Maxi sfruttamento delle risorse ittiche: ecco perché i pesci non ci sono più
Scopriamo cos'è l'overfishing e come sarebbe possibile fermarlo
Lo sfruttamento delle risorse ittiche, chiamato con il termine overfishing, è una modalità di pesca eccessiva sempre più diffusa. L’intenzione di massimizzare il rendimento pescando al limite delle possibilità si scontra con gli effetti deleteri che questo tipo di pratica comporta sui nostri mari e nel lungo termine sui piccoli pescatori italiani ed europei. Vediamo quali sono i problemi della pesca indiscriminata e quali alternative ci potrebbero essere.

Sommario
La pratica dello sfruttamento delle risorse ittiche
Secondo le stime di vari enti risulta sovrasfruttato il 72% delle risorse ittiche dei mari europei. Si tratta di una percentuale che sale all’82% se si considera solo il Mediterraneo. E questo trend può portare al rischio collasso di tutte le specie pescabili in meno di 50 anni.
L’overfishing è uno sfruttamento eccessivo delle risorse ittiche, perché si pescano specie marine ad un ritmo superiore rispetto alla loro capacità di riprodursi e mantenere una popolazione stabile.
Questo fenomeno si verifica quando la domanda di prodotti ittici supera la sostenibilità biologica degli ecosistemi marini, compromettendo la capacità delle specie di rigenerarsi naturalmente.
Le ragioni della pericolosità della pesca eccessiva sono insite anche nei metodi di cattura adottati che spesso si rivelano distruttivi e insostenibili per l’equilibrio dell’ambiente marino, come accade nel caso della pesca a strascico.
Quali sono le caratteristiche dell’overfishing
Questa pesca non sostenibile è praticata in maniera intensiva, superando così i limiti biologici delle popolazioni di pesci, e riduce così in maniera drastica il numero dei pesci, portando alcune specie sull’orlo dell’estinzione.
Inoltre, l’uso di reti a strascico, di palangari e altre tecniche non selettive porta a catturare indiscriminatamente diverse specie tra cui quelle che non sono bersaglio (bycatch), come tartarughe, delfini e squali. Queste tecniche, come il dragaggio dei fondali marini, distruggono gli habitat essenziali per la riproduzione e la sopravvivenza delle specie marine.
La pratica di pesca illegale, non regolamentata e non dichiarata, è in aumento. Sempre più spesso non vengono rispettate le normative nazionali o internazionali, soprattutto in acque internazionali.
Come funziona lo sfruttamento delle risorse ittiche
La crescita della popolazione umana e l’aumento del consumo di pesce come alimento principale hanno portato a una pesca industriale massiva.
Per catturare quantità sempre più grandi di pesce in tempi molto brevi e immetterle sul mercato, si ricorre a metodi sempre meno ortodossi come l’uso di radar ed ecoscandagli, mentre le flotte sono molto moderne.
Le specie più richieste dal mercato, come tonno, merluzzo, sgombro, vengono pescate in modo eccessivo ed in maniera intensiva.
Ed il calo delle popolazioni adulte, porta a dirigersi verso individui giovani, impedendo loro di raggiungere la maturità riproduttiva.
La riduzione di una specie-chiave altera l’intera catena alimentare marina.
Quali sono le conseguenze dell’overfishing sugli ecosistemi marini
- Riduzione della biodiversità: le specie ittiche importanti sono a rischio di estinzione, parliamo di specie comuni come il merluzzo atlantico, ma anche del più raro tonno rosso, e la loro perdita altera il funzionamento dell’ecosistema marino
- Squilibrio ecologico: la diminuzione di predatori naturali, come gli squali, può causare un aumento incontrollato delle specie-preda, che a sua volta può portare al sovra-sfruttamento di altre risorse come alghe o crostacei. Questo può portare all’aumento dell‘eutrofizzazione degli ecosistemi, proprio a causa del cambiamento degli equilibri.
