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Cos’è il cibo a filiera corta?

Scopriamo insieme cos’è il cibo a filiera corta, leggete la nostra spiegazione del concetto di chilometro zero e filiera corta.

In tema di alimentazione e di sostenibilità capita di sentir parlare di ‘filiera corta’, ma sempre più spesso questo concetto è usato in maniera impropria o fuorviante. Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza e di capire quali sono i requisiti che i prodotti che acquistiamo devono possedere per potersi definire ‘a km zero’ o provenienti da una ‘filiera corta’.

Cos’è il cibo a filiera corta?

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Per prima cosa bisogna sapere che i due concetti non sono esattamente sinonimi. Quando si parla di ‘filiera’, infatti, si fa riferimento al numero dei processi produttivi necessari a trasformare un qualsiasi prodotto alimentare e portarlo sulla tavola del consumatore. Lo scopo della ‘filiera corta’ è quello di ridurre il più possibile questi passaggi per diminuire i costi di produzione e quindi il prezzo finale che sostiene il consumatore.

Cos'è il cibo a filiera corta: mercati del contadino
E un cibo ‘a km zero’?

Il concetto – nella sua accezione economica – è estendibile a tutti i prodotti del settore agroalimentare e sempre più convergente al criterio di tranciabilità degli alimenti che consente di sapere con certezza da dove proviene il cibo che mangiamo e a quali processi industriali è stato sottoposto.

farmers market
Filiera corta: basso numero dei processi per portare un prodotto alimentare sulla tavola del consumatore

Cosa sono?  Farmer’s market o mercati dei contadini

I prodotti a ‘Km zero’ sono prodotti locali che vengono venduti nelle immediate vicinanze del luogo di produzione, il ché garantisce per definizione genuinità e freschezza. In questo caso la zona di produzione è ben determinata e l’assenza totale di intermediari commerciali garantisce un buon margine di guadagno per il produttore (molto spesso un agricoltore o allevatore di zona) e un risparmio significativo per il consumatore.

farmers market
Cos’è il cibo a filiera corta?

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La scelta di consumare prodotti a ‘Km zero’, dunque, è motivata soprattutto da un legame profondo con il proprio territorio, dal desiderio di valorizzare i prodotti della terra d’origine, di esaltare i sapori, i profumi e le tipicità gastronomiche locali e di ricercare un rapporto diretto e personale con chi produce ciò che si porta in tavola.

Immagine via Shutterstock

Erika Facciolla

Giornalista pubblicista e web editor free lance. Nata nel 1980, si trasferisce a Bologna dove si laurea in Scienze della Comunicazione. Dal 2005 è pubblicista e cura una serie di collaborazioni con redazioni locali, uffici stampa e agenzie editoriali. Nel 2011 approda alla redazione di tuttogreen.it per occuparsi di bellezza e cosmetica naturale, fonti rinnovabili e medicine dolci.

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