Fai da te

Il biodiesel fatto in casa

Un metodo per farlo da soli a partire dall'olio di girasole e altri prodotti di uso comune

Fare il biodiesel in casa oggi è possibile. Vi spieghiamo come farlo, anche se è complicato e bisogna stare attenti, un po’ come fare il sapone in casa, proteggendosi con guanti e mascherine adatte. Ma darà grandi soddisfazioni economiche.

Il biodiesel fatto in casa

Cos’è il biodiesel

Questo biocombustibile, noto anche con la sigla B100 (B20, B5, B2, ecc.) è un carburante ottenuto da oli vegetali o animali trasformati mediante un processo chimico chiamato transesterificazione, per ottenere EMHV o EEHV.

L’obiettivo è sostituirsi con gli oli vegetali utilizzati allo stato grezzo e con il diesel convenzionale, ricavato dal petrolio.

Nei motori può essere essere utilizzato puro oppure miscelato con il diesel tradizionale da petrolio.

Il biodiesel rispetto al diesel

Le differenze tra il biodiesel e il diesel ricavato da petrolio sono poche ma significative:

  • gli oli vegetali danno al biodiesel una viscosità maggiore (fino a 10 volte superiore), un numero di cetano inferiore e una temperatura di solidificazione più elevata. Inoltre, degrada la gomma naturale, quindi è necessario verificare la qualità delle guarnizioni se si utilizza puro. Se miscelato fino al 30% con benzina petrolifera, non presenta problemi.
  • il carburante diesel da fonti fossili ha minore viscosità (fino a metà) ed è meno corrosivo.

Come si fabbrica il biodiesel a livello industriale

L’olio viene fatto reagire con l’alcol, solitamente il metanolo, per ridurne la viscosità. In linea di principio, si può utilizzare qualsiasi olio, ma in Europa i produttori scelgono spesso l’olio di colza, mentre negli Stati Uniti preferiscono l’olio di canola (una varietà di colza) o l’olio di soia. di cui sono anche il maggior produttore, davanti al Brasile.

Ma è probabilmente dalle alghe che si possono produrre oli con una resa più alta, rendendo la produzione su larga scala di questo biocarburante una possibilità concreta.

Affinché la reazione avvenga il più rapidamente possibile, è necessario riscaldare la soluzione a circa 50° e aggiungere una base come catalizzatore. La base può essere, idrossido di sodio, noto anche come soda caustica (NaOH).

Per una maggiore efficienza energetica, è anche possibile lasciare che la reazione avvenga semplicemente senza riscaldamento, nel qual caso la reazione richiede alcune ore.

Il vero processo di transesterificazione consente di recuperare la glicerina, che è una fonte di valore aggiunto. Sono necessari 100 kg di metanolo per transesterificare 1 t di olio vegetale di colza (estere di acidi grassi della glicerina) in presenza di un catalizzatore alcalino.

Il risultato è 1 t di diestere (estere di acidi grassi e metanolo) e 100 kg di glicerolo (glicerina) che possono essere riutilizzati nell’industria chimica.

Il bilancio economico comprende anche il panello di colza, un sottoprodotto dell’estrazione dell’olio e una preziosa fonte di proteine vegetali per l’alimentazione animale.

Raccomandazioni prima di fare il biodiesel

Prima, però, occorre fare alcune dovute raccomandazioni rispetto alla necessità di proteggere occhi e pelle dal contatto con le esalazioni sprigionate dalla reazione: sarà pertanto necessario indossare guanti, occhiali e grembiule e preparare la soluzione in un ambiente adeguatamente aerato.

Si suggerisce anche di tenere i bambini lontani dalla preparazione del biodiesel. Il periodo estivo è più indicato in virtù delle alte temperature, che come vedremo ci aiuteranno a eliminare le impurità dalla soluzione.

La produzione del biodiesel ‘domestico’ è resa possibile dall’impiego di oli vegetali, grassi animali o lipidi naturali; in particolare, a partire da oli vegetali si può ricavare questo combustibile liquido grazie ad una particolare reazione chimica nota come transesterificazione.

Qual è l’impatto del biodiesel sull’ambiente

Il principale vantaggio diq uesto biocarburante è che viene prodotto da una fonte di energia rinnovabile (l’olio vegetale grezzo) che non agisce sul livello di CO2 nell’atmosfera.

Infatti, durante la sua crescita, la pianta (in pratica la colza, anche se il processo è applicabile a tutti gli oli) consuma attraverso la fotosintesi la stessa quantità di anidride carbonica che la combustione del carburante libererà.

Tuttavia, è necessario prendere in considerazione anche il processo di produzione, il trasporto dal produttore al consumatore finale e il bilancio energetico complessivo.

