Orto e giardino

Le migliori fattorie urbane nel mondo

A differenza di quello che si può pensare, le metropoli hanno un grande potenziale agricolo e negli ultimi anni stanno diventando, non a caso, sempre più amiche dell’agricoltura.

Le migliori fattorie urbane nel mondo

I giardini verticali e gli orti urbani sono ormai anche un must della bioedilizia, sensibile alle tematiche ambientali e al rapporto della natura con gli spazi urbani

Non solo aree cittadine dismesse o spazi verdi non curati, ma anche cantine, tetti e sotterranei si trasformano in luoghi perfetti dove realizzare orti e fattorie urbane che favoriscono l’autoproduzione alimentare, riducendo l’inquinamento e ottimizzando l’uso degli spazi urbani.

Le città sono infatti colme di angoli inutilizzati e da valorizzare, basta solo andare a scovarli.

In diverse parti del mondo, le città iniziano così a dare gradualmente sempre più spazio all’agricoltura metropolitana, ecco alcuni esempi.

Le migliori fattorie urbane del mondo

Cominciamo da New York un viaggio che ci condurrà in Asia, passando per Singapore, Tokyo e Hong Kong.

PUBLIC FARM 1 – QUEENS, NY

La fattoria urbana Public Farm 1 (PF1) unisce l’edilizia sostenibile all’agricoltura sostenibile, fornendo uno spazio sociale all’aperto per creare un senso di comunità che si sviluppa attorno alla coltivazione del cibo e all’esperienza comune del farlo crescere. Costruita in materiali riciclabili, la PF1 è alimentata ad energia solare e si avvale della raccolta piovana per l’irrigazione. È composta da diversi tubi di cartone in cui si trovano le fioriere dove si coltivano verdure, erbe aromatiche e frutta.

LE MINI-FARMS DI “HK FARMS” – HONG KONG

HK Farms è un’organizzazione di Hong Kong composta da un eclettico gruppo di artisti, agricoltori e progettisti che realizzano diverse attività dedicate allo sviluppo di un’agricoltura urbana locale. Alcune delle loro creazioni sono le cosidette rooftop farms (le fattorie sui tetti), grazie alle quali si incoraggiano le comunità locali a preferire il cibo prodotto localmente allo scopo di comunicare il valore di un’agricoltura sostenibile, che favorisce il risparmio energetico e la riduzione delle emissioni di C02. HK Farms collabora non solo con le comunità locali ma anche con aziende e organizzazioni di Hong Kong.

PASONA 02 – TOKYO

Costruita all’interno di quelli che un tempo erano alcuni sotterranei delle banche, la fattoria Pasona 02 fornisce una formazione agricola per i disocuppati o le persone che vogliono cambiare lavoro. Le piante della fattoria sotterranea crescono grazie a luci artificiali e al sistema idroponico.

COMCROP – SINGAPORE

Ecco un altro esempio di rooftop farms. Stavolta però non si tratta di una mini-farms, ma di una fattoria di ben 6.000 metri quadrati realizzata su un tetto del centro cittadino.

Comcrop è una delle prime aziende di Singapore che usa l’agricoltura verticale e il sistema acquaponico, cioè una combinazione di acquacoltura (allevamento di pesci) e coltura idroponica.

In Cina

In Cina la scelta dello sviluppo in verticale sembra essere legata a motivazioni diverse e ben più preoccupanti: l’assenza di spazi da adibire a terreni agricoli a fronte di una popolazione che continua a crescere esponenzialmente.

Nonostante la Cina vanti la più grande produzione agricola del mondo, riuscendo a soddisfare i fabbisogni del 20% della popolazione, solo il 15% dei terreni possono essere adibiti alla coltivazione.

Per ovviare al problema, lo studio Japa Architects ha proposto di sviluppare delle strutture verticali chiamate Dyv-Net. Realizzate con metalli leggeri e di recupero, queste fattorie agricole riescono a raggiungere quota 187,5 metri.

Sono state pensate per essere costruite in prossimità delle città, così che i prodotti possano essere consumati in loco evitando i costi economici e ambientali legati al trasporto.

Il progetto ha meritato anche il premio  per il FuturArc 2013 Competition e sta già richiamando l’attenzione di molti.

Le reti Dyv-Net sfruttano i principi dell’idroponica e si rifanno all’architettura delle risaie cinesi. Il loro aspetto sembra richiamare dei cilindri concentrici, dove ogni anello circolare ruota su se stesso così da consentire alle piante di ricevere sempre la stessa quantità di luce.

Oltre agli anelli destinati alla coltivazione senza terriccio, è stato predisposto anche un sistema di cavi orizzontale che, ruotando insieme alla struttura portante, consentirà la crescita di piante di vario tipo.

Queste strutture verticali ospiteranno anche sezioni dedicate ai laboratori di ricerca, in cui sarà possibile studiare nuovi metodi per migliorare la produzione agricola.

Immaginate un’imponente torre verde in cui poter passeggiare tra una pianta e l’altra, osservando la città dall’alto in basso, respirando un gran senso di libertà.

Insomma, l’agricoltura urbana sembra proprio essere un’ottima via per rendere le nostre città più belle, vivibili e razionali!

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Simona Treré

Classe 1984, si è laureata a Bologna in Scienze della Comunicazione (con una tesi su Green Marketing e Green Communication) e ha conseguito il master in Comunicazione Ambientale a Roma. Dal 2009 lavora nel settore della sostenibilità ambientale seguendo la comunicazione e la progettazione ambientale per aziende del territorio. Grazie ai suoi studi e al suo lavoro si è potuta dedicare a una delle passioni: l’ecologia e il rispetto per la natura (nei suoi vari, complicati e meravigliosi aspetti). Per divertimento ha sfilato come modella di abiti green e per hobby si è avvicinata all’affascinante mondo dei “rifiuti-non rifiuti” attraverso il riciclo creativo, creando e vendendo oggetti realizzati con materiale di recupero.

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