Ambiente

Inquinamento luminoso: problema ancora poco conosciuto in Italia

L’inquinamento luminoso è una delle forme di inquinamento più sottovalutate: eppure l’alterazione della quantità naturale di luce presente nell’ambiente notturno provocato dalle luci artificiali ha conseguenze profonde, sugli ecosistemi e sulla nostra salute. Ecco perché e come intervenire.

Inquinamento luminoso: problema ancora poco conosciuto in Italia

Inquinamento luminoso: il nemico silenzioso

Quante volte sarà capitato di alzare gli occhi al cielo per guardare le stelle e di riabbassarli subito dopo perché non si vedeva nulla. La colpa non è del cattivo tempo o del forte astigmatismo. Niente di più sbagliato.

La colpa è dell’inquinamento luminoso, definito come “qualunque alterazione della quantità naturale di luce presente di notte nell’ambiente esterno e dovuta ad immissione di luce di cui l’uomo abbia responsabilità”. Insomma tutte quelle luci al neon e simili puntate in alto verso il cielo, senza nemmeno una logica di risparmio, impediscono al nostro occhio di cogliere la bellezze dell’universo.

L’inquinamento luminoso proviene in massima parte dagli impianti di illuminazione pubblica. Evitando di essere troppo integralisti – è impensabile spegnerli – le pubbliche amministrazioni sono tenute ad usare lampioni con la luce rivolta verso il basso e con lampade a risparmio energetico. La trasmissione Caterpillar, in onda su radio2, da tempo porta avanti un’iniziativa meravigliosa: ‘M’illumino di meno‘. I Comuni aderenti hanno spento lo scorso 18 febbraio per un paio d’ore le luci di alcune piazze o palazzi comunali per dire no all’inquinamento luminoso, incentivando così comportamenti e pratiche più ecosostenibili.

La mancanza di una legge ad hoc

In realtà non esiste una vera e propria legge nazionale che regoli l’inquinamento luminoso. Questo è regolamentato dalle Regioni, che talvolta emettono apposite normative. La conseguenza è che, accanto a regioni ricche e più sensibili al problema, abbiamo regioni più povere e meno orientate a comportamenti eco-friendly. Una tra le più efficaci, ma anche più difficili da applicare, è la legge della regione Lombardia n. 17/2000. Secondo la stessa legge “salvo poche e ben determinate eccezioni, nessun corpo illuminante può inviare luce al di sopra del piano dell’orizzonte”. In Lombardia nel 1997 è nata CieloBuio-Coordinamento per la protezione del cielo notturno. Si tratta di un’associazione senza scopo di lucro che cerca di tutelare il cielo e l’ambiente notturno promuovendo la cultura di un’illuminazione eco-compatibile e sensibilizzando l’opinione pubblica sul fenomeno dell’inquinamento luminoso.

L’inquinamento luminoso ha effetti dannosi anche per gli animali migratori, come le tartarughe o gli uccelli. Studi scientifici hanno accertato che sono tutte queste luci cittadine a fargli perdere la bussola. È come se non ricordassero più la rotta giusta. Lo scienziato B.E: Witherington nel 1992 ha studiato la risposta comportamentale delle tartarughe di mare nella deposizione delle uova  in presenza di luce artificiale.

Le testuggini preferivano non nidificare là dove c’erano le luci e avevano difficoltà a trovare la strada di ritorno una volta approdate sulla spiaggia. Anche se sono le falene che hanno la peggio perché impostano la rotta migratoria basandosi sulla luna e sulle stelle più luminose. Chi pensasse che le piante sono escluse dal problema è meglio che cambi idea. Molte piante sono costrette a fiorire a causa di esposizioni forzate a luci artificiali. E questo a discapito del fiore stesso che tende a morire prima.

SPECIALE: Inquinamento acustico, che cos’è?

Inquinamento luminoso e patologie

Non tutti sanno che l’inquinamento luminoso è concausa anche di cancro, depressione e obesità.

Nuove ricerche sembrano infatti attribuire all’inquinamento luminoso un ruolo nella diagnosi di queste patologie.

Al calar del sole, il crepuscolo subito si accende di nuove luci, tutte artificiali: lampioni stradali, vetrine illuminate, ristoranti scintillanti, fanali dei veicoli, fino ad arrivare all’illuminazione data da smartphone, tablet e altri dispositivi tecnologici. Grazie a loro, l’oscurità della notte viene allontanata e i cieli stellati si possono ammirare solo in aperta campagna. Non si riesce più a vedere neppure la famosa Via Lattea…

Questo prolungamento forzato delle ore di luce sta contribuendo a modificare il normale ritmo circadiano degli organismi viventi, umani compresi, assottigliando sempre più la distinzione tra il giorno e la notte.

L’inquinamento luminoso altera il naturale ciclo di 24 ore di luce e buio, modificando l’equilibrio dei processi di base che aiutano il nostro corpo a funzionare normalmente: la luminosità artificiale, infatti, porta il nostro organismo a “convincersi” che sia sempre giorno.

Inquinamento luminoso e melatonina

L’effetto più grave è la riduzione della produzione di melatonina, il principale ormone regolatore del nostro orologio biologico interno. La sua secrezione, da parte della ghiandola pineale presente nel cervello, è regolata dalla presenza di luce: quando lo stimolo luminoso arriva alla retina, la secrezione di melatonina si arresta, per riprendere solo al sopraggiungere del buio.

La straordinaria importanza della melatonina risiederebbe nella sua capacità antiossidante di inibire l’insorgenza del cancro, proteggendo il DNA dai potenziali danni. Uno studio condotto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità sull’inquinamento luminoso, infatti, ha evidenziato un’incidenza di tumore al seno più alta nelle donne impegnate nel turno di notte, mentre i maschi sarebbero a rischio cancro alla prostata.

Inoltre, la mancanza di melatonina si traduce anche in difficoltà di apprendimento e memoria, abbassamento della temperatura corporea, sonnolenza, scarsa attenzione alla guida. Ma i problemi non finiscono qui. Sono segnalati anche maggiori rischi di malattie cardiovascolari, obesità, diabete e depressione.

Cosa fare per combattere l’inquinamento luminoso

Ma ci sono alcune cose che tutti noi possiamo fare per contrastare l’inquinamento luminoso.

La maggior parte delle fonti di luce artificiale, sia ad uso domestico che pubblico, ha una forte componente luminosa bianco-blu. Questa tipologia di illuminazione è la responsabile principale nell’alterazione dei nostri ritmi circadiani: nel nostro sistema visivo, infatti, i recettori attraverso cui ci rendiamo conto se l’ambiente è buio o no, sono più stimolati dalla luce blu che da quella a sfondo giallo, in grado invece di favorire maggiormente il riposo degli occhi.

Molti studiosi consigliano, pertanto, l’utilizzo di lampade rossastre per le attività serali.

Sono già nate le prime app in grado di virare gli schermi di smartphone e tablet dal blu al rosso quando cala il sole.

Eppure, il miglior consiglio per ridurre drasticamente l’inquinamento luminoso nella vostra vita rimane quello di limitare televisione e pc fino a tarda notte e dedicarsi, piuttosto, ad altre attività ricreative.

Approfondimenti a tema

Per saperne di più sul tema dei vari tipi di inquinamento:

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