra l’altro il virus sopravvive libero in ambiente fuori dal corpo umano per quasi 3 settimane. È quindi facile scoprire di essere stati infettati anche dopo molto tempo.

In questo lungo periodo, poi, solo il 20% dei pazienti ha dei sintomi, il restante è asintomatico.

Primi sintomi dell’epatite C 

La maggioranza delle persone infettate non ha segni, ma in chi li sviluppa i sintomi durano da 2 a 12 settimane. Si stima che il 60-70% delle persone affette da HCV abbia sintomi solo quando ha già danni al fegato.

Quando presenti, possono essere:

  • affaticamento
  • febbre (fino a 38.8°),
  • dolori articolari
  • diminuzione dell’appetito, nausea e vomito
  • dolore addominale e nella zona del fegato
  • urine di colore scuro
  • feci di colore chiaro
  • ittero

Epatite C cronica 

Si stima che l’epatite C cronica colpisca più di 200.000 persone in Italia, tuttavia, viene diagnosticata solo alla metà. Si tratta di una malattia silenziosa, che può essere presente anche per 30 anni prima che si manifestino gravi complicazioni.

Oggi, la sfida è quella di diagnosticare e trattare le persone infette prima di questa lunga fase silente. Si riesce a trattare con farmaci retrovirali, portando alla guarigione più del 90% dei malati.

Da questo punto di vista, l’epatite C cronica è unica nel suo genere: è ormai l’unica malattia virale cronica che può essere curata.

In particolare, nel 75% di chi contrae il virus l’infezione da acuta diventa cronica. Un quarto delle infezioni croniche si riprendono da sole spontaneamente, perché i soggetti eliminano spontaneamente il virus. Nei tre quarti rimanenti, l’epatite C diventa cronica.

Il 20% di chi soffre di epatite cronica sviluppa poi la cirrosi, una malattia che può portare al cancro al fegato o insufficienza epatica cronica, e deve essere sottoposto a trapianto.

Epatite C cronica guarigione

La malattia oggi è curata grazie ad un trattamento a base di farmaci retrovirali. L’obiettivo del trattamento è di eradicare il virus dall’organismo, impedendo al fegato di degradarsi.

Poiché il fegato è in grado di rigenerarsi, la guarigione potrebbe portare anche ad una parziale regressione della fibrosi del fegato ad essa associata. Bisogna però considerare che il trattamento antivirale non cura né cirrosi, né cancro al fegato, malattie che vanno trattate in maniera specifica e che si possono sviluppare a seguito dell’epatite C.

È quindi importante iniziare il trattamento prima della comparsa dei sintomi di sofferenza epatica.

epatite c

Epatite C e gravidanza 

Se si ha intenzione di affrontare una gravidanza, si consiglia di affidarsi al medico curante per la prevenzione e diagnosi dell’epatite C.

Non bisogna avere rapporti sessuali durante il ciclo mestruale, perché il virus dell’epatite C si diffonde più facilmente nel sangue mestruale.

In caso d’infezione il rischio che anche il neonato la contragga è alto.

Come effettuare la diagnosi dell’epatite C 

Le persone ad elevato rischio di contagio da virus HCV devono effettuare test con regolarità.  Se si diagnosticato subito, il virus può essere tenuto sotto controllo grazie a trattamenti farmacologici e corrette abitudini di vita. Diminuisce così il danno epatico permanente.

Attenzione: una precedente infezione da HCV non protegge contro nuovi contagi, perché la risposta immunitaria diventa inefficace a causa dei cambiamenti del virus durante l’infezione.

Per la stessa ragione, non esistono efficaci profilassi pre o post-esposizione e non esiste vaccino.

Chi dovrebbe fare il test 

Le persone che dovrebbero fare lo screening per l’infezione da epatite C sono:

  • coloro che fanno uso di droghe iniettabili
  • operatori sanitari e di emergenza
  • persone con emofilia, che hanno ricevuto trasfusioni di sangue prima del 1992
  • chi ha avuto un trapianto d’organo prima del 1992
  • partner sessuali affetti da epatite C
  • bambini nati da donne affette da epatite C.

Lo screening per l’infezione potrà stabilire se si ha contratto il virus HCV e in quale quantità.
L’esame consiste nel prelievo del sangue ma il medico può anche richiedere l’analisi di un campione di tessuto epatico per le prove di laboratorio (biopsia epatica).