- Collasso delle popolazioni ittiche: un tasso di pesca insostenibile può portare al collasso di intere popolazioni di specie marine, come accaduto nel caso del merluzzo del Nord Atlantico negli anni ’90
- Impatto socioeconomico: le comunità che basano sulla pesca il proprio sostentamento perderanno i mezzi di sussistenza e la scarsità di pesce farà aumentare il costo del pesce, con ripercussioni sui mercati globali
- Effetto domino sugli ecosistemi terrestri: la riduzione delle risorse ittiche può spingere le comunità a sfruttare maggiormente quelle terrestri, causando ulteriori pressioni ambientali
Come porre dei limiti allo sfruttamento delle risorse ittiche
Per limitare questa tendenza alla pesca eccessiva, che è legata all’assecondare i profitti di un mercato che pretende sempre di più, è necessario imporre delle regolamentazioni sulla pesca come:
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- Quote di pesca (Total Allowable Catch): fissare dei limiti annuali sulla quantità di pesce che può essere pescata per specie
- Taglie minime: imporre delle restrizioni sulla taglia minima delle catture per garantire che gli individui abbiano il tempo di riprodursi
- Divieti temporanei: chiusure stagionali per proteggere i periodi di riproduzione delle specie, come accade oggi con le balene in Giappone
Altrettanto importante è la creazione di aree marine protette in cui la pesca è vietata o fortemente limitata, per consentire il ripopolamento delle specie e la rigenerazione degli habitat. Anche l’introduzione di tecniche di pesca selettive permetterebbe di limitare il bycatch e l’impatto sui fondali marini.
L’introduzione di sistemi di monitoraggio e di controllo, come tecnologie satellitari, rafforzerebbe poi anche la lotta alla pesca illegale, che ha comunque bisogno di sanzioni certe e regolamentate.
Un altro modo per diminuire la pesca selvaggia può essereincentivare gli allevamenti ittici responsabili e la pratica dell’acquacoltura.
Altro elemento importante è fare informazione e spiegare ai consumatori il tema dell’overfishing, per renderli sempre più attenti e sensibili alle pratiche di pesca insostenibili, spingendoli al contempo verso l’acquisto di pesce certificato con il Marine Stewardship Council.
Quali leggi e regolamenti per limitare lo sfruttamento ittico
La riforma della politica comune della pesca in discussione all’UE costituisce un’importante occasione per invertire la tendenza e contrastare l’impoverimento progressivo dei mari sostenendo al contempo una pesca per quanto possibile più sostenibile.
In effetti anche i fondi europei hanno contribuito a finanziare attività distruttivo per l’ecosistema marino come l’overfishing.
A livello internazionale esistono a tutt’oggi diversi accordi:
- Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS): stabilisce i diritti e le responsabilità degli Stati nell’uso sostenibile degli oceani
- Accordo sulle misure dello Stato di approdo (PSMA): combatte la pesca illegale impedendo l’accesso ai porti per le navi coinvolte in attività di pesca non regolamentata
- Organizzazioni regionali di gestione della pesca (RFMOs): coordinano la gestione della pesca in specifiche aree marine, come l’ICCAT per il tonno nell’Atlantico
A livello europeo gli stati UE hanno una politica comune della pesca che obbliga a rispettare le quote di pesca e promuove la pesca sostenibile. Inoltre, è vietato il rigetto in mare di alcune specie (obbligo di sbarco) e sono periodicamente finanziate delle iniziative per la conservazione degli ecosistemi marini e la transizione verso pratiche di pesca sostenibili.
Com’è la situazione in Italia
Esiste un quadro normativo a livello nazionale che prevede l’attuazione delle direttive europee sulle quote di pesca, i periodi di fermo biologico e le dimensioni delle maglie delle reti. Inoltre, il sistema di concessione delle licenze di pesca ed il controllo del rispetto delle normative in tema ittico è gestita centralmente dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali.
Sono state anche create delle aree marine protette, come quella di Portofino e di Torre Guaceto, ed il
L’overfishing è una grande minaccia agli ecosistemi marini e per la sopravvivenza delle specie di pesci. Ci sono diverse normative sia a livello internazionali, che nazionale che lo cercano di regolamentare, ma è fondamentale che queste normative sia rispettate e che le aree protette dove è vietata la pesca, siano ampliate.
Per saperne di più overfishing.org
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Ultimo aggiornamento il 5 Febbraio 2025 da Rossella Vignoli
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A proposito di overfishing, metodi di pesca selettivi e rispettosi dell’ambiente circostante, pesca illegale e via dicendo Friend of the Sea è un programma di certificazione internazionale che identifica proprio i prodotti ittici che derivano da pesca sostenibile: è visibile sulle confezioni di alcuni prodotti ( fresco, conserve e surgelati) comunemente in commercio : cercare il bollino rosso e blu sullo scaffale può contribuire a fare qualcosa per salvare gli oceani!
per info: http://www.friendofthesea.org