Tutto sull’epatite A: quali sono i sintomi, quali precauzioni prendere e i rimedi per guarire
L’epatite A è una infezione del fegato causata da virus che si trasmette attraverso acqua o cibo contaminati. Non ha quasi mai esito fatale e una volta guariti si diventa immuni. Scopriamo in dettaglio le sue cause, i sintomi, come distinguerla da altre forme di epatite e come guarire.
Sommario
- Che cos’è l’epatite
- Cos’è l’epatite A
- Epatite A trasmissione: come si contrae il virus
- Epatite A contagio
- Come si effettua la diagnosi
- Epatite A sintomi
- Quali sono i fattori di rischio
- Epatite A e dieta: alimenti che possono portare il virus
- Epatite A in gravidanza
- Epatite A bambini
- Epatite A cronica
- Epatite A cura
- Epatite A vaccino
Che cos’è l’epatite
L’epatite A fa parte della famiglia dei virus dell’epatite, che letteralmente vuol dire ‘infiammazione del fegato’, organo indispensabile per il nostro organismo. Infatti sono fondamentali le funzioni che compie:
- purifica il sangue
- combatte le infezioni
- aiuta la digestione
- immagazzina nutrienti, vitamine, ed energia di riserva
I vari tipi di epatite a, epatite b, epatite c
Con il termine generico di epatite si definisce un’infezione virale che colpisce il fegato, derivata da una famiglia di 5 virus. I tipi di epatite più comuni sono:
- epatite A
- epatite B
- epatite C
Le infiammazione del fegato possono anche essere causate da tossine, da alcuni farmaci, dal consumo di alcol oltre che da infezioni batteriche e, come abbiamo visto, da virus. Le tre forme più comuni di epatite sono causate da tre diversi virus, hanno propri modi di trasmissione e possono agire sul fegato in maniera differente.
Epatite A
È la meno grave di tutte le epatiti virali, e non si cronicizza. Di solito, il corpo lo combatte in poche settimane, anche senza trattamento, ed il malato rimane immunizzato per tutta la vita.
Il virus si trasmette attraverso acqua, cibo, feci contaminate. Per questo bisogna fare attenzione agli alimenti crudi o poco cotti, ed in particolare ai frutti di mare provenienti da zone inquinate. In generale, è buona norma fare attenzione soprattutto nei Paesi dove ci sono scarse condizioni igieniche. Qui molti sono già stati infettati dal virus e vi vivono immunizzati. Esiste un vaccino, che protegge soprattutto in caso di persone immunodepresse.
Epatite B
L’epatite B è il tipo più comune ed anche il più pericoloso. Il virus si trasmette attraverso sangue o sperma della persona infetta. Molto più contagiosa dell’AIDS, è però curabile nella quasi totalità dei malati, solo nel 5% dei casi si cronicizza e la persona infetta diventa ‘portatore’ del virus e può trasmetterlo ad altri.
Pur non avendo sintomi, c’è il rischio di sviluppare cirrosi epatica o cancro al fegato, che sono malattie potenzialmente fatali. Può essere trasmessa anche durante il parto.
Fin dal 1982 è disponibile un vaccino.
Epatite C
L’epatite C è la forma più insidiosa di epatite virale, perché causata da un virus molto resistente. Fino all’80% delle infezioni diventano croniche. La trasmissione avviene il più delle volte attraverso il contatto diretto con sangue di una persona infetta: principalmente attraverso lo scambio il riutilizzo di aghi e siringhe non sterili, e trasfusione di sangue non testato.
Più raramente si contrae durante rapporti sessuali non protetti con persone infette. È la principale causa di trapianto di fegato e purtroppo non esiste un vaccino per proteggersi.
Cos’è l’epatite A
L’epatite A è una malattia infettiva del fegato causata dal virus HAV: si tratta di una forma virale altamente contagiosa che a volte può risolversi con poche settimane di cura, a volte può restare grave per mesi. Se l’infezione è lieve si guarisce completamente e il fegato non subisce danni.
