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LifeGate PlasticLess: parte la lotta all’inquinamento della plastica in mare con il ‘cestino intelligente’

Quella dell’inquinamento provocato dall’accumulo della plastica in mare è un’emergenza planetaria, un disastro ecologico scandito da tonnellate di rifiuti che finiscono quotidianamente nelle acque dei mari e degli oceani del nostro Pianeta, come fossero pattumiere.

LifeGate PlasticLess: parte la lotta all’inquinamento della plastica in mare con il ‘cestino intelligente’

Sono interessati dal fenomeno di accumulo dei rifiuti di plastica anche i porti, le aree di attracco, le darsene, i circoli nautici, che sono diventate ormai vere e proprie discariche. Qui, la gravità di questa emergenza è ancora più evidente: trasportati da correnti, venti e mareggiate, montagne di rifiuti galleggianti trasformano le aree portuali in discariche a cielo aperto dando vita ad un’inarrestabile invasione di detriti e ad uno spettacolo ben poco edificante.

Per contrastare il fenomeno dell’inquinamento della plastica e contribuire alla salvaguardia dell’ambiente marino e costiero, è nato LifeGate PlasticLess, il progetto realizzato da LifeGate assieme a Whirlpool per la raccolta e la riduzione delle plastiche che si accumulano nelle acque portuali, nell’ottica di un modello economico realmente circolare e sostenibile.

Forte del supporto di Whirlpool – da sempre in prima linea nella promozione dell’economia circolare e della sostenibilità ambientale – e degli altri sponsor tecnici che animano il progetto, LifeGate PlasticLess si propone di combattere l’inquinamento causato dai materiali plastici dispersi in mare attraverso l’adozione di buone pratiche e delle tecnologie più moderne.

Parliamo in particolare di tecnologie efficienti e moderne come Seabin, il primo cestino per rifiuti “acquatico” messo a punto per LifeGate da Poralu Marine, che raccoglie la plastica galleggiante direttamente in mare.

Ma come funziona esattamente il Seabin di LifeGate e qual è il ruolo di questo piccolo cestino dal cuore tecnologico nella lotta all’inquinamento dell’ambiente marino?

Seabin, il cestino mangia-plastica amico del mare

Seabin è un infaticabile “spazzino del mare” che è in grado di catturare circa 1,5 kg di detriti al giorno, l’equivalente di 100 bottigliette usa e getta, cioè 500 kg di rifiuti prelevati ogni anno dalle acque dei nostri porti e circoli nautici.

Il dispositivo è operativo 24 ore su 24 e, in caso di maltempo o di forti mareggiate, diventa un alleato fondamentale per far fronte alla grande quantità di detriti di plastica che si riversano nelle aree portuali e di attracco, consentendo di ripulirle velocemente.

Ogni bidone viene immerso nell’acqua e fissato ad un pontile, in modo che l’estremità superiore del dispositivo rimanga appena sopra il livello della superficie. Grazie all’azione combinata del vento, delle correnti e alla posizione strategica in cui è collocato, i rifiuti vengono convogliati e trattenuti all’interno del cesto, in un’apposita borsa, a sua volta prelevabile e ispezionabile.

Raggiunti i 20 kg, il cestino viene vuotato, pulito e riposizionato all’interno di Seabin. L’intero processo è assistito da dal lavoro di una pompa collegata alla base dell’unità che e capace di trattare 25.000 litri di acqua all’ora. Acqua che poi ritorna in mare.

Una volta raccolti, i rifiuti vengono affidati ad aziende selezionate dai Comuni coinvolti nel progetto e instradati su una filiera che ne prevede la raccolta, lo smaltimento e il riciclo. Successivamente, una buona percentuale di quella plastica sarà riutilizzata da LifeGate per produrre oggetti di uso comune come teli mare e felpe in pile.

Una particolareità interessante è che Seabin riesce a intercettare anche le pericolose microplastiche da 5 a 2 mm di diametro e le microfibre da 0,3 mm, quelle che ingerite dai pesci ne possono causare la morte e arrivano attraverso la catena alimentare sulle nostre tavole.

Inoltre è progettato per catturare rifiuti comuni come i mozziconi di sigaretta che “popolano” la superficie dei mari.

