Patria del buon mangiare e della dieta mediterranea, la più equilibrata tra tutte. Questa è l’immagine dell’Italia che resiste nel mondo, ma ad un occhio più attento le cose al di quà delle Alpi vanno in maniera decisamente diversa. La cucina di “mammà” è sempre meno diffusa, al suo posto negli ultimi anni hanno guadagnato la scena nuove abitudini, come i cibi precotti o il junk food, il cosiddetto cibo spazzatura.
Pietanze dall’elevato contenuto calorico, ricche di grassi e carboidrati, poco costose e veloci da consumare, che strizzano l’occhio ad abitudini tipicamente anglosassoni.
Al loro fianco si sono sempre più diffuse bibite in lattina dolci e gassate. Bevande che nuocciono alla salute e all’ambiente, perché le lattine di alluminio (e con esse le bottigliette) sono tutti rifiuti che devono essere smaltiti e che se raccolti in modo differenziato possono essere riciclati.
Per limitare alla radice il problema, il Governo addirittura vorrebbe introdurre sulle bevande gassate e i liquori un’ecotassa: il maxi decreto sulla salute e sugli stili di vita è ormai pronto e tra due giorni passerà al vaglio del Consiglio dei Ministri.
Secondo il Ministero della Sanità, le nuove e malsane abitudini nutrizionistiche degli italiani rappresentano un costo sociale e sanitario: nel Belpaese si contano 20 milioni di persone sovrappeso, pari al 33% della popolazione, e con 6,5 milioni di obesi patologici.
Morale della favola? Fra due anni, merendine e snack, insieme a superalcoolici e bibite gasate e zuccherate, costeranno di più. Esclusi birra e vino, ogni mezzo litro di bevande come grappa e vodka costerà 50 centesimi di euro in più; succhi di frutta, the freddo e tutte le altre bibite zuccherate aumenteranno invece di 2 centesimi e mezzo a lattina. In molti hanno criticato provvedimento, ritenendo sia un tentativo mascherato di fare cassa e rimpinguare di milioni freschi (circa 270 milioni di euro) i conti dello Stato.
Nei palazzi romani replicano invece che il gettito sarà reinvestito nel rinnovamento delle strutture sanitarie e per l’educazione alla salute a tavola. La tassa punta a diminuire l’utilizzo di bevande gassate e zuccherine soprattutto da parte dei bambini, che spesso già in tenera età combattono con il sovrappeso e l’obesità.
Ma i gestori di bar e ristoranti non approvano. Secondo il Fipe, organismo di categoria, l’educazione alimentare si coltiva sollecitando ilconsumatore a conoscere i valori nutrizionali di ciò che beve e di ciò che mangia, un compito da demandare alle istituzioni scolastiche. Questo balzello, sempre a giudizio degli operatori di settore, porterà invece solo a diminuire le vendite di bibite gassate, le tasse di scopo difficilmente centrano l’obiettivo di limitare un comportamento scorretto, soprattutto nel campo alimentare.
L’iniziativa, come si può intuire da questa posizione, è destinata a dividere. Non resta che attendere la sua entrata in vigore.
E voi, che ne pensate?
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