Le insalate pronte in busta sono comode quando abbiamo poco tempo per mangiare, ma possono avere dei problemi igienico-sanitari: scopriamo quali sono e come regolarci a questo proposito.
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Tutti, almeno una volta, abbiamo ceduto alla tentazione di mangiare una delle tante insalate pronte che troviamo già in busta al supermercato generalmente vicino ai cesti di insalata freschi. Questo tipo di verdura non va tagliata né lavata. Spesso è anche già composta da mix di più varietà o contiene ingredienti diversi, come le carote e mais: insomma, si tratta di prodotti molto invitanti!
Tuttavia alcuni testi sulle insalate in busta hanno evidenziato che le insalate pronte, per la loro condizione, sono soggette ad avere dei piccoli problemi di natura igienico-sanitaria.
Intendiamoci, problemi non pericolosi per la nostra salute, perché la presenza di patogeni è strettamente controllata negli stabilimenti di lavorazione. Si tratta comunque di lattuga, songino, spinaci, indivia… tutte piante a stretto contatto con il terreno. Vale dunque la pena di approfondire a adottare alcune cautele.
Le insalate in busta sono definite come “prodotti di quarta gamma“, per la loro comodità nell’utilizzo. Questo fa parte di una classificazione in cui:
I prodotti di quarta gamma, essendo crudi, devono sottostare ad una serie di regole ben precise, dettate dalla legge 77/2011.
Dal 13 agosto 2015 obbliga tutti i produttori e la distribuzione a rispettare la catena del freddo, mantenendo una temperatura uniforme e sotto gli 8° lungo tutto il percorso che va dalla raccolta al confezionamento, dal trasporto ai banchi refrigerati dei punti vendita.
Infatti, solo mantenendo questa temperatura si ha la garanzia di tutelare la freschezza, l’igiene e la qualità della verdura lavorata.
A tutela del consumatore, la verdura viene lavorata a temperatura di refrigerazione costante e in atmosfera ‘modificata’ come si fa per le fette del prosciutto già tagliato, per evitare che cadano una sull’altra e per conservarle meglio.
Il processo di preparazione prevede vari passaggi:
Anche la conservazione di queste insalate è fatta alla temperatura di refrigerazione, proprio per impedire ai microrganismi ambientali di moltiplicarsi dentro.
Abbiamo visto come la produzione delle insalate pronte sia una cosa tutt’altro che difficile: essenzialmente l’insalata si taglia, si lava e si imbusta.
Come potremmo teoricamente fare anche da soli in casa, ma non facciamolo, perché lasceremmo troppa umidità e marcirebbe tutta.
Sebbene le insalate siano lavate due volte e mantenute sempre a 8°, sono tutt’altro che sterili.
I microrganismi ambientali rimangono perché si trovano sia nell’aria e nell’insalata, perché il lavaggio, per quanto ottimale possa essere, non porta mai via comunque il 100% dei batteri.
Se anche l’1% è rimasto, questo piccolo gruppo può trovare delle condizioni per potersi riprodurre.
La temperatura teoricamente dovrebbe tenere sotto controllo la riproduzione, ma a volte non è sempre costante.
Può accadere nelle varie fasi del trasporto, che dovrebbero essere brevi (stabilimento-camion), ma che possono allungarsi per problemi vari, che l’insalata passi più tempo ad una temperatura che non è quella di 8°.
Inoltre non dobbiamo mai dimenticare che la temperatura nei banchi frigo del supermercato non è stabile, come quella del frigorifero.
Gli 8° su cui è tarato sono presenti nella parte bassa ma quando abbiamo un ammasso di confezioni di insalata è più difficile che quelle che si trovano sopra riescano a restare a questa temperatura.
Vi diamo allora qualche consiglio per una buona scelta della busta d’insalata pronta ottimale.
Un’altra cosa importante. Non dimentichiamo che, a parità di peso, le insalate pronte sono tre volte più costose rispetto all’insalata fresca.
Insomma, va bene la comodità, ma diamo un’occhiata anche al portafogli perché con i soldi con cui acquistiamo 250 gr di insalata imbustata, avremmo acquistato un chilo di insalata fresca, anche se è da lavare e tagliare.
Forse è meglio perdere un po’ di tempo in queste operazioni, ma mangiare un prodotto sicuramente più economico.
Certamente il costo dei due prodotti è diverso perché uno è raccolto e basta, mentre l’altro subisce una serie di trasformazioni industriali che comportano un valore aggiunto, ma è indubbio che con i primi si risparmia.
Dunque la normativa c’è, e serve per salvaguardare la salute del consumatore.
Il fatto che l’igiene sia rispettata in tutte le fasi della lavorazione è legato alle buone pratiche delle aziende. La maggior parte lavora nel pieno rispetto delle normative, ma alcune non lo fanno (e purtroppo ci rimettono tutte quante) e comunque un incidente o un problema può sempre accadere, indipendentemente dalla volontà stessa dell’azienda.
Per queste ragioni su esposte, vale la pena di lavare l’insalata in busta, anche se non facendolo è difficile che ci accada qualcosa.
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