Oli lubrificanti biodegradabili: cosa sono e perché sono importanti
Quando parliamo di corretto riciclo o smaltimento degli olii pensiamo solo a quelli derivati dall’uso domestico ma in realtà le quantità (e i pericoli) maggiori arrrivano dagli olii e lubrificanti per uso industriale. E soprattutto quelli di origine minerale costituiscono una pericolosa fonte di inquinamento perché spesso sono sversati nell’ambiente o addirittura dispersi in modo accidentale durante l’utilizzo.
Nel suolo questi prodotti possono contaminare le falde con conseguenze che possiamo facilmente immaginare; se dispersi nei corsi d’acqua o in mare, l’alone (Newton ring) che si forma sulla superficie può provocare la non corretta ossigenazione di diverse forme di vita (alghe, pesci, dafnie); se bruciati possono immettere nell’aria sostanze altamente tossiche come le diossine.
L’impiego industriale degli olii è molto ampio, servono infatti sia per lubrificare grandi macchinari (nel settore ferroviario e nelle macchine per il movimento terra) che piccoli componenti in movimento (gli ingranaggi), inoltre non dimentichiamo che se ne fà largo uso nei motori endotermici delle auto e dei camion. E anche nei settori alimentare e farmaceutico si fa largo uso di lubrificanti che, impiegati nei macchinari
di produzione, devono garantire che non vi sia pericolo di tossicità in caso di contatto accidentale con il prodotto finale, che deve essere ingerito.
La crescente attenzione all’ambiente ha finalmente portato all’introduzione sul mercato di nuovi olii biodegradabili non tossici di origine fossile e di olii di origine vegetale. I lubrificanti ecologici più moderni sono a base di esteri saturi, in parte derivati da fonti rinnovabili, e con un elevato grado di biodegradabilità (a seconda del singolo prodotto, almeno 60% dopo 28 giorni in base alla normativa OCSE vigente ma alcuni arrivano fino all’80%).
Questi nuovi lubrificanti hanno anche eccezionali performance tecniche che si traducono in prolungamento degli intervalli di tempo tra un cambio e l’altro di olio (quindi minor consumo), fino ad arrivare in alcuni casi ad una durata d’uso pari al tempo di vita della macchina.
Prima di arrivare ad una regolazione normativa uniforme per i paesi UE, ogni stato aveva un suo regolamento. Ma la decisione CE 2011/381 ha istituito il marchio europeo di qualità ecologica Ecolabel specifico per i lubrificanti ed olii, nel quale sono fissati i criteri e i requisiti che questi prodotti devono possedere per ottenerlo. La finalità è di promuovere l’uso di prodotti poco nocivi per l’acqua e il suolo e permettano di ridurre CO2.
Ad oggi sono presenti nel mercato prodotti di ultima generazione, cui l’attribuzione dell’etichetta europea garantisce:
- ridotto impatto sull’ambiente acquatico e sul suolo durante l’uso
- riduzione delle emissioni di CO2
- elevata percentuale di materie prime rinnovabili
- uso ridotto di sostanze pericolose
- garanzie di elevate prestazioni tecniche
Il contributo alla riduzione di CO2 che si ha con l’utilizzo dei lubrificanti ecologici è importante per ottenere la Ecolabel ed alcune aziende produttrici – grazie a specifici software liberamente accessibili come il programma Green Machine di Panolin – consentono di verificare le emissioni di anidride carbonica di questi prodotti rispetto ai tradizionali di origine minerale.
In un mondo che si confronta quotidianamente con i problemi dell’inquinamento delle risorse naturali e con lo smaltimento e il riciclo dei rifiuti, anche l’industria deve dare il suo contributo utilizzando prodotti il più possibile biodegradabili, atossici e possibilmente vegetali. E lo può fare partendo anche da componenti misconosciuti ma altamente inquinanti come gli olii ed i lubrificanti.
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Ultimo aggiornamento il 29 Gennaio 2024 da Rossella Vignoli
Salve, se visionerete il mio sito scoprirete come sia possibile sostituire con lubrificanti ecologici esenti da oli, i classici lubrificanti per lavorazioni meccaniche. Molto inquinanti in quanto non possono essere raccolti dopo l’utilizzo e vanno nell’ambiente. Saluti
Claudio