Ambiente

Perché i fiumi esondano in tutta Italia?

Le ragioni di un dissesto idrologico

Dopo l’ennesima alluvione, il tema del rischio idrogeologico è tornato alla ribalta e con esso la polemica sempre più aspra sulle responsabilità delle istituzioni in termini di prevenzione e sulla mancata attuazione di un piano di prevenzione e di emergenza che sia in grado di fornire ai cittadini un aiuto concreto e tempestivo in situazioni così estreme.  Per molti italiani, infatti, l’allerta maltempo è diventata un vero e proprio incubo: frane, allagamenti ed esondazioni di fiumi e torrenti sono solo alcuni degli effetti più catastrofici di un cambiamento climatico ormai inarrestabile e di una pessima gestione del territorio.

Perché i fiumi esondano in tutta Italia?

Perché i fiumi esondano

Intanto chiariamo che fiumi e torrenti non esondano solo in una zona specifica, ma è successo anche a Milano, quando il Lambro, il Seveso e il Lura allagarono tutti i comuni del nord-est del capoluogo lombardo provocando notevoli disagi anche in città. Scenari del tutto simili anche nella capitale dove – dopo la piena straordinaria del Tevere nel 2008 e le recenti esondazioni a Ponte Milvio – il livello del fiume e dei suoi affluenti è costantemente monitorato dagli esperti.

E questi sono solo alcuni dei tanti incidenti legati all’uscita dei fiumi dai loro alvei, che causano frane e alluvioni su tutto il territorio italiano.

Colpa delle forti piogge e delle ormai famigerate ‘bombe d’acqua’; colpa di una cementificazione selvaggia del suolo; colpa di decenni di interventi ingegneristici sconsiderati, aggravati da una mancata pianificazione da parte delle amministrazioni comunali,: un mix di fattori che espone oggi gran parte del nostro paese ad un rischio idraulico fluviale di proporzioni enormi.

Fiumi e torrenti cittadini sono tombati, cementificati, deviati, trasformati in canali artificiali, costretti in alvei troppo piccoli dove l’acqua piovana si accumula rapidamente per poi esplodere provocando esondazioni, crolli e frane.

Come se tutto ciò non bastasse, il consumo del suolo provoca di anno in anno la produzione di milioni di metri cubi di detriti alluvionali, sabbia e ghiaia che si riversano negli alvei fluviali accumulandosi, stratificandosi e impedendo un deflusso adeguato in caso di piene. Ostruiti e colmi di sedimenti, spesso intralciati nel loro corso da una fitta vegetazione e da alberi ad alto fusto (frutto di una manutenzione degli alvei fluviali a dir poco inadeguata), i fiumi e i torrenti sono esposti a rischio esondazione anche in caso di moderati fenomeni atmosferici o di portate idriche modeste.

Dal momento che il fiume deve vivere, respirare e che il flusso dell’acqua deve trovare nuove vie di sbocco e farsi largo tra la vegetazione e i detriti, il rischio più grande in caso di alluvione e di esondazione è rappresentato dalle ‘deviazioni’ dei corsi d’acqua, ovvero dall’abbandono dell’alveo esistente e dalla creazione di un nuovo percorso fluviale su una pianura o un pendio adiacente. Tutto il materiale trascinato dai fiumi, inoltre, va a depositarsi inevitabilmente alla foce, innalzando il livello idrico e aumentando il rischio di tracimazione e deviazione.

Gli accumuli di materiali e sedimenti negli alvei fluviali dei torrenti e dei fiumi cittadini, rappresentano un pericolo per le opere esistenti, come ponti e difese spondali, per le infrastrutture sotterranee (metropolitane) e di conseguenza per la popolazione. È per questo motivo che, in caso di alluvione, è importante non accedere ai sottopassi e metro, anche se apparentemente asciutti, non attraversare i ponti e non costeggiare gli argini dei fiumi.

In un recente rapporto elaborato dalla Protezione civile e da Legambiente, si dichiara che i Comuni a rischio idrogeologico in Italia sono 7 su 10. Tradotto in numeri vuol dire 1.700 comuni a rischio frana, 1.285 a rischio alluvione e 2.596 a rischio frane e alluvioni. Un pericolo costante a cui sono esposti più di 6 milioni di italiani oltre  ai 22 milioni esposti a un rischio idrogeologico considerato ‘medio’ E quel che è peggio è che nel 42% dei comuni ancora oggi non viene eseguita nessuna opera di manutenzione ordinaria dei corsi d’acqua e delle opere di difesa idraulica.

Non è forse arrivato il momento di agire anziché aspettare la prossima catastrofe?

Altre informazioni

Per saperne di più sui danni ambientali degli eventi atmosferici e dei cambiamenti climatici:

  • Frane, alluvioni, catastrofi ambientali, un sito traccia le tappe del dissesto territoriale italiano
  • Anche le aree protette a rischio per le alluvioni

Foto di LucyKaef da Pixabay

Ultimo aggiornamento il 28 Aprile 2025 da Rossella Vignoli

Iscrivetevi alla newsletter di Tuttogreen.it per rimanere aggiornati sulle ultime novità.

Erika Facciolla

Giornalista pubblicista e web editor free lance. Nata nel 1980, si trasferisce a Bologna dove si laurea in Scienze della Comunicazione. Dal 2005 è pubblicista e cura una serie di collaborazioni con redazioni locali, uffici stampa e agenzie editoriali. Nel 2011 approda alla redazione di tuttogreen.it per occuparsi di bellezza e cosmetica naturale, fonti rinnovabili e medicine dolci.

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Pulsante per tornare all'inizio