Jathropa, il biocombustibile del futuro viene dal deserto?
I biocarburanti sono carburanti derivanti da prodotti agricoli e da biomasse, capaci di sostituire i combustibili fossili che rientrano nel settore delle energie rinnovabili, poichè si presuppone che la fonte, cioè la terra, possa essere riutilizzata più volte.

Tuttavia nel corso degli anni si è visto come la corsa alle piantagioni a scopo energetico abbia prodotto come rovescio della medaglia una diminuzione della disponibilità di terreni agricoli e le critiche del mondo ambientalista sui biocarburanti sono moltissime.
Una valida alternativa a questo problema sembrava arrivare dalla Jatropha curcas, un arbusto originario del Centro America ma ben presto diffusosi nel resto del pianeta. Dai suo frutti viene infatti ricavato un olio non commestibile che può essere usato come biocarburante.
La vera rivoluzione sta nella sua capacità di resistenza a condizioni di siccità e scarsa piovosità, come le zone desertiche, quindi anche se venisse “coltivato” su ampia scala NON sottrarrebbe terreni alle coltivazioni tradizionali. Ha inoltre una vita media di 40-50 anni e riesce a fertilizzare il terreno grazie alle sue foglie.

Tuttavia alcuni studi hanno dimostrato come la pianta contenga delle sostanze altamente nocive, per cui il progetto era stato accantonato fin quando la BioSolids, una start-up italiana, ha ideato una tecnologia capace di separare i componenti tossici da quelli utili.
Questa innovazione ha ridestato il focus sull’utilizzo della Jathropa e potrebbe produrre un nuovo slancio nel settore delle energie rinnovabili, ma anche nel settore farmaceutico, poichè si è scoperto che la Jatropha conterrebbe un ingrediente utile nelle terapie antitumorali.
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