Epatite C: cura 

Alcune persone infette di epatite C sono asintomatiche, altre presentano uan guarigione spontanea, ma la stragrande maggioranza dei casi sviluppa un’infiammazione al fegato di tipo cronico.

In questo frangente vengono prescritte delle nuove cure farmacologiche a base di retrovirali.

Dal 2014 è disponibile una nuova generazione di trattamenti senza i gli effetti collaterali più pesanti, con una percentuale di guarigione dal 90 al 95% in 12 settimane di trattamento.

I primi farmaci di questo tipo ad essere stati disponibili sono il sofosbuvir e il simeprevir. Più di venti molecole sono attualmente in fase di sviluppo (daclastavir, dasabuvir…).

L’inconveniente al momento è il prezzo dei nuovi farmaci, che non permette di curare tutte le persone infette, ma solo quelle con fibrosi avanzata.

Cura farmacologica tradizionale

Il trattamento di riferimento per l’epatite C fino al 2015 era basato sulla combinazione di due molecole: interferone pegilato e ribavirina. Somministrati per 24-48 settimane a seconda del profilo (o genotipo) del virus, questo trattamento ha una guarigione in quasi il 40% delle persone trattate.

Obiettivo della cura farmacologica a base di  è ridurre la carica virale nel sangue a livelli minimi, fino a renderla non individuabile con i test. Se la carica virale si riduce, allora si ha una risposta sostenuta con buone possibilità di evitare problemi permanenti al fegato.

Oggi sono proposti nuovi farmaci a base di nuove molecole, che limitano gli effetti collaterali delle due molecole tradizionali e guariscono fino al 90% dei casi.

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Controindicazioni 

Curare l’epatite C con i farmaci retrovirali di vecchia generazione ha molte controindicazioni. Il metodo più utilizzato era una combinazione di cicli di cura con interferone  associato a ribavirina: un trattamento che riesce a ridurre la potenza del virus anche dell’80%.

Tuttavia sia l’interferone che la ribavirina causano diversi effetti collaterali come febbre, dolori muscolari ed affaticamento, disturbi del sonno, nausea e vomito, irritabilità e depressione, fino alla difficoltà di concentrazione e problemi di memoria

Il trattamento porta all’insorgenza di tali disturbi soprattutto nelle prime settimane. Non bisogna comunque smettere la cura finché non lo deciderà il medico.

Sane abitudini 

Il medico può raccomandare anche alcune indicazioni e abitudini per un nuovo stile di vita più sano. In particolare chi ha il virus HCV dovrà:

  • smettere di bere alcolici
  • seguire una dieta ricca di frutta e verdura
  • fare una vita regolare mantenendosi attivi di giorno e riposando di notte
  • evitare il contatto con il proprio sangue
  • non condividere oggetti per la cura della persona come rasoi o spazzolini da denti con altri
  • non donare il sangue, organi del corpo e comunicare sempre agli operatori sanitari di avere il virus.

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Quando il trapianto di fegato 

Cos’è il trapianto del fegato? Consiste nella sostituzione del fegato danneggiato con un organo sano: se l’epatite C ha causato danni gravi all’organo, allora il trapianto sarà una opzione da considerare.

Attenzione: per i soggetti con epatite C il trapianto non è risolutivo in quanto è probabile che il virus HCV infetti anche il fegato impiantato.

Vaccinazione contro l’epatite C

Non esiste al momento un vaccino per l’epatite C. A chi ha contratto questa malattia si consiglia comunque il vaccino per l’epatite A e B.

Giovanna Ferraresi

Giovanna Ferraresi  Siciliana di nascita e milanese di adozione, s'impegna con passione e voglia di imparare. Fino dal 2011 segue la sua attitudine, la scrittura. Lavora come web editor free lance per una casa editrice milanese specializzata in riviste tecniche di architettura e scrive di edilizia e architettura per 'Imprese Edili' e architetturaecosostenibile.it È appassionata di bioedilizia e architettura sostenibile. Anche oggi continua a tenersi aggiornata, non smettendo mai di ascoltare, guardare e imparare ed è esperta di bellezza naturale e autoproduzione cosmetica.

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