Diffusione del virus
Il virus è presente in tutto il mondo, ma soprattutto nelle regioni con scarse norme igieniche,e poca protezione dai rischi sessuali, per ridotta cultura di vaccini e prevenzione.
Ogni anno sono stimati circa 1,4 milioni di casi e ad essere colpiti prevalentemente sono i bambini.
In Italia
I miglioramenti nelle condizioni igieniche e socio-economiche degli italiani, e di tutti i popoli d’occidente hanno determinato una notevole riduzione dell’endemicità anche se ancora si verificano piccole edipemie per lo più associate all’assunzione di cibi crudi o frutti di mare.
In Italia i dati parlano di 0,8 casi ogni centomila abitanti. i più colpiti sono gli adulti tra i 15 e i 54 anni.
Epatite A trasmissione: come si contrae il virus
In genere viene contratta consumando alimenti contaminati dalle feci di un soggetto infetto. Il virus dell’epatite A è molto contagioso.
La trasmissione del virus avviene più facilmente nei Paesi in cui l’epatite A è comune e in zone dove ci sono cattive condizioni sanitarie o di scarsa igiene personale.
Epatite A contagio
Il contagio può avvenire per:
- contatto con le feci: se una persona non si lava correttamente le mani dopo aver cambiato i pannolini ad esempio o essere venuto comunque a contatto con le feci di una persona infetta;
- rapporti sessuali con pazienti infetti
- assunzione di cibo e bevande o acqua contaminati dal il virus (compresi alimenti surgelati o poco cotti). Il cibo e le bevande con maggior probabilità di essere contaminati sono frutta, verdura, frutti di mare, ghiaccio e acqua. In Italia l’acquedotto distribuisce acqua clorata e questo elimina ogni probabilità di mantenere in vita il virus dell’epatite A.
Quali sono fattori di NON rischio
Non si viene contagiati dal virus dell’epatite A:
- se si sta accanto ad una persona malata di epatite A
- tramite tosse e starnuti
- tramite l’allattamento al seno
Come si effettua la diagnosi
Se il medico constata alcuni sintomi tipici, come ittero e aumento del volume epatico durante la palpazione dell’addome, invia il paziente ad eseguire test di laboratorio ed in particolare l’esame del sangue, l’unico che permette di diagnosticare la malattia.
Infatti i sintomi dell’epatite A sono simili a quelli di altre malattie epatiche che possono essere potenzialmente gravi.
Markers dell’epatite A
L’esame del sangue comprende la ricerca di due anticorpi anti-HAV, il virus responsabile dell’epatite A:
- Test dei valori IgG che rileva gli anticorpi che compaiono a seguito del virus HAV, a seguito di vecchie infezioni o immunità acquisite.
- Test dei valori IgM che rileva gli anticorpi ad insorgenza precoce, che appaiono da 5 a 10 giorni dopo l’esposizione al virus, con un picco intorno ai 60-90 giorni dopo il contagio e persistono fino a 6 mesi. La loro presenza indica che la malattia è in corso.
Epatite A: valori del sangue
Epatite A sintomi
Tra i sintomi che devono destare sospetto ci sono:
- stanchezza
- dolore all’addome, soprattutto nella zona del fegato, sul lato destro
- dolore muscolare e alle articolazioni
- febbricola
- ittero, ovvero ingiallimento della pelle e degli occhi
- nausea e vomito
- perdita di appetito
- prurito
- urine scure
Epatite A incubazione
Segni e sintomi non appaiono quindi prima di un mese dal momento in cui il virus è stato contratto. In alcuni casi, soprattutto tra i bambini, non si manifestano i sintomi e per questo, purtroppo, sono in grado di trasmettere il virus.
