Cos’è il micro-credito e quanto è veramente ecologico
I passi verso una forma di micro finanziamento alle imprese più sostenibiler per l'ambiente
Un recente articolo di Joanna Zelman su DesmogBlog poi ripreso dall’Huffington Post ha proposto alcuni interrogativi importanti sulla vera natura verde del microcredito, o microfinance: un modello di finanziamento che prevede l’erogazione di piccoli prestiti a clienti a basso reddito, consentendo loro di sviluppare piccole imprese.
Un modello che è stato celebrato negli anni, con l’apogeo nel 2006, quando al suo ideatore, il “banchiere dei poveri” Muhammad Yunus e alla sua creatura, la Grameen Bank, venne assegnato il Premio Nobel per la Pace. Di Yunus e del microcredito abbiamo già parlato in passato e c’è un bel libro (Il banchiere dei poveri, uno dei libri green da non perdere per la nostra generazione) che ne narra la vicenda.
Sommario
Cos’è il micro-credito
Questo sistema di piccoli prestiti erogati a persone che non hanno accesso ai tradizionali canali finanziari, come le banche è un potente strumento di sviluppo economico e sociale, in particolare nei paesi in via di sviluppo, ma anche in contesti più avanzati per categorie svantaggiate.
Si tratta sempre di prestiti di modesta entità a individui o piccoli gruppi, che spesso non sono in grado di fornire garanzie per avviare o espandere piccole attività imprenditoriali, nell’artigianato, in agricoltura o commercio al dettaglio.
L’obiettivo principale è favorire l’auto-impiego, l’inclusione finanziaria e la riduzione della povertà.
Le caratteristiche principali di questa forma di finanziamento di somme molto basse a singoli o gruppi di persone per micro-progetti sono appunto:
- Piccoli importi: i prestiti di importo limitato, adattati alle esigenze specifiche dei beneficiari e alla capacità di rimborso.
- Destinatari specifici: si rivolge a persone escluse dal sistema bancario tradizionale, come donne, disoccupati, abitanti di zone rurali o persone con basso reddito.
- Assenza di garanzie: non sono richieste garanzie reali, ma si basa sulla fiducia e sulla responsabilità collettiva, soprattutto nei modelli di gruppo.
- Tassi di interesse: i tassi di interesse applicati sono generalmente superiori a quelli delle banche tradizionali, ma inferiori a quelli degli usurai. Devono coprire i costi operativi e il rischio di insolvenza.
- Accompagnamento e formazione: molti programmi di microcredito offrono servizi di assistenza tecnica, formazione e supporto nella gestione dell’attività.
- Focus sullo sviluppo sociale: l’obiettivo non è solo il profitto, ma soprattutto il miglioramento delle condizioni di vita dei beneficiari e lo sviluppo della comunità locale.
I modelli di microcredito possono essere di tipo individuale quando il prestito viene erogato a un singolo individuo, oppure di gruppo (o solidale) se il prestito viene erogato a un gruppo di persone che si garantiscono a vicenda. Quest’ultimo riduce il rischio di insolvenza e promuove la solidarietà e la responsabilità collettiva.
Quali sono i vantaggi del microcredito
Si deve vedere in questa pratica finanziaria un modo per favorire:
- Inclusione finanziaria: permette l’accesso al credito a chi ne è escluso.
- Creazione di reddito e autoimpiego: favorisce l’avvio e lo sviluppo di piccole attività imprenditoriali.
- Empowerment femminile: si concentra sulle donne, promuovendone l’indipendenza economica e sociale.
- Sviluppo locale: contribuisce allo sviluppo economico e sociale delle comunità locali.
- Riduzione della povertà: rappresenta uno strumento efficace per contrastare la povertà e migliorare le condizioni di vita.
Considerando che le garanzie richieste sono quasi del tutto inesistenti, si potrebbe persare che la pratica del micro-credito non stia in piedi e sia ad alto rischio di mancata restituzione delle somme prestate.
Invece, la percentuale di restituzione delle somme prestate si aggira sul 98%.
Quali sono le sfide del microcredito
Questo metodo è però sottoposto a diverse forze che ne ostacolano l’evoluzione:
Garantire la sostenibilità economica dei programmi di microcredito è una sfida costante. Inoltre, spesso si rivela difficile raggiungere le fasce più vulnerabili della popolazione.
È importante evitare il sovra-indebitamento dei beneficiari, fornendo un’adeguata educazione finanziaria, e bisogna monitorare l’impatto dei programmi e valutarne l’efficacia.
Il microcredito è dannoso per l’ambiente?
