L’Allarme estinzione per molte specie animali e vegetali risuona purtroppo sempre più forte..
Dagli studi biologici emerge che, attualmente, sul nostro pianeta esistano tra i 5 e i 15 milioni di specie di piante, animali, microrganismi.
L’IUCN (the world conservation union) ha stimato nel suo rapporto annuale, che oggi, sono a rischio circa 1.130 specie , cioè il 23% dei mammiferi e 1.194 specie, il 12% degli uccelli, numeri davvero impressionanti.
Il WWF ha redatto una classificazione delle specie più a rischio, definendole “Specie bandiera“. Si tratta di animali molto conosciuti, simbolo anche della cultura e geografia mondiale, la cui scomparsa porterebbe, oltre che una grave alterazione della catena alimentare, un vuoto storico immenso. Eccone una rapida carrellata:
A livello mondiale, la causa principale dell’estinzione è il cambiamento dell’ecosistema, verificatosi a causa dei mutamenti del clima e del surriscaldamento della crosta terrestre. L’inquinamento e gli insediamenti umani hanno poi avuto un impatto sempre più distruttivo devastando l’assetto geomorfologico di molte zone, e mutandone le caratteristiche biologiche.
In Italia, secondo il Libro Rosso, redatto dal WWF e aggiornato periodicamente, le specie a rischio sarebbero concentrate maggiormente nelle montagne e nelle coste mediterrane e sono: Orso , la Lontra, lo Stambecco alpino, il Lupo, il Capriolo italico, l’Aquila del Bonelli, il Capovaccaio (uccello rapace del mediterraneo), la Pernice bianca, le Tartarughe marine.
Ad aggravare la situazione, nel nostro Paese il fenomeno del bracconaggio e della caccia è ancora diffusissimo, nonostante l’inasprirsi della legislatura in materia.Lupi, lontre e stambecchi, così come i volatili sono quindi a rischio di estinzione, anche a causa di questi fenomeni di azione diretta dell’uomo. Gli uccelli poi subiscono moltissimo anche fenomeni d’inquinamento dell’aria, come smog ed elettrosmog.
In mare poi non è che lo cose stiano molto meglio a causa dell’inquinamento prodotto dall’aumento del traffico navale e dallo scarico dei rifiuti industriali che stanno provocando grandi alterazioni dell’ecosistema.
Una particolare attenzione deve essere infine rivolta ai pesci d’acqua dolce che stanno soffrendo più di altre specie a causa della mala gestione degli impianti idrici e della continua modifica dell’assetto geologico degli argini, dell’edilizia selvaggia e dell’inquinamento delle falde idriche che causano le distruzioni degli habitat naturali.
Dal WWF viene riportato che: “Delle circa 50 specie autoctone di pesci che vivono nei nostri fiumi, laghi e lagune, 3 si sono già estinte e 22 sono, a diverso grado, in pericolo di estinzione.”
La salvaguardia dei pesci d’acqua dolce rappresenta una sostanziale priorità di conservazione degli ambienti italiani: i pesci non solo sono importanti indicatori di qualità ambientale, ma rappresentano soprattutto gli elementi fondamentali di quella ricchezza di specie, biodiversità, che rischia di ridursi sempre più velocemente.
Nel bacino del Po si trovano molte delle specie endemiche in pericolo, eccone una rapida panoramica:
A favorire tale situazione, secondo il WWF, è stata una grande confusione normativa, la frammentazione di competenze e risorse e la tardiva applicazione di direttive internazionali, in particolare la Direttiva Quadro Acque 2000/60/CE, e la Direttiva habitat 92/43/CE.
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