Il periodo di incubazione nelle persone sane e adulte è di 28 giorni. Dai primi sintomi dell’infezione alla guarigione, solitamente passano meno di due mesi, ma in alcuni casi i sintomi possono durare anche fino a sei mesi.
In alcuni individui si sviluppa una forma tanto leggera da essere asintomatica.
Quali sono i fattori di rischio
Ci sono situazioni che sono considerate fattori di rischio per il visus di epatite A. Ecco quali:
- soggiornare in Paesi con elevati tassi di epatite A (sono tutti segnalati presso le ASL)
- avere rapporti sessuali con persone che sono infette o in cui il virus si è cronicizzato
- vivere a contatto con soggetti colpiti da epatite A
- soffrire di alcuni disturbi della coagulazione, come l’emofilia
- far uso di droghe inettabili, perché si viene a contatto con siringhe infette
- mangiare carne e pesce crudi di incerta provenienza e preparazione
Epatite A e dieta: alimenti che possono portare il virus
Oltre al contagio per contatto con qualcuno che è stato infettato dal virus, l’altra principale causa che porta alla malattia è l’alimentazione. Gli alimenti che più spesso a rischio per l’epatite A sono:
- acqua non minerale
- frutti di mare o pesce crudo o poco cotto (attenzione al sushi)
- frutta e verdura cruda mal lavata o maneggiata in scarse condizioni igieniche
- carne cruda
- salumi freschi non stagionati (non il prosciutto crudo)
- uova crude o poco cotte e salse derivate (mayonese, uova alla coque)
- latte crudo o non pastorizzato (il latte preso direttamente dall’allevatore)
- formaggi poco stagionati a pasta molle prodotti con latte crudo
Questo virus è molto resistente ed è in grado di sopravvivere per mesi sia nello stomaco, sia nella prima parte dell’intestino, nonostante questo tratto digestivo sia altamente acido. Le alte temperature, come la bollitura, uccidono il virus, ma non il congelamento. Per questo alimenti surgelati o abbattuti a -20° per risolvere il pericolo dell’anisakis non sono sicuri dal punto di vista del virus dell’epatite A.
Epatite A in gravidanza
È possibile contrarre l’epatite anche in gravidanza, ma la malattia ha in genere un andamento benigno e non ci sono rischi per il feto.
Tuttavia, recenti studi hanno evidenziato come in alcuni casi di infezione nel secondo o terzo trimestre, siano insorte poi delle complicanze, come contrazioni premature, distacco placentare improvviso e rottura prematura delle membrane. Complicazioni che hanno portato ad un travaglio prematuro, anche se poi l’evoluzione della madre e del bambino è stata favorevole.
A tal proposito, si può eseguire la vaccinazione anche durante la gravidanza.
Epatite A bambini
I sintomi tipici dell’epatite sono comuni nei bambini di età superiore ai 6 anni e negli adulti e una visita medica seguita da un’analisi del sangue confermeranno l’avvenuto contagio.
Invece, nei bambini sotto i 6 anni la malattia passa inosservata nella maggioranza dei casi, anche se l’incubazione dura come negli adulti, dai 15-30 giorni fino a 50 giorni. Il virus è presente nelle feci prima che compaiano i segni clinici.
Le cure sono le stesse dell’adulto, reidratazione e riposo, accompagnati da una dieta equilibrata e leggera.
Epatite A cronica
A differenza dell’epatite B e C, la A non si cronicizza, ed ha raramente esito fatale, solo se fulminante (con insufficienza epatica acuta).
Una volta guariti si sviluppano gli anticorpi che proteggono per tutta la vita. Quindi il virus di epatite A si può prendere una sola volta nella vita.
Epatite A cura
Chi contrae questo virus riesce di norma a recuperare completamente senza avere danni al fegato o alle funzioni epatiche. Le persone infettate devono comunque rivolgersi al medico curante prima di assumere qualsiasi farmaco.