Ora il tema di cui si discute non riguarda le recenti vicende di Yunus, estromesso dalla banca da lui stesso fondata, vicenda che meriterebbe un approfondimento a parte, bensì gli effetti ultimi sulla popolazione delle aree dove è divenuto popolare il meccanismo del microcredito: se quest’ultimo tolto molte persone dalla povertà, la proliferazione di lavori basati su pratiche con poca ecosostenibilità o addirittura dannose per l’ambiente può alla fine dei conti peggiorare la situazione di un destinatario del prestito.
Un rapporto di GreenMicrofinance e della Inter-American Development Bank, intitolato The Missing Bottom Line: Microfinance and the Environment, ha stabilito che un grande numero di microimprese è in grado di creare un impatto negativo significativo sull’ambiente.
Ci sono tre aree principali in cui le attività di microimpresa hanno l’impatto per l’ambiente: l’uso insostenibile delle risorse naturali, l’inquinamento (aria, acqua e rifiuti solidi), e infiine la salute e la sicurezza professionale.
Gli impatti ambientali specifici derivanti dall’attività di microimpresa dipendono da una serie di fattori, come ad esempio il metodo di produzione (ad esempio, combustioni o attività minerarie o scavi), gli input produttivi (ad esempio, fertilizzanti chimici, pesticidi), le tecnologie di produzione inefficienti (che porta al sovrautilizzo dei fattori produttivi naturali), i rifiuti o gli output (legname, o alcune specie in via di estinzione).
Lo studio ha quindi concluso che, se i microimprenditori possono contribuire al degrado ambientale, ne sono anche le vittime, essendo la parte di popolazione mondiale maggiormente messa a rischio dal cambiamento climatico.
Se ci pensiamo, non manca una triste ironia in tutto ciò. Il microcredito è sorto come un modo per aiutare i poveri, ma i poveri sono spesso quelli più colpiti dai cambiamenti climatici. Tuttavia, alcuni programmi di micro finanza in realtà contribuiscono ulteriormente al cambiamento climatico … il che, di nuovo, può colpire in modo sproporzionato le popolazioni povere.
Chiaramente, queste studi non intendono sminuire il ruolo del microcredito nel risollevare popolazioni altrimenti destinate al sottosviluppo: innumerevoli persone hanno cambiato la loro vita in meglio grazie all’istituto del microfinance.
Il microcredito può avere un approccio più sostenibile
Piuttosto, evidenziano come le organizzazioni che erogano microcrediti devono promuovere progetti verdi in primis e devono essere attori ancora più presenti e propositivi del cambiamento. Il microcredito verde deve trovare la sintesi tra il benessere individuale e collettivo nel rispetto dell’ambiente.
Un esempio concreto: lo studio sopraccitato evidenzia come i clienti del microcredito in tutto il mondo utilizzano una maggior quantità di energia per cucinare e illuminare gli ambienti. Passando dal cherosene a LED (diodo ad emissione luminosa), i paesi in via di sviluppo potrebbero saltare le tecnologie intermedie passando direttamente alle fonti di energia pulita, senza gli effetti negativi sull’ambiente dello sviluppo economico.
Un articolo dell’Economist ha anche evidenziato come diverse aziende stiano offrendo soluzioni creative di efficienza energetica per i poveri. Ad esempio, Selco Solar incoraggia i clienti a utilizzare delle macchine da cucire basate sull’energia solare come uno strumento per generare nuovi redditi. Il loro laboratorio sta sperimentando un nuovo essiccatore ibrido per banane.
Altro esempio: la Grameen Shakti, una filiale della Grameen Bank, è stata costituita appositamente per gettare luce sulle opportunità offerte dalle energie rinnovabili nelle zone più remote del Bangladesh. Secondo l’organizzazione Climate Change Corp, la Grameen Shakti offre a prezzi accessibili sistemi solari domestici alle popolazioni rurali attraverso un approccio flessibile al credito e incoraggiando nel frattempo ogni cliente a piantare cinque alberi. Nel 2008, si riferisce, sono state alimentate oltre 135.000 case e piantati tre milioni di alberi.
Interessante anche l’indotto lavorativo e il patrimonio di competenze sviluppate: circa mille giovani locali sono stati formati e hanno trovato lavoro come tecnici per l’installazione, il funzionamento e la manutenzione degli impianti solari.
Che si tratti di un essiccatore banana ibrido o un negozio di riparazione alimentato a energia solare, il microcredito verde offre l’opportunità di dare più potere alle persone e contemporaneamente lottare contro il cambiamento climatico. È giunto il momento per chi guida il carrozzone del microcredito di assicurarsi che la corsa sia quella ecologica.
Ci vuole un salto di qualità in termini di approccio, conoscenze e sensibilità, anche da parte di chi eroga il microcredito e ne detta le policy.
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Ultimo aggiornamento il 27 Settembre 2024 da Rossella Vignoli