Questo cestino tecologico è il protagonista indiscusso del progetto LifeGate PlasticLess, per dare una risposta concreta al problema dell’inquinamento delle acque di porti e circoli nautici dello Stivale. Un fenomeno che anno dopo anno assume proporzioni sempre più allarmanti e che è proprio lì, davanti ai nostri occhi.

Basti pensare che nel Mediterraneo ogni giorno si riversano circa 730 tonnellate di rifiuti in plastica destinati a scomporsi in frammenti sempre più piccoli e a trasformarsi in microplastiche. Le stesse che si depositano sui fondali, fluttuano per decenni nelle acque trasportate dalle correnti e si attaccano alle alghe di cui si nutrono i pesci, entrando direttamente nella catena alimentare della fauna ittica con conseguenze drammatiche per l’ intero ecosistema marino.

LifeGate PlasticLess: il progetto tra presente e futuro

Numerosi studi e ricerche scientifiche hanno stabilito che entro il 2050 la quantità di plastica dispersa nei mari di tutto il Mondo sarà superiore a numero dei pesci.

Ma già oggi la plastica è arrivata perfino negli abissi più profondi del Pacifico, ad 11 mila metri di profondità, mentre nelle acque del Mediterraneo i suoi frammenti hanno raggiunto la sconcertante concentrazione di 100.000 unità per kmq, quantità che entro il 2025 potrebbe addirittura raddoppiare.

Secondo i dati rilevati dall’UNEP  (United Nations Environment Programme), l’Italia è il terzo Paese che contribuisce attivamente all’inquinamento del Mediterraneo, dove si concentra il 7% delle microplastiche presenti nei mari di tutto il Globo.

Per comprendere l’incidenza reale di questo fenomeno e l’importanza dell’iniziativa di LifeGate, basti pensare che nelle sole acque di Fano e di San Benedetto del Tronto (a Marina dei Cesari e nel Circolo Nautico Sanbenedettese) i Seabin installati hanno consentito di raccogliere più di 400 kg di detriti galleggianti, tra cui cannucce, tappi di bottiglia, mozziconi di sigaretta, frammenti di polistirolo, involucri alimentari e reti utilizzate per l’allevamento dei mitili.

Il progetto LifeGate PlasticLess ha ‘arruolato’ 13 Seabin, già operativi in altrettanti siti, ma potrebbero aderire altri su tutto il territorio nazionale. Perché è grazie al coinvolgimento di enti locali, cittadini, imprese e istituzioni che questo programma può produrre risultati importanti.

Ad oggi, i porti e i circoli nautici in cui i Seabin sono attivi includono alcune delle aree portuali di maggiore valore turistico ed economico del Paese:

  • Marina dei Cesari (Fano)
  • Circolo Nautico Sambenedettese (San Benedetto del Tronto)
  • Marina Sant’Andrea (San Giorgio di Nogaro)
  • Marina Blu (Rimini)
  • Marina Dorica (Ancona)
  • Gestiport (Senigallia)
  • Marina di Capraia (Isola di Capraia)
  • Club Nautico della Vela (Napoli)
  • Marina di Lacco Ameno e Marina di Forio (Ischia)
  • Marina Capo d’Orlando (Messina)
  • Marina Acquatica di Alghero
  • Associazione Nazionale Marinai d’Italia (Darsena di Milano)

L’obiettivo è continuare a dar voce al progetto, sensibilizzare il maggior numero di cittadini, imprese ed enti locali al tema dell’inquinamento da plastica, in perfetta sintonia con Plastic Free Challenge, l’iniziativa lanciata dal Ministero dell’Ambiente per  la riduzione dello spreco di plastica usa e getta.

I prossimi passi saranno di portare i Seabin ovunque, anche al di fuori dei confini nazionali. Già nei prossimi mesi Regno Unito e Francia saranno i primi a testarne le potenzialità.

Questo progetto è un piccolo passo che ci auguriamo sia solo l’inizio di un’adesione massiccia ad un’iniziativa che coinvolga altre Nazioni: perché il problema della plastica nei mari è un problema di tutti.

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Erika Facciolla

Giornalista pubblicista e web editor free lance. Nata nel 1980, si trasferisce a Bologna dove si laurea in Scienze della Comunicazione. Dal 2005 è pubblicista e cura una serie di collaborazioni con redazioni locali, uffici stampa e agenzie editoriali. Nel 2011 approda alla redazione di tuttogreen.it per occuparsi di bellezza e cosmetica naturale, fonti rinnovabili e medicine dolci.

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