Di solito, in un uomo adulto e sano, il corpo si libera del virus autonomamente in qualche settimana. Non è dunque necessario ricoverare il paziente se non nel caso molto raro di una forma acuta o fulminante.
Durante il periodo in cui si sta male viene consigliato il seguente trattamento:
- riposo assoluto: uno dei sintomi è una profonda stanchezza. si consiglia dunque di stare a letto e riposare molto.
- nutrizione adeguata: un altro sintomo frequente è la nausea che può rendere i pasti difficili. Si consiglia dunque di mangiare cibi leggeri e facilmente digeribili.
- bere abbondanti liquidi ma evitare alcool. Il fegato deve pulirsi e deve essere lasciato a riposo. Si consiglia dunque di limitare ogni ssunzione che possa nuocere al fegato come medicinali troppo forti, alcool. Bere invece molta acqua.
- evitare rapporti sessuali. Se si soffre di epatite il medico raccomanderà di non avere rapporti sessuali perché molto contagiosa e anche il profilattico non garantisce una protezione totale
Prevenzione: consigli di buon senso
Per evitare il rischio di contrarre epatite A si consigliano piccoli gesti da attuare nella vita quotidiana:
- lavare bene e spesso le mani e asciugarle con tovaglioli usa e getta
- se si teme di avere il virus non preparare il cibo per altri: è facilmente trasmissibile dalle mani al cibo
- non usare acqua non potabile nemmeno per preparare il ghiaccio, per lavare o preparare gli alimenti o gli utensili della cucina
- non acquistare uova troppo imbrattate di sporco né refrigerate: se l’uovo subisce sbalzi termici potrebbe formarsi condensa sul guscio, che favorisce la penetrazione all’interno di germi patogeni
- lavare la frutta e le verdure prima di consumarle: per una maggiore efficacia si possono usare prodotti a base di cloro (il bicarbonato non è sufficiente). Dopo l’ammollo sciacquare con acqua corrente e pulita
- cercare di eliminare da casa gli insetti come mosche e scarafaggi, e proteggere il cibo dal contatto con essi, perché sono un veicolo per i patogeni
- usare i guanti di gomma quando si svolgono le piccole attività quotidiane che portano a contatto con materiale che potrebbe essere contaminato: ad esempio la pulizia della lettiera dei gatti o il giardinaggio
- attenzione alle cross-contamination, ovvero al contatto tra prodotti crudi e alimenti pronti al consumo, tra prodotto e utensili sporchi …
Danni permanenti
Capita soprattutto negli over cinquanta, o in persone che hanno già altre patologie al fegato, di potere avere danni più seri come insufficienza epatica, che porta ad avere necessità di un trapianto di fegato.
L’epatite fulminante è molto rara, ma può portare alla morte.
Profilassi post-esposizione o Pep
La Pep ovvero la profilassi post-esposizione è il tentativo di prevenire o curare una malattia dopo un’esposizione accertata al virus.
Epatite A vaccino
Di sicuro il metodo più sicuro per prevenire il contagio è il vaccino, costituito dal virus inattivato ed è efficace al 94%. Viene somministrato in due dosi a distanza di sei mesi per via intramuscolare, di solito nel braccio.
In questo modo si immunizza il paziente già a partire da 2-3 settimane dopo la puntura della prima dose, e lo si rimane per 10 anni.
Epatite A vaccino: durata e chi vaccinare
Alcuni paesi raccomandano anche di vaccinare le persone a maggior rischio di epatite A, in particolare:
- chi lavora in laboratori di ricerca e può entrare in contatto con il virus
- i viaggiatori che intendono visitare zone dove il virus è endemico
- consumatori di droghe iniettabili
- persone con malattie croniche del fegato, a causa dell’aumento del rischio di gravi complicazioni se sviluppano l’HAV
- bambini all’età di 1 anno
Ultimo aggiornamento il 31 Gennaio 2019 da Rossella Vignoli