Per capirci, questo carburante a base di olio vegetale è inefficiente perché ha un basso livello di ottani  per diventare competitivo con il diesel, serve un certo apporto di energia che ne accelerare il processo di esterificazione e deve essere lavorato in raffinerie specializzate prima di essere consegnato ai consumatori.

Infine, la produzione di biocarburanti non deve andare a scapito di una massiccia deforestazione che, contrariamente all’effetto desiderato, aumenterebbe le emissioni di gas serra.

Come si fa il biodiesel casalingo

Proviamo ad illustrarvi come produrre in casa del biocarburante, utilizzando olio di girasole, perché più richiede un processo produttivo più semplice, anche se meno economico. Potete anche impiegare dell’olio esausto, già usato, ed è una soluzione decisamente più eco-friendly.

Il biodiesel fatto in casa

  • All’olio di girasole va aggiunto alcol etilico anidro (99,9%, quello con una percentuale di acqua maggiore come quello al 90% non va bene perché l’acqua inibisce la reazione), ossia il comune etanolo, disciolto con soda caustica (metossido di sodio). Le proporzioni tra ingredienti sono, per 1 l di olio di semi di girasole, circa di 250 gr di etanolo e 7 gr di soda caustica.
  • Bisogna mescolare per alcuni minuti con un cucchiaio di acciaio e lasciare riposare per circa un’ora
  • Alla fine vedrete che la glicerina si deposita sul fondo del contenitore.

Un’altra variante di questa ricetta prevede al posto dell’alcool il metanolo, che però è difficile da trovare, altamente tossico e soggetto giustamente a restrizioni, dati i casi di adulterazione del vino accaduti alcuni anni fa.

La soluzione ideale è quella di lasciare la glicerina in questo contenitore ed estrarre la parte liquida, che è il biodiesel, versandola in un contenitore differente.

Il carburante così ottenuto, in realtà, non è ancora pronto per l’utilizzo come combustibile poiché potrebbe danneggiare il motore per la presenza di tracce di idrossido, eventualmente metanolo e saponi: occorre quindi rimuoverle.

Rimozione delle impurità

Qui arriva la parte difficile, quella del lavaggio tramite acqua, per rimuovere le impurità costituite da tracce di idrossido, metanolo e saponi dal biodiesel e renderlo così puro.

Se non lo si purifica dai residui, si rischia di rovinare irreparabilmente il motore per via delle tracce di grassi e saponi contenuti in questo combustibile ancora impuro.

Per fare ciò, è possibile utilizzare utilizzando semplicemente acqua attraverso una pompetta da acquario per soffiare aria, la relativa tubazione ed un erogatore.

  • Si mette la soluzione ottenuta in precedenza in una botte e si aggiunge circa 1/3 di acqua: l’acqua tenderà a depositarsi in basso, essendo più pesante
  • A questo punto si soffia l’aria con la pompetta, che, salendo verso l’alto fa in modo che l’acqua e la soluzione si rimescolino continuamente.
  • Dopo aver eliminato le impurità con 3 o 4 di questi lavaggi, non resta che eliminare l’acqua presente ancora nel biodiesel.
  • Occorre riscaldare il combustibile a 40°-50° per 1-2 ore (di inverno lo si mette sopra ad un calorifero) e poi lasciarlo riposare, oppure nei mesi caldi, lasciarlo decantare un giorno.

Per essere certi che il processo abbia avuto successo, bisogna accertarsi che il biodiesel abbia assunto un colore chiaro giallo pallido.

Controindicazioni del biodiesel fatto in casa

Ovviamente – a meno che non si utilizzi olio di scarto, più difficile da lavare – il costo non è molto competitivo con il diesel attuale e rimane poco più di un esercizio accademico, nobilitato dalla volontà di non inquinare.

Inoltre, dato che tutti i carburanti sono soggetti ad accise, farsi questo biodiesel tax free ci mette teoricamente nella posizione di chi ha compiuto una piccola, diciamo simbolica, evasione fiscale.

Certo è che vorremmo vedere presto biocarburanti alle pompe di benzina: fino a quando dovremo aspettare?

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Simona Treré

Classe 1984, si è laureata a Bologna in Scienze della Comunicazione (con una tesi su Green Marketing e Green Communication) e ha conseguito il master in Comunicazione Ambientale a Roma. Dal 2009 lavora nel settore della sostenibilità ambientale seguendo la comunicazione e la progettazione ambientale per aziende del territorio. Grazie ai suoi studi e al suo lavoro si è potuta dedicare a una delle passioni: l’ecologia e il rispetto per la natura (nei suoi vari, complicati e meravigliosi aspetti). Per divertimento ha sfilato come modella di abiti green e per hobby si è avvicinata all’affascinante mondo dei “rifiuti-non rifiuti” attraverso il riciclo creativo, creando e vendendo oggetti realizzati con materiale di